La nomina di Mario Pinelli a procuratore generale di Genova è stata illegittima: quel posto spettava a Enrico Zucca, il pm-simbolo del processo sulla mattanza alla scuola Diaz. Che però, nonostante fosse l’unico candidato titolato, è stato fatto fuori con una forzatura. A confermarlo dopo otto mesi è il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, annullando la delibera dello scorso novembre con cui il Consiglio superiore della magistratura – con 18 voti contro 11 – aveva preferito Pinelli a Zucca per l’incarico. Quella scelta, riconosce ora il Tar, aveva un vizio “palese“: in base al Testo unico sulla dirigenza giudiziaria (la circolare del Csm che detta i criteri per le nomine) la domanda di Pinelli per Genova era da considerarsi decaduta, perché il candidato, dopo averla fatta, aveva accettato un altro incarico, quello di procuratore generale di Campobasso. L’organo di autogoverno però aveva “riportato in vita” la sua corsa con un’interpretazione inedita: uno sforzo ricondotto da molti alla volontà di silurare il magistrato che condusse le indagini e rappresentò l’accusa nei confronti dei dirigenti di Polizia responsabili del pestaggio alla Diaz durante il G8 del 2001. Una toga che in carriera si è fatta molti più nemici che amici, soprattutto negli ambienti politici vicini alle forze dell’ordine. E infatti non è un caso che a votare per Pinelli, espressione della corrente conservatrice di Magistratura indipendente, fosse stata la “destra” del Consiglio (Mi e i laici indicati dai partiti di centrodestra, oltre ai togati centristi di Unità per la Costituzione), mentre a favore di Zucca si sono espressi i sette togati progressisti di Area e Magistratura democratica, l’indipendente Roberto Fontana e i laici in quota Pd (Roberto Romboli) e M5s (Michele Papa).
L’interpretazione adottata dal Csm si basava sulla lunga e tormentata storia del concorso, bandito nel lontano 2019 e già annullato dal Consiglio di Stato. A vincerlo per la prima volta era stato Roberto Aniello, sostituto in Cassazione: la delibera era stata impugnata da due dei tre candidati esclusi, cioè Pinelli e Carlo Maria Zampi (sostituto pg a Trieste), ma non da Zucca. Nell’ottobre del 2022 il Consiglio di Stato accoglie il ricorso di Zampi, bocciando invece quello di Pinelli. Lo stesso Zampi, però, revoca la domanda a maggio 2023, prima che palazzo Bachelet possa procedere a una nuova nomina (con ogni probabilità la sua). La Quinta Commissione – competente sugli incarichi direttivi – a giugno 2023 conferma allora la scelta di Aniello, che di fatto occupa la carica ormai da più di tre anni: lui però, quasi offeso, rifiuta l’investitura, definendola un “ripiego” e optando per tornare alla Suprema Corte. Degli originari aspiranti, quindi, restavano Pinelli e Zucca. Il primo, però, nel frattempo aveva accettato l’incarico da pg di Campobasso e quindi – in base alla lettera del Testo unico – la sua domanda perdeva di efficacia. Secondo la maggioranza del Csm, però, quella norma così semplice in questo caso non si doveva applicare, perché – è la teoria – Pinelli “non poteva pronosticare l’esito della procedura”, segnata dal ritiro di Zampi e poi da quello di Aniello. Inoltre, si legge nella delibera approvata, il candidato vincitore “ha reiteratamente manifestato (…) il proprio concreto e attuale interesse” al posto di Genova, con apposite lettere inviate alla Quinta Commissione.
Ora però i giudici amministrativi smontano la tesi del Csm, accogliendo il ricorso di Zucca (assistito dagli avvocati Massimo Luciani, Piermassimo Chirulli e Patrizio Ivo d’Andrea). “Risulta palese la decadenza della domanda del dottor Pinelli, atteso che egli, in pendenza della procedura di conferimento dell’incarico di procuratore generale di Genova, veniva nominato procuratore generale di Campobasso”, si legge nella sentenza. E non rileva nemmeno la contorta storia del concorso: “La durata particolarmente estesa del procedimento (in ragione delle sentenze pronunciate dal giudice amministrativo e delle successive revoche degli aspiranti proposti dalla Quinta Commissione) non costituisce circostanza che possa giustificare la disapplicazione di una disposizione della circolare”. Irrilevanti, si legge, “sono anche le missive nelle quali” Pinelli “rappresentava al Csm il proprio interesse al conseguimento dell’incarico” a Genova dopo aver accettato quello a Campobasso: “Va osservato come la manifestazione di volontà del magistrato a conseguire la nomina alla guida di un certo ufficio si esaurisca nella presentazione della domanda di partecipazione ad uno o piú concorsi. Pertanto, una volta accettata la nomina a Procuratore generale di Campobasso, risultava precluso al dottor Pinelli “mantenere in vita” la precedente domanda con le predette missive. Ora l’organo di autogoverno potrà fare ricorso al Consiglio di Stato: se la sentenza del Tar verrà confermata dovrà procedersi a una nuova nomina, che a quel punto dovrebbe avere un esito obbligato, cioè la nomina di Zucca. Nonostante le resistenze.