di Marevivo

La presenza di acqua allo stato liquido rende possibile la vita sulla Terra. Ricoprendone il 71% della superficie, è il mare che permette al nostro Pianeta di essere un unicum. Se esistiamo lo dobbiamo ai mari che sono direttamente responsabili di un nostro respiro su due. Essi sono i polmoni del nostro Pianeta, generano fino all’80% dell’ossigeno, assorbono il 90% del calore in eccesso prodotto dal riscaldamento globale e con le loro correnti svolgono un’azione regolatrice del clima.

E allora perché gli esseri umani sembrano non tenerne affatto conto? Nei mari si riversano non solo milioni di tonnellate di plastica, ma rifiuti di ogni genere da microfibre, micro e nanoplastiche a fertilizzanti adoperati in agricoltura, da depositi acidi prevenienti dall’aria, traffico, sostanze inquinanti che sono sparse nei fiumi e altre che entrano nell’acqua attraverso falde freatiche alle sostanze chimiche industriali. Così facendo l’uomo sta uccidendo i mari, il cui delicato equilibrio, frutto di millenni di evoluzione, è minacciato anche dalla pesca intensiva industriale.

Così secondo l’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il 10% delle creature marine, tra animali e piante, è sull’orlo dell’estinzione, parliamo di oltre 1.550 specie delle 17.903 conosciute e analizzate. La massa oceanica però è un volume e rappresenta più del 90% dello spazio abitato dalla vita, di cui abbiamo finora esplorato appena il 5%, ecco perché potremmo non avere del tutto chiari i danni da noi finora prodotti.

“Il riscaldamento globale sta facendo sciogliere i ghiacci artici alterando il grande nastro trasportatore oceanico che connette tutti gli oceani grazie alla formazione di acque profonde in superficie ai due poli – spiega il Prof. Nando Boero, Vicepresidente Marevivo e Presidente Fondazione Anton Dohrn – L’acqua fredda e molto salata, ricca di ossigeno, scende in profondità a causa dell’alta densità. L’alterazione di questi processi, che risentono di quel che facciamo nell’atmosfera (l’immissione di gas climalteranti) e che influenzano quel che avviene nell’atmosfera, è il pericolo maggiore causato dal cambiamento climatico. Quanti sono a conoscenza dell’esistenza del grande nastro trasportatore oceanico? Come possiamo prenderci cura di quel che condiziona la nostra esistenza se non sappiamo neppure che esiste? L’acqua che tiene in vita il pianeta evapora dagli oceani, sale nell’atmosfera, diventa nuvole che si spostano e che portano l’acqua sulle terre emerse. Guardate le nuvole in cielo: sono l’oceano. Senza di loro non ci può essere la vita”.

“L’Unione europea promuove l’alfabetizzazione marina -continua il Prof. Boero – Se se ne sente la necessità, significa che si riconosce l’analfabetismo oceanico! Cosa troviamo nei percorsi di formazione che si prefiggono di ‘curare’ questo analfabetismo? Niente. Inutile celebrare gli oceani con la Giornata Mondiale se non si va oltre la celebrazione”.

L’ecologia è politica, ecco perché dovremmo tutti incalzare i nostri governanti perché tengano sempre al centro dei loro interventi la tutela dell’ambiente. Sembrano averlo iniziato a capire i Sette Grandi, che al vertice su clima, energia e ambiente a Torino hanno deciso di dare vita alla Coalizione per l’acqua, ponendo finalmente al centro delle politiche ambientali una risorsa naturale scarsa e preziosa come l’acqua, comprendendo come la grave crisi idrica globale se non affrontata possa rischiare di innescare futuri conflitti e insicurezza. Ma tutto questo è sufficiente?

Il Tribunale del Mare di Amburgo ha recentemente dato ragione agli Stati insulari, che vi si erano appellati ritenendo che le azioni intraprese contro il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici non siano finora sufficienti, dicendo che i governi si devono impegnare a ridurre l’inquinamento da gas serra. Siamo tutti responsabili e ogni più piccolo gesto conta.

“L’acqua che esce dai nostri rubinetti viene dall’Atlantico, attraverso il ciclo dell’acqua. Quanti se ne rendono conto? – rilancia il Prof. Boero – Come si può sottolineare di più l’importanza degli oceani che dire che la vita sul pianeta, anche sulle terre emerse, dipende da essi?”.

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