di Michele Sanfilippo

Abito a Torino e sto assistendo attonito alla campagna elettorale sia per le Europee che, nel caso del Piemonte, delle Regionali. Non c’è un partito, in particolar modo per quanto concerne la corsa elettorale alle Regionali, che non parli della sanità che, peraltro, è il problema più tangibile per la maggior parte della popolazione, ma soprattutto per quella più anziana.

Ovviamente la destra difende il modello sanitario attuale, sostenendo di aver razionalizzato le strutture e ridotto i tempi d’attesa per le visite; mentre la sinistra, il Pd in particolare, sostiene che le liste d’attesa prevedano tempi inaccettabili e che, invece, occorrerebbe investire molto più denaro nella sanità.

Che la destra faccia la destra non mi piace, ma neppure mi stupisce. Da sempre la loro idea è quella di fare in modo che il mercato sostituisca lo Stato nei vari settori pubblici e nella sanità soprattutto. Ma mi disturba assai di più la candidata del Pd, che fa parte di quell’ala del Pd di estrazione renziana (più o meno diretta) che, da troppi anni, guarda più alla Confindustria e al suo modello di mercato e quello sociale di stampo anglosassone che ne deriva, piuttosto che alle fasce più deboli della popolazione. Mi disturba che muova critiche alla gestione della sanità senza il minimo accenno di autocritica rispetto alle disastrose politiche del partito di cui fa parte, che non ha posto alcun freno alla privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), avvenuta dalla riforma del Titolo V della Costituzione (ad opera del Pd) in avanti.

Mi disturba perché il problema non riguarda solo la quantità di denaro che viene erogata per la sanità, ma il modo in cui questo denaro viene utilizzato anche grazie all’azione (o inazione) politica Pd. Sia ben chiaro: i privati hanno tutto il diritto di mettersi in competizione con il pubblico, ma non godendo selle sfacciate agevolazioni che la politica, di destra come di sinistra (purtroppo), nel tempo hanno predisposto e che, nei fatti, hanno determinato un’enorme trasfusione di denaro pubblico nelle casse dei privati – e di conseguenza hanno depauperato nei numeri e nella qualità la sanità pubblica con gli esiti che chiunque abbia avuto la sventura di finire in un pronto soccorso, per fare un esempio, ha potuto toccare con mano.

Quindi, il problema non riguarda solo il denaro che viene erogato ma le regole generali con cui il Ssn viene gestito e che, nei fatti, servono solo a renderlo meno utile, criticabile e quindi sostituibile dai privati. Peccato però che, poi, i sei milioni (in aumento) di persone che vivono in condizioni d’indigenza, il denaro per la sanità privata non potranno permetterselo.

L’articolo 32 della costituzione recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Allora, se la sinistra vuole tornare ad essere sinistra deve capire che il suo compito non è solo di far aumentare il Pil (che poi non viene redistribuito in maniera equa) o far aumentare posti di lavoro (pagati ai limiti dell’indecenza), ma di tutelare i più deboli, dato che i più forti sanno benissimo come tutelarsi, come hanno dimostrato negli ultimi trent’anni.

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