Un anno fa disse che la Brexit, di cui era stato fautore e alfiere, era “stata un fallimento ma la colpa è dei nostri politici”. Oggi Nigel Farage ci ripensa e annuncia che sarà in corsa per un seggio da deputato alle prossime elezioni britanniche del 4 luglio indette dal premier Rishi Sunak. L’ex tribuno della Brexit, 60 anni, ha formalizzato oggi la decisione dopo aver alimentato per qualche ore il battage mediatico convocando i giornalisti per “un annuncio di emergenza”. Non è la prima volta che Mr Brexit cambia idea, era già avvenuto nel 2019.

Farage si presenta sotto le insegne di Reform UK, formazione ultra-brexiteer, iper liberista e populista che ha co-fondato nel 2019, collocata a destra dei Tories. Il politico subentra anche come leader di Reform UK – partito di cui finora era presidente onorario – al suo delfino Richard Tice, imprenditore prestato alla politica che lo ha affiancato nell’evento odierno. Tice ha spiegato di aver “offerto” di cedere il proprio ruolo “a Nigel” (che ha molta più visibilità pubblica e capacità oratoria) e che questi “ha accettato”. Leadership di partito a parte, Farage si candiderà come aspirante deputato nel collegio di Clacton (Essex, Inghilterra meridionale): circoscrizione occupata attualmente da un conservatore, ma nella quale l’Ukip, precedente creatura politica dell’esponente brexiteer, ebbe – fra il 2014 e il 2017 – il suo unico deputato mai eletto alla Camera dei Comuni, Douglas Carswell.

Nel collegio in questione, Nigel Farage, che in passato fu eletto al Parlamento europeo, ma non è mai riuscito a conquistare un seggio a Westminster, farà concorrenza sia ai laburisti di Keir Starmer, favoritissimo come futuro capo del governo, sia soprattutto – da destra – ai conservatori di Rishi Sunak: in un territorio in cui i due partiti maggiori sono già impegnati a sfidarsi sul contrasto dell’immigrazione illegale, suo storico cavallo di battaglia. Durante l’annuncio ha detto di essere convinto che le elezioni siano decise in partenza sulla premiership, e che Starmer abbia “già vinto” su Sunak. Ha tuttavia aggiunto che “né il Labour né i Tories sono la soluzione” ai problemi del Regno, menzionando il flusso migratorio, “la paura della criminalità“, la “povertà” e “il declino morale del Paese“.

Il leader euroscettico aveva annunciato un passo indietro dalla politica attiva dopo la vittoria nel referendum sulla Brexit del 2016, per dedicarsi al business e alla carriera televisiva. Dieci giorni fa aveva inoltre affermato di non volersi candidare a queste elezioni, pur sostenendo la campagna di Reform; e di essere intenzionato piuttosto a dare una mano al suo amico Donald Trump oltre oceano nella corsa alle presidenziali Usa di fine anno. Ora, invece, dopo una serie di apparizioni e polemiche fra comizi e talkshow, arriva il ripensamento: potenziale tegola ulteriore sui Tory, già alle prese con sondaggi disastrosi.

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