“La voce di quel deficiente che ha detto quelle cose mentre venivano ripresi con il telefonino i tre ragazzi poi travolti dalla piena del Natisone, l’abbiamo riconosciuta. L’altro giorno avevo dichiarato che lo avevamo identificato al 99 per cento. Gli avevo anche offerto la possibilità di chiamarmi, così avrebbe potuto scusarsi. Non si è fatto vivo, così ieri sera l’ho chiamato…”. Michele De Sabata è il sindaco di Premariacco, dove è avvenuta la tragedia che è costata la vita a Patrizia Cormos di 20 anni, Bianca Doros di 23 anni e Cristian Casian Molnar, 25enne, il cui corpo non è stato ancora recuperato. Il cittadino friulano, secondo quanto si sente nel video, diceva: “Urlano come femminucce, ci sarebbe da lasciarli lì, hanno l’acqua alle ginocchia, possono venire a nuoto. Senti: ‘Per favore, per favore’, continuano a urlare”.
Il sindaco ha ascoltato la voce e l’ha collegata a una persona conosciuta in paese. “L’ho chiamato per dirgli quello che penso. Ma lui ha risposto: ‘Non sono io, io non ho mai detto quelle cose’”. De Sabata prosegue: “Ho solo un riconoscimento della voce, non ho la foto di chi ha pronunciato quelle frasi, però le due voci sono inconfondibili, identiche. Allora, visto che lui negava ho aggiunto: ‘Se tu fossi quello che ha detto quelle cose, allora io ti direi…”. Non spiega le parole esatte, ma lascia intuire di avergli augurato di essere al posto di Cristian, il venticinquenne romeno, che è ancora ufficialmente disperso nel fiume. Il sindaco si è informato anche con la Procura: “Il fatto è che non è nemmeno un reato. I magistrati non possono cercare chi ha pronunciato quelle frasi, non possono acquisire il telefono, alla ricerca di prove, perché non è un atto penalmente perseguibile”.
“NON ERA L’AUTISTA DEL BUS”. De Sabata ha anche spezzato una lancia a favore dell’autista del bus scolastico che si è accorto di quanto stava accadendo nel fiume appena ingrossatosi, e aveva dato l’allarme. Nel web era girata la voce secondo cui potesse essere lui l’autore di quei commenti bestiali. Un giorno fa ha spiegato: “Voglio smentire l’ennesima polemica, inutile ma molto cattiva, nei confronti del nostro dipendente, che è stato meschinamente tirato in ballo sull’audio del primo filmato dei ragazzi abbracciati. Non è opera sua, nessuno può averlo dichiarato, anche perché siamo a caccia del troglodita con la testa vuota che si è espresso senza ritegno”. Il sindaco ha aggiunto: “Il nostro autista non si è nemmeno fermato con lo scuolabus, ma ha semplicemente visto e ha comunicato alle 13.35 ai carabinieri il pericolo per i ragazzi”.
“I CARTELLI CI SONO”. Il sindaco mette la parola fine anche sulle illazioni riguardanti una carenza di segnalazioni. Quel tratto di fiume, noto come “Premariacco beach” è molto frequentato durante la stagione calda perché facilmente raggiungibile, l’acqua è solitamente bassa ed esistono isolotti di ghiaia. Chi vive nel posto conosce però anche le insidie del corso d’acqua. “I cartelli ci sono. C’è un cartello che indica il divieto di balneazione e un altro che segnala il rischio di inondazioni. Di più però non dico, visto che c’è un’inchiesta aperta”. I ragazzi hanno peccato di superficialità o sono rimasti drammaticamente vittime di condizioni atmosferiche avverse? “Si evitino di scrivere stupidaggini. Si sono trovati in una situazione imprevedibile. Sono entrati in ‘spiaggia’ senza acqua e con il sole. Da li a pochi minuti sono rimasti sorpresi e accerchiati dalle acque, se avessero conosciuto il fiume e il posto sarebbero scappati. Purtroppo, non conoscendolo, hanno perso l’attimo, alcuni secondi e l’acqua ha preso velocità tale da non permettere neanche ai due volontari scesi a dare una mano di aiutarli. Anche Cristian, che si era tuffato, è subito tornato indietro dalle ragazze e lo stesso ha fatto il pompiere che, nell’ultimo tentativo disperato, si è tuffato in direzione dei ragazzi per poter trovare il contatto”.
SOCCORSI, SI MUOVE IL MINISTERO. A chiedere una relazione al prefetto di Udine, Domenico Lione, è stato il ministro con delega alla Protezione Civile, Nello Musumeci. Non vuole solo una ricostruzione dei fatti, di cui si sta già occupando la Procura di Udine, ma anche una dettagliata relazione sulle primissime attività di soccorso svolte subito dopo l’allarme lanciato dai tre ragazzi travolti dalla piena del Natisone. Mentre la Procura sta per acquisire i tabulati relativi alle richieste di aiuto, si ripercorre la sequenza dei soccorsi, per capire se siano stati rispettati i protocolli. Il primo elicottero allertato è stato il “Drago” dei vigili del fuoco di Venezia, a distanza di cento chilometri dal punto della piena. Soltanto in seconda battuta si è alzato anche l’elisoccorso con a bordo un tecnico del Soccorso alpino. Perché ci si è rivolti al Veneto, mentre la situazione di emergenza era in Friuli? Un intervento più rapido avrebbe potuto impedire il tragico epilogo? Sono queste le domande poste dal ministro, relative alla tempistica dei soccorsi. La mobilitazione è stata poi massiccia e generosa, concentrata ormai solo sulla ricerca dei corpi, due dei quali sono stati ritrovati domenica.
UNA PIENA IMPROVVISA. Il fatto che una delle ragazze si trovasse sull’argine, cinque metri più in alto del livello a cui era tornato il corso d’acqua dopo tre giorni, è la dimostrazione dell’imponenza della piena. Il racconto di Emmanuel Marini, volontario della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia: “Stavamo battendo quell’area molto impervia da terra. Dopo aver percorso circa 500 metri dal sentiero che scende verso l’alveo tra il Ponte Romano di Premariacco e la spiaggetta della frazione di Paderno, a un certo punto, provando ad insistere tra la radura e i rovi, ho scorto prima una scarpa sneaker bianca, ho proseguito nonostante il contesto fosse molto arduo, fino a quando ho scorto, incastrato in una rientranza della roccia erosa, il corpo di una delle ragazze”. Poi ha aggiunto: “Quello che mi ha fatto più raggelare il sangue è che la ragazza era bloccata, incastrata in una rientranza del costone, cinque metri più in alto del livello del fiume in quel momento. Probabilmente è rimasta bloccata li dopo essere stata sbattuta dalla corrente, bloccata poi da un tronco”.