Sono bastate poche ore per esaurire i 240 milioni di euro stanziati dal Governo per incentivare l’acquisto di auto elettriche, con emissioni di CO2 comprese fa 0 e 20 grammi/chilometro. Quest’anno gli ecobonus dedicati alle vetture a batteria (con prezzo massimo di listino pari a 42.700 euro, Iva compresa) sono, anzi, erano particolarmente allettanti: l’incentivo riservato alle persone fisiche con Isee sotto i 30 mila euro ammontava a 13.750 euro per chi ha rottamato un’auto Euro 0, 1 e 2.

Scendeva a 12.500 euro per chi ha rottamato una Euro 3 e a 11.250 euro per chi rottamato una Euro 4. Senza rottamazione l’incentivo era di 7.500 euro. Per le persone fisiche con Isee superiore a 30 mila euro e per le persone giuridiche il bonus ammontava a 11 mila euro per chi ha rottamato un’auto Euro 0, 1 e 2. Scendeva a 10.000 euro per chi ha rottamato una Euro 3 e a 9.000 euro per chi rottamato una Euro 4. Senza rottamazione l’incentivo era di 6.000 euro.

Come scritto poc’anzi, i bonus sono stati esauriti in poche ore, complice il fatto che gli stessi siano stati resi disponibili anche alle persone giuridiche (con bonus ad importo pieno) e che ci sia stato un innalzamento degli incentivi unitari. Secondo le stime Unrae i bonus dedicati alle vetture elettriche permetteranno di immatricolarne circa 38 mila (mentre le risorse dedicate a modelli benzina e ibridi, che godono di incentivi unitari sensibilmente minori rispetto a quelli per le elettriche ma che hanno un fondo da 402 milioni, permetteranno di immatricolarne circa 243 mila). Tuttavia, sembra che adesso ci sia un’altra grana da risolvere: le risorse che erano attese per le auto alla spina sono state “decurtate” di quanto prenotato con i vecchi incentivi, ovvero quasi 180 milioni.

“Scopriamo con sorpresa il giorno dell’apertura della piattaforma – afferma il Presidente dell’Unrae, Michele Crisci – che non sono stati resi disponibili tutti i fondi previsti per le autovetture: mancano ben 178,3 milioni”. Al momento non risulta chiaro cosa abbia determinato l’inconveniente tecnico, ma per rendere effettivamente disponibili le risorse “sarà adesso necessaria l’emanazione di un DPCM apposito, che auspichiamo avvenga nel più breve tempo possibile, per evitare l’ennesimo periodo di incertezza che si prospetta per il mercato”, spiega Crisci.

Ma c’è chi nutre qualche sospetto sul “tutto esaurito” degli incentivi dedicati alle elettriche, estesi per la prima volta anche alle auto aziendali: “Esprimiamo forti perplessità sull’esaurimento in poche ore dei fondi ecobonus per le prenotazioni relative alla fascia di CO2 da 0 a 20 grammi/km. In pratica veicoli a trazione solo elettrica”, spiega Massimo Artusi, di Federauto: “Salta agli occhi che fino all’entrata in vigore del nuovo DPCM la capacità di assorbimento sulla fascia 0-20 è sempre stata modesta. Chiediamo che le amministrazioni competenti approfondiscano urgentemente questo fenomeno anomalo. E non in linea con la ratio della norma di favorire cittadini ed imprese. Mentre gli autentici destinatari del provvedimento rischiano di finire tagliati fuori dal beneficio per avvicinarli alla transizione green”.

Il MIMIT ha subito attivato verifiche, dalle quali tuttavia non sono emerse “anomalie significative“, secondo il Ministero, infatti, il 62% delle prenotazioni è stato effettuato da persone fisiche per il normale tramite dei concessionari, mentre il restante 38% da persone giuridiche, tra cui società di noleggio. I casi potenzialmente anomali sono nell’ordine del 5%, che secondo gli specialisti del Ministero è una quota fisiologica.

Alcuni osservatori esprimono perplessità sull’entità stesa degli incentivi e sulla loro effettiva utilità al di fuori di strategie di lungo termine: “Gli incentivi appena adottati non consentiranno certo di raggiungere durevolmente risultati significativi e si pone quindi la necessità di identificare soluzioni strutturali per il ritorno alla normalità nella motorizzazione italiana (il riferimento è a un volume di immatricolazioni attorno alle 2 milioni di unità all’anno, nda), come ad esempio una radicale revisione del sistema di tassazione degli autoveicoli”, osserva Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor.

Mentre Salvatore Saladino, di Dataforce, evidenzia alcune criticità nel processo di decarbonizzazione della mobilità: “Un’evidenza che continua a farmi riflettere è il valore di CO2 medio del venduto. Ci hanno detto che il diesel è cattivo e che il benzina più o meno ibridizzato, anzi, le plug-in e soprattutto le elettriche avrebbero ridotto questa cattivissima CO2. A parte plug-in ed elettriche che non si vendono e le full hybrid che stanno quasi al 15% del mercato, il diesel è stato abbandonato. E non per scelta dei consumatori, perché se ci fossero ancora modelli di fascia bassa a listino andrebbero via come il pane. Quindi, oggi benzina 54% più diesel 20% uguale CO2 media 122,5 g/km. Solo due anni fa, benzina 48% più diesel 25% uguale CO2 media 119,8 g/km. Quante sciocchezze ci raccontano”.

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