“Io bocciato al conservatorio? Tutte falsità”. Alberto Veronesi replica all’articolo del Fatto Quotidiano che ha messo in dubbio la correttezza dei titoli di studio che dichiara in forza dei quali ha ottenuto fior di incarichi in enti pubblici e fondazioni musicali, non ultimo quello di Presidente del Comitato Puccini che gestisce 10 milioni di fondi dello Stato per le celebrazioni del grande compositore. Il dubbio nasceva dal fatto che in alcuni cv, compreso quello del Comitato, dichiara di essersi diplomato in tre materie a Milano e Napoli, altrove spunta però Caltanissetta. Anche sui “pieni voti” sorgono dubbi.

Veronesi sostiene di non essere mai stato bocciato e che “il giornalista ha errato la richiesta (dei titoli, ndr) omettendo di evidenziare quale fosse l’interesse pubblico sotteso all’istanza di ostensione”. Quel che Veronesi non dice è che il giornalista li aveva chiesti a lui per primo, e che proprio non avendo risposta da parte sua ha poi fatto istanza di accesso agli atti presso i Conservatori, invocando il diritto di cronaca e ben evidenziato come i titoli di studio di chi ricopre incarichi pubblici non dovrebbero essere questioni private.

Veronesi però smentisce soprattutto se stesso: nei cv citati, oltre ad annoverare il Premio Abbiati 2o03 che non ha mai preso, si fregia di essersi diplomato “a pieni voti”. Solo ora e per sua stessa ammissione, salta fuori che la media dei tre diplomi fa 8,83 che pieni voti non sono, perché partono da 9/10. Quando due anni fa partecipò a un bando pubblico per il Comune di Milano (qui il link) dichiarò 9/10 a Milano, 10/10 a Napoli e 10/10 a Caltanissetta, che fa ben più degli 8,83 da lui stesso dati per veri oggi.

La ragione di tante incoerenze sta forse in quel che riferiscono oggi i professori dell’epoca, smentendo i “pieni voti” e ricordano anche sonore bocciature e promozioni per il rotto della cuffia. Ecco la testimonianza del Prof. Bruno Zanolini, che al Fatto racconta: “Facevo parte della commissione del corso inferiore del quarto anno di composizione, ricordo il suo esame. Lui si presentò da privatista e gli demmo un sei giusto per farlo passare, dicendo tra noi, tanto seguirà le orme del padre e non farà mai il musicista. Così passò per il rotto della cuffia con il voto minimo”.

Parte da lontano il racconto del prof. Adriano Guarnieri, uno dei compositori italiani di maggior spicco, autore di opere di successo e di composizioni di riferimento che ha insegnato ad alcuni tra i più famosi direttori d’orchestra a livello internazionale come Gianandrea Noseda e Daniele Gatti. “Sono stato docente presso il Conservatorio Verdi di Milano per oltre 30 anni e Alberto Veronesi è stato mio allievo di composizione, materia di cui ero titolare di cattedra. Notai subito in lui una grave incapacità creativa e una antimusicalità, ovvero mi creda Ne-ga-to”.

Al professor Guarnieri è rimasta impressa la travagliata storia di quel suo alunno “molto difficile”. “Per un anno cercai di recuperarlo ma andò di peggio in peggio. Su disposizione del maestro Marcello Abbado, fratello del maestro Claudio e allora presidente del Conservatorio, feci convocare una commissione per la conferma della sua iscrizione al Conservatorio”. E come finì? “Basta chiedere in segreteria il verbale in cui fu bocciato per grave incapacità cognitiva musicale”. Lo abbiamo fatto, né l’ente né Veronesi hanno risposto. “Su quel verbale c’è scritto che gli facemmo fare delle prove e che vedemmo i suoi lavori, ma alla fine non potemmo proprio ammetterlo ai corsi. Sono pronto a confermarlo davanti a un giudice se mi querela” scandisce il professore. E tuttavia Veronesi nel suo cv dichiara di aver conseguito un diploma a pieni voti presso il Conservatorio Verdi di Milano nel 1989, quindi poco dopo.

“Il fratello di Claudio Abbado gli diede la possibilità di studiare con lezioni private da tre insegnanti esterni di serie B, proprio così, e quindi conseguirlo da privatista. Dei suoi altri titoli di studio non so dire, credo abbia fatto il giro d’Italia per diplomarsi specie al Sud dove, purtroppo per il mio amato Sud, era nota la scarsità di docenti e i diplomi ottenuti con facilità negli anni ‘80 e ‘90. Anche li avesse conseguiti, questo non cambia la sua scarsità attitudinale, specie in composizione”.

Il ricordo non è privo di rammarico. “Dopo la bocciatura lo presi da parte come si fa con un figlio. Ricordo bene quel colloquio che fu l’ultimo. Cercai di fargli capire che non era la strada per lui, purtroppo non mi seguì e proseguì questa carriera anche grazie al sostegno economico del padre che gli comprò l’Orchestra Cantelli, tutta per lui, per consentirgli di dirigere e fare concerti. Ho anche avuto occasione di vederlo dirigere qualche volta alla Palazzina Liberty di Milano avendo la conferma che, purtroppo, avevo ragione”.

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