Sono stato al comizio elettorale di Salvini e Vannacci che si è tenuto il primo giugno in piazza Duomo, angolo c.so Vittorio Emanuele II. Hanno fatto bene a tenere questo comiziaccio in un angolo e non in piazza Duomo, perché erano veramente quattro gatti spelacchiati e in piazza si sarebbe palesata la scarsità di partecipazione.

Nel mio video c’è solo un’intervista perché avvicinandomi a queste persone mi sono stranamente commosso (va detto anche che il microfono del mio amico non funzionava benissimo), ho provato una sorta di tenerezza verso di loro, quindi mi è mancato il coraggio di chiamare questo film “Film horror”, come era nelle mie intenzioni. Ho optato per intitolarlo “Decimati!”. Perché decimati? Perché il Vannacci, generalissimo del nulla, Rambo de noantri, si è presentato facendo un discorso strampalato e ammiccante al fascismo, infarcendolo di riferimenti alla Decima Mas, la famosa flottiglia militare della Repubblica Sociale, che tristezza tragicomica!

Li hanno stipati tutti a fianco del Duomo, pochissimi, anche se sbandieranti e urlanti. Poi è arrivato l’imbonitore del generalissimo, Matteo Salvini, con le sue solite pernacchie verbali, con la sua retorica grossolana, il vocione da baritono dei salumai, al confronto Vannacci sembrava un elegante affabulatore con il golpe nella manica e il sabotaggio della democrazia nelle mutande, mi sono appuntato a caso alcune esternazioni salviniane: MAI UNA COLONIA DI AUTO ELETTRICHE CINESI! CON NOI SI TORNA PADRONI DELLE PROPRIE QUATTRO MURA! LA FARINA DI GRILLI E LE BISTECCHE SINTETICHE SE LE MANGI SOROS! LA MAMMA SI CHIAMA MAMMA, IL PAPA’ SI CHIAMA PAPA’. SEMPRE DALLA PARTE DELLA LEGALITA’, DICIAMO GRAZIE AGLI UOMINI IN DIVISA E ALLE FORZE DELL’ORDINE.

La mia mente ha vacillato, devo ammetterlo, come è possibile ascoltare queste parole senza sganasciarsi dalle risate? “Padroni delle proprie quattro mura” mi è sembrata la frase rivelatrice dell’essenza degli elettori tipo della Lega, gente che fa del proprio zerbino di casa il confine ultimo della fantasia e della libertà, fatti non foste a viver come azzerbinati.

Nella mia mente si è formata l’immagine di una vela bianca all’orizzonte, per reazione a un senso di soffocamento, ma attorno a me non vedevo vele bianche, solo fronti chiuse e zerbini impolverati dal niente che più niente non si può. Ho detto a Pietro, il mio amico fotografo, “basta, non resisto, montiamo il film senza interviste, lasciamo solo i volti, dicono più di mille parole, ora scappiamo, andiamo via, fuggiamo, andiamo a berci un Negroni”.

Per fortuna in piazza della Scala c’era ad aspettarmi il mio amico poeta Gabriele Contini che ha letto alcune sue poesie, accompagnato dalla chitarra del suo psicologo-canterino. Non è da tutti avere uno psicologo cantante! Poi è passata una processione di Hare Krishna e finalmente mi sono sentito sereno e in pace col mondo, lontano dallo zerbino di casa leghista. Salvini e Vannacci, come è possibile che questi due “enurgumeni mentali” possano parlare da un palco, invece di essere rinchiusi in un circo? Ah, già, si chiama democrazia. Dio mio, che cosa spaventosa è la democrazia.

Vi devo dire la verità, io sogno una dittatura Hare Krishna. Ci pensate? Non sarebbe meraviglioso affidarsi alle teste rasate allegre e al loro mantra? Vannacci e Salvini hanno in mente altre teste rasate, lo so, ma devo dirlo con soddisfazione: erano veramente in pochi, erano decimati, altro che Decima Mas della cippa. Speriamo. La speranza ormai è la prima a morire, ci ha lasciato soli, ma noi sapremo farla risorgere con un canto, con il poeta Contini che urla dalla propria psiche la verità tragica del mondo.

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