Ha riservato qualche sorpresa lo spoglio dei voti nella più grande e più lunga consultazione democratica al mondo. Con circa il 20% dei collegi assegnati, nelle proiezioni l’alleanza del partito nazionalista indù Bharatiya Janata (Bjp) del premier Narendra Modi risulta in testa in 293 collegi su 543, circa il 54% delle preferenze, mentre la coalizione dell’opposizione riunita intorno al partito del Congresso di Rahul Ghandi risulterebbero avanti in circa 237 collegi, intorno al 41%. Ancora una vittoria per Modi, ma meno schiacciante del previsto, anche se lui la festeggia definendola “un’impresa storica“: “La gente ha riposto la propria fiducia nell’Nda (Alleanza Nazionale Democratica) per la terza volta consecutiva”.

Se i risultati fossero confermati, il blocco politico guidato dal partito di Modi, la National Democratic Alliance (NDA) avrebbe perso oltre 50 seggi rispetto alle ultime elezioni del 2019, dove aveva ottenuto una maggioranza straripante di 353 scranni in parlamento e il 65% delle preferenze. La soglia di maggioranza necessaria a formare un governo in India è di 272 seggi più uno. Il partito del congresso di Rahul Ghandi ha festeggiato i risultati inaspettati quasi come fossero una vittoria: “Gli elettori hanno punito la protervia del Bjp” ha detto il leader del partito del Congresso in una affollatissima conferenza stampa, mentre all’esterno centinaia di militanti festeggiano il risultato con bandiere, canti e tamburi.

Lo spoglio proseguirà per tutto il giorno. Se i risultati venissero confermati, per Modi si spalancherebbero le porte per un inedito terzo mandato, finora mai ottenuto da nessun leader indiano. Tuttavia, il premier uscente e il suo nazionalismo indù risulterebbero indeboliti. Gli exit poll prevedevano una netta affermazione dell’Alleanza nazionale democratica guidata da Modi sulla coalizione di opposizione. I mercati hanno reagito male. L’indice di borsa indiano NSE ha chiuso in calo del 5,9%. È il calo più consistente dalla pandemia di Covid.

Le elezioni indiane si sono svolte in sette fasi nell’arco di sei settimane, con quasi un miliardo di persone iscritte al voto e un’affluenza del 66%, pari a 642 milioni di votanti. Per cercare di scalzare Modi, considerato responsabile di una svolta autoritaria e confessionale, le opposizioni hanno formato una coalizione (acronimo inglese INDIA) che riunisce oltre 20 partiti.

Il premier Modi aveva incentrato la sua campagna sullo slogan “sopra i 400”, alludendo all’obiettivo di guadagnare oltre i 2/3 dei seggi in parlamento. Obiettivo molto ambizioso, che restituiva però l’immagine di come il partito nazionalista indù BJP concepisce la sua influenza nella politica indiana. Un’impressione di sicurezza che, però, in parte il voto chiuso di martedì sembra aver incrinato.

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