Sono davvero poche le occasioni per gioire in campo ambientale, e spesso vengono dai giudici. Il che costituisce comunque un brutto segnale, cioè che per tutelare l’ambiente ci si debba rivolgere alla giustizia (amministrativa o civile) affinché accerti le malefatte di chi governa. Ed ancor più brutto è in questo senso il segnale, se di mezzo non c’è solo l’ambiente, ma anche la salute dei cittadini.

L’occasione per gioire questa volta è rappresentata da un’ordinanza del giudice civile di Torino che ha accolto – seppure non integralmente – il ricorso d’urgenza di una moltitudine di cittadini riguardante l’alberata di Corso Belgio, di cui già dissi in passato. Infatti, se è vero che la decisione sancisce che il taglio degli alberi continuerà perché l’alberata sarebbe in regressione, però esso non dovrà essere eseguito entro il limite di 18 mesi originariamente stabilito dal Comune, ma i tagli potranno essere dilazionati in lotti concordati in modo da ridurre l’impatto sul quartiere “entro l’arco temporale di 5 anni” ed entro la quota annuale del 20%.

Ed inoltre gli alberi abbattuti dovranno essere sostituiti con piante di dimensione maggiore di quella prevista, con fusto di 20-25 centimetri di circonferenza e altezza di quattro metri, e quindi decisamente più grandi rispetto a quelli che erano stati scelti originariamente.

Ma quello che più rileva è che l’ordinanza fissa almeno due principi fondamentali. Il primo è la legittimazione attiva del cittadino (anche non residente in loco) di rivolgersi al giudice ordinario per la tutela del suo diritto alla salute, che è uno dei diritti fondamentali della nostra Costituzione (art. 32). Il secondo è che il verde in ambito cittadino contribuisce sensibilmente al contenimento del calore e quindi appunto alla salute dei cittadini. In proposito l’ordinanza rileva come “vari studi mostrano associazioni significative tra esposizione al calore e ricoveri ospedalieri”. E che proprio a Torino l’intervento di taglio massiccio di alberi effettuato in un altro corso (Corso Umbria) ha “indotto un aumento dei valori di temperatura massima stagionale (LST – ossia Land Surface Temperature) di+2°C”.

Il verde quindi non è semplice abbellimento, come si poteva ritenere quando le alberate furono realizzate, ma contribuisce sensibilmente a fornire quei servizi ecosistemici che sono fondamentali per la vita umana. Anche se l’ordinanza non ha un carattere di definitività, posto che è stata pronunciata a seguito di un ricorso d’urgenza (il Comune aveva già iniziato l’opera di abbattimento), e dovrà essere seguita da una fase di merito, resta il fatto che questo risultato costituisce un importante precedente giurisprudenziale ed un passo in avanti sulla strada della tutela del verde e della salute non solo in ambito torinese ma anche in altre città le cui amministrazioni si stanno comportando in modo analogo alla giunta Lo Russo.

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