“La trasmissione di Bruno Vespa sul caso Forti rappresenta una vera opera di disinformazione rispetto alle condizioni degli oltre 61mila detenuti nelle carceri”. A scriverlo è l’Unione delle Camere penali, il “sindacato” degli avvocati penalisti, attaccando la puntata di Cinque minuti del 31 maggio in cui Vespa ha intervistato su Rai 1 Chico Forti, l’ex velista condannato per omicidio negli Usa e di recente estradato in Italia, dove sta scontando l’ergastolo nel carcere di Verona dopo un breve passaggio nel penitenziario romano di Rebibbia. In tv Forti ha raccontato di essere stato “accolto come un re” nella sua nuova sistemazione: “Mi hanno fatto un piatto di spaghetti all’amatriciana. Tutto quello che ho adesso, vestiti, biancheria, me lo hanno donato gli altri detenuti. Dagli Usa mi hanno fatto partire senza nulla, neanche un paio di calzini“. Poi ha elogiato le carceri italiane e i “valori umani” che dice di aver ritrovato, mentre in cella a Miami era “continuamente umiliato“. Un messaggio che non è piaciuto agli avvocati: “Quando attraverso la televisione pubblica si offre una distorta e irreale visione sulle condizioni detentive, oltre che rendere un cattivo servizio di informazione, si rende un pessimo contributo al miglioramento delle condizioni dei detenuti”, si legge nella nota delle Camere penali.
“Nei “cinque minuti” di pubblicità-regresso”, attaccano i penalisti, si è assistito all’esaltazione delle “dorate” condizioni detentive italiane. Carceri presentate come un grand hotel. Eppure, se solo le telecamere si recassero nelle varie sezioni del carcere di Verona, al pari di qualunque altro carcere d’Italia; se si soffermassero ad osservare le latrine, spesso alla turca, se riprendessero le numerose brande in cui si trovano appollaiati tra dieci e 15 detenuti per cella; se tutto ciò avvenisse, si offrirebbe ai legislatori, ai tanti magistrati, mai recatisi nelle carceri, l’opportunità di comprendere quanto l’esecuzione della pena avvenga in violazione della Costituzione, costringendo la popolazione detenuta in condizioni disumane“, prosegue il comunicato. “Siamo felici che finalmente al nostro “Chico” sia stato consentito il rientro in Italia per la prosecuzione della detenzione. Una mosca bianca rispetto agli oltre 2.600 italiani detenuti all’estero. Ma non è il primo caso e non sarà l’ultimo per cui i riflettori dei media si accendono a comando, a seconda degli interessi politici”, sottolineano le Camere penali. Vespa però respinge le criticeh: “Nell’intervista a Chico Forti non intendevo fare pubblicità alle carceri italiane di cui conosco da decenni le condizioni. Era Forti che ha trovato con sorpresa e sollievo a Verona un trattamento umanitario previsto dalla nostra Costituzione e lontanissimo da quello in vigore nei penitenziari americani finalizzati alla sola punizione”, dichiara.