Anche Hamas ha dato il via libera all’accordo per un cessate il fuoco di sei settimane a Gaza. A darne notizia, mentre si attende l’ufficialità da parte del gruppo, è il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, secondo cui “Hamas ha accolto positivamente la proposta di cessate il fuoco a Gaza e ora aspettiamo la risposta di Israele”. Domenica Tel Aviv si è detta pronta a un accordo per riavere gli ostaggi, ma con la tregua solo dopo la distruzione di Hamas. Oggi il premier Benjamin Netanyhau ha confermato che “l’accordo proposto include un cessate il fuoco temporaneo per il rilascio degli ostaggi”. Poi, citato dai media, ha aggiunto che lo schema presentato da Biden “è parziale perché ci sono altri dettagli che non sono stati pubblicati”. “La guerra – ha tuttavia precisato – verrà fermata allo scopo di restituire i sequestrati e poi discuteremo”. “Stiamo preparando un governo alternativo a Hamas e, quando isoleremo le aree, allontaneremo da queste il popolo di Hamas e vi introdurremo altre forze che consentiranno un governo diverso”, ha detto, citato dai media, il ministro della difesa Yoav Gallant. Posizione ribadita in una telefonata avuta con il segretario di Stato americano Antony Blinken.

Una linea che genera comunque attriti nel governo. Il ministro delle finanze e leader della destra radicale di Sionismo religioso, Bezalel Smotrich, ha avuto una serie di colloqui con rabbini vicini al suo partito sulla possibilità di lasciare il governo se sarà approvata l’intesa con Hamas. Anche il ministro per la Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, ha attaccato il premier sostenendo che ha nascosto il contenuto dell’ultima proposta di accordo sugli ostaggi: “Gli ho chiesto se potevo dare un’occhiata alla bozza dell’accordo e lui ha accettato dicendo che potevo andare nel suo ufficio in modo da poter vedere la bozza con i miei occhi. Peccato che i suoi assistenti mi abbiano detto, quando sono andato, che non esiste alcuna bozza”. Anche per questo il premier ha voluto di nuovo precisare che nessun cessate il fuoco definitivo è attualmente sul tavolo: “L’affermazione secondo cui abbiamo concordato un cessate il fuoco senza che le nostre condizioni fossero soddisfatte non è vera”, ha detto in commissione alla Knesset ribadendo che “stiamo lavorando in innumerevoli modi per restituire i nostri rapiti. Ecco perché abbiamo fatto molto per riportarli indietro, ma nel corso di questa azione abbiamo mantenuto gli obiettivi della guerra, primo fra tutti l’eliminazione di Hamas. Insistiamo affinché completiamo sia questo che quello. Fa parte dello schema, non è qualcosa che aggiungo adesso, non è qualcosa che aggiungo perché ho ricevuto pressioni nella coalizione, è qualcosa su cui abbiamo concordato all’unanimità nel gabinetto di guerra”.

Difficile capire, però, come queste posizioni possano portare a un punto d’incontro con il partito armato palestinese. Non a caso, fonti del Movimento Islamico di Resistenza fanno sapere che all’interno del gruppo ci si aspetta la garanzia ufficiale degli Usa che Israele metterà in atto tutte le condizioni dell’intesa, soprattutto quella di un cessate il fuoco duraturo. Le stesse fonti hanno detto che le affermazioni del ministro degli Esteri egiziano “non sono la risposta ufficiale” di Hamas.

“Una tregua tra Hamas e Israele è una notizia che aspettiamo da giorni e che io sto seguendo personalmente. L’Italia ha fatto tutto il possibile per contribuire a spingere verso questa soluzione e ci auguriamo avvenga. Ne avremmo bisogno anche da altre parti, in primis in Ucraina, perché sono mesi che non abbiamo notizie positive”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Noi sosteniamo con grande convinzione” il piano per il cessate il fuoco a Gaza annunciato dal presidente degli Stati Uniti, “perché è tempo di arrivare finalmente a questo cessate il fuoco che permetta la liberazione degli ostaggi e portare aiuti alla popolazione civile palestinese”, dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Noi sosteniamo questa mediazione e speriamo che Israele e Hamas si trovino d’accordo almeno su questo primo tentativo di sospendere la guerra”, ha aggiunto il ministro affermando altresì che l’Italia è disposta a partecipare ad una missione Onu a tal fine.

Nel frattempo continuano gli attacchi di Israele. L’agenzia di stampa palestinese Wafa riporta che almeno 12 persone tra cui donne e bambini sono morte e diverse altri sono rimaste ferite in una serie di bombardamenti israeliani che stamattina hanno colpito le zone di Khan Yunis e Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Tra ieri sera è stanotte almeno altre dieci persone avevano già perso la vita in raid sui campi profughi di Nuseirat e Bureij, sempre secondo la Wafa. Il bilancio delle vittime nell’enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 36.439 morti e 82.627 feriti, stando agli ultimi dati del Ministero della Sanità locale. L’esercito di Israele dice di aver colpito circa 50 obiettivi militari nelle ultime 24 ore in raid sulle Striscia. Gli obiettivi hanno incluso “infrastrutture terroristiche dei gruppi armati e depositi di armi”. Su altro fronte almeno 12 combattenti filo-regime sono stati uccisi stanotte in un attacco israeliano che ha colpito una fabbrica della città siriana nordoccidentale di Hayyan, vicino ad Aleppo: lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con sede nel Regno Unito.

Il piano Usa – Sebbene non si conoscano interamente i dettagli, l’impianto della tregua proposta dagli Usa è strutturato in tre fasi. La prima prevede un completo cessate il fuoco di 6 settimane e il ritiro delle forze israeliane dalla aree densamente popolate della Striscia di Gaza. Contestualmente è contemplato il rilascio da parte di Hamas di “un numero”, ad oggi imprecisato, di ostaggi israeliani, inclusi donne, anziani e feriti. Insieme a loro anche “alcuni” corpi di ostaggi. Gli Usa hanno chiesto che nel numero complessivo siano inclusi ostaggi che hanno anche il passaporto americano. In cambio Israele si impegnerebbe a rilasciare “centinaia” di detenuti palestinesi. Nei precedenti schemi di intesa, poi abortiti, Hamas aveva chiesto 30-33 detenuti palestinesi per ogni ostaggio israeliano e che in questi ci fossero anche condannati all’ergastolo. Gli aiuti umanitari in ingresso nella Striscia salirebbero a 600 camion al giorno insieme alla fornitura da parte della comunità internazionale di centinaia di migliaia di rifugi temporanei e unità abitative. In questa fase si aprono le trattative tra le parti – gestite dai mediatori di Qatar, Egitto e Usa – che consentirebbero di passare alla fase successiva.

Nella seconda fase altre 6 settimane di cessate il fuoco e ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia. Sul fronte opposto rilascio di tutti i rimanenti “ostaggi vivi”, inclusi i soldati maschi rapiti. Punto questo definito in passato critico da Hamas. Se l’intesa è mantenuta da entrambe le parti, il cessate il fuoco diventa “permanente”.

Infine la terza fase con l’avvio di un “importante piano” di ricostruzione e stabilizzazione per Gaza, sostenuto dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale, con una prospettiva tra i 3 e i 5 anni. Il piano, ha spiegato Biden, sarebbe attuato in modo da non consentire ad Hamas di “riarmarsi”. Restituzione di tutti i corpi degli ostaggi uccisi.

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