Se sei un elettore italiano in un Paese dell'Unione europea e vuoi segnalarci un disservizio nelle procedure per accedere al voto, raccontacelo scrivendo a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it mettendo come oggetto della mail "VOTO ALL'ESTERO"
Il voto alle Europee per migliaia di italiani residenti in Belgio si è trasformato in un delirio che rischia di impedire loro di recarsi alle urne nel fine settimana elettorale. Al consolato di rue de Livourne già dalla mattinata la fila di persone è presto arrivata fin fuori dal palazzo, con persone che per ore hanno atteso il proprio turno per ritirare la tessera elettorale che le istituzioni italiane avrebbero dovuto inviare loro a casa. “Ci saranno 300 persone in fila al momento – racconta un italiano presente a Ilfattoquotidiano.it -, ma già in molti, soprattutto anziani, se ne sono andati preferendo rinunciare al proprio diritto di voto“.
Gli italiani iscritti all’Aire in Belgio sono circa 280mila, secondo i dati disponibili sui siti istituzionali. Se si considera che il 20% di coloro che hanno diritto al voto non ha ricevuto la tessera elettorale, si sta parlando di diverse migliaia di persone. Ilfattoquotidiano.it ha tentato di contattare la cancelleria consolare nel tentativo di ricevere informazioni e dati più precisi, ma le linee risultano intasate, mentre dall’ambasciata dicono di non essere informati dei disagi.
Per votare in Belgio, i residenti italiani devono presentarsi, esattamente come in Italia, mostrando la propria tessera elettorale, ma secondo quanto riferiscono persone presenti fuori dal consolato, i funzionari hanno comunicato che circa il 20% dei documenti non sono mai stati recapitati. Un ritardo dovuto ai disservizi delle poste belghe, si giustificano, ma ciò che conta è che adesso è iniziata una corsa contro il tempo per far valere il proprio diritto di voto: “Ci hanno fornito un foglio da compilare nel quale dobbiamo dichiarare che non abbiamo mai ricevuto la tessera, così da poterne ottenere una nuova. Ma siamo in fila già da due ore e in molti se ne sono andati”. C’è chi, come detto, è troppo anziano e non riesce a stare tutto questo tempo in fila, chi non può assentarsi per ore dal lavoro, chi preferisce non spendere 3-4 euro l’ora di parcheggio nel centro di Bruxelles per attendere il proprio turno.
C’è poi un altro grande problema che va considerato, ossia quello legato a coloro che vivono fuori dalle grandi città. A Bruxelles o dove è presente un consolato che svolga il servizio di distribuzione delle tessere elettorali, il disagio si riduce, si fa per dire, alle interminabili ore di fila in attesa del proprio documento. Chi però vive fuori dovrebbe mettersi in auto, arrivare al consolato più vicino e prepararsi alla trafila che hanno dovuto affrontare tutti gli altri concittadini: “Mio fratello abita a Godinne, vicino Namur – racconta una ragazza in fila come molti altri – Vorrebbe fare domanda per mail perché non può venire fin qui e mettersi in fila. Se la sua richiesta, come probabile, non venisse accettata, non voterà”.
Problemi anche per coloro che si sono trasferiti da poco nel Paese e, di conseguenza, si sono iscritti all’Aire solo da qualche mese. A più di una persona è stato risposto che la cancellazione dal registro anagrafe italiano è avvenuta con successo, ma lo stesso non vale per il registro elettorale: così, queste persone risultano residenti all’estero ma votanti ancora nella vecchia residenza. La soluzione? Inviare una Pec al vecchio Comune e chiedere il nullaosta al voto in sede estera. Ma solo Roma e Milano hanno una casella mail riconosciuta dedicata a questo tipo di richieste, per chi era residente altrove il tentativo assomiglia più a un messaggio in bottiglia. Nella speranza che una risposta arrivi prima di venerdì, quando in Belgio si apriranno le urne.
Intanto, più passa il tempo e più diminuisce l’età media di coloro che decidono di rimanere in fila davanti al consolato di rue de Livourne. Gli altri, per impegni o per spossatezza, ci rinunciano e tornano a casa rassegnati al fatto che non potranno esprimere il proprio voto. E una giovane ragazza spiega come questo metodo sia assurdo se visto con gli occhi di uno straniero: “Ho un’amica bulgara – dice – che mi ha spiegato il loro metodo. È molto semplice, se sei iscritto all’anagrafe locale e hai diritto di voto, il tuo nome sarà presente nelle liste e, quindi, ai seggi elettorali. Basta presentarsi con un documento d’identità valido e si può votare. L’invio delle schede elettorali a casa non solo è un sistema macchinoso e soggetto a disagi come questo, ma anche costoso”.