“Noi stiamo lavorando per difendere l’indipendenza dell’Ucraina e stiamo lavorando per la pace, puntando soprattutto sulla diplomazia. È ovvio che aiutiamo Kiev, ma riteniamo che non si debba mandare nessun soldato italiano a combattere in Ucraina perché non siamo in guerra con la Russia”. Antonio Tajani, ministro degli Esteri di sicura fede atlantista con il compito di mantenere l’Italia nella sua collocazione internazionale senza sottrarsi alle richieste degli States, chiarisce ancora una volta: “È vero che abbiamo mandato e manderemo armi all’Ucraina per difendersi, ma non armi che devono essere usate in territorio russo. Noi difendiamo il diritto dell’Ucraina a essere indipendente e libera”. E fa la sua personale ricostruzione: “Gli Usa hanno autorizzato l’uso di armi americane fuori del territorio ucraino soltanto per colpire una base russa da dove partono gli attacchi su Kharkiv. Non bisogna lavorare per un’escalation, bisogna lavorare per una de-escalation”.

Le dichiarazioni devono rispondere a una vera prova di equilibrismo. Prima di tutto, Tajani è intimamente convinto che – visto che nei fatti l’Italia ha mandato a Kiev armi importanti, come i Samp-T – non si debba far nulla che possa indurre la Russia ad azioni scellerate, come l’uso di una bomba atomica tattica dimostrativa, ma pericolosissima. E poi c’è la questione spinosa degli Storm Shadow, che – secondo il ministro della Difesa inglese, Grant Shapps – sarebbero già stati inviati dal nostro Paese. Missili a lunga gittata, che dunque possono arrivare in territorio russo. Il nono pacchetto è congelato fino a dopo le elezioni, ma dovrebbe contenere lo stesso tipo di armi. E il partito trasversale dei “falchi” atlantisti è pronto a spiegare che la questione è speciosa, visto che l’Ucraina sta combattendo una guerra difensiva. Se ci sarà un cambio di toni e di scenario si capirà dopo le Europee. Ma in questa fase Tajani costituisce la voce ufficiale dell’esecutivo, visto anche che il suo nome ritorna come quello di un possibile presidente della Commissione europea. Lui ieri ha negato di essere in lizza per quella poltrona (e in effetti le possibilità sono remote), ma di certo per Bruxelles il suo profilo è tra i più rassicuranti e i più spendibili.

Da notare che Tajani ha sentito il bisogno di entrare in contrapposizione diretta con Marco Tarquinio, il candidato indipendente del Pd, che ha affermato che si deve arrivare a uno scioglimento della Nato. “Ognuno dice le prime cose che gli vengono in mente, noi siamo parte dell’Occidente. La Nato è un’organizzazione che tutela gli interessi dell’Occidente e nella Nato dobbiamo restarci. De Gasperi era convinto di questo e Tarquinio, che mi pare sia un cattolico come lui, dovrebbe ricordare quelle che erano le posizioni di De Gasperi”, ha detto. L’interessato non gliele ha mandate a dire: “Mi riferiscono che il ministro degli Esteri non si fa solo sostenere dall’ombra di Berlusconi, ma cita De Gasperi per criticare me. Il problema è che auspico l’archiviazione – non in un giorno – della Nato. Credo che sia sempre un bene ispirarsi al grande statista cattolico democratico, che mai volle accordi con la destra, allora come oggi anti-europea. Ma credo anche che un ministro degli Esteri dovrebbe pensare al mondo in guerra e senza diplomazia del 2024, non a quello del 1950”.

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