“Non sarò un altro Gianluigi Paragone: coi 5Stelle voglio costruire un cantiere progressista in Europa”. Gaetano Pedullà ha lasciato la direzione della Notizia, il quotidiano da lui fondato, per candidarsi alle Europee col Movimento 5 Stelle. Lo fa nel Nord Ovest, territorio storicamente ostile: “E vero – dice Pedullà al Fatto –. Parlando con associazioni e imprenditori percepisco un forte pregiudizio nei nostri confronti”.

Gaetano Pedullà, lei è alla prima campagna elettorale. Come sta andando?
Per me è strano stare dall’altra parte, colgo la differenza di posizione tra chi racconta la politica, come facevo da giornalista, e chi la fa. Ma la cosa che finora mi ha colpito di più nel confronto coi cittadini è constatare come la gente sia interessata a questioni molto più concrete di quelle di cui si discute nei Palazzi: sostegni contro la povertà, trasporti migliori, una sanità che funzioni.

Avrà toccato con mano l’atavica difficoltà dei 5Stelle a sfondare in Lombardia e non solo.
Paghiamo ancora le scorie tossiche della narrazione della destra, visto che il M5S è stato fatto passare per l’amico dei fannulloni e il nemico delle imprese. Niente di più falso, ma la destra è sempre molto abile in questo giochino, basti pensare a come ha alimentato la paura per l’extra-comunitario o l’ossessione per la farina di insetto, come se qualcuno ci stesse obbligando a mangiarla. L’importante è spaventare.

Come fare per far cambiare idea al Nord?
Mi sto confrontando molto con le associazioni datoriali, ho incontrato Confartigianato, Confcooperative e non solo. Il pregiudizio è radicatissimo. La prima cosa che chiedo, quando incontro le imprese, è di provare a ascoltarmi con la mente aperta, provando a rimuovere le convinzioni nate da anni di retorica e narrativa sui 5Stelle nemici delle imprese. Provo a far capire che una delle nostre stelle polari è la riduzione delle disuguaglianze, che poi è lo stesso obiettivo che dovrebbero avere le piccole e medie imprese.

Risultato?
Devo dire che registro una certa sorpresa e anche qualche apertura, ma i danni provocati da anni di campagna contro di noi sono difficili da rimuovere e si estendono a diversi temi, come il cambiamento climatico o la lotta alla povertà.

Non è il primo giornalista a portare le proprie battaglie dentro al Movimento. Alcuni precedenti non sono incoraggianti, cosa le fa pensare che andrà diversamente?
La mia storia personale. Ho avuto la fortuna di fare carriera molto velocemente, a 38 anni ero già direttore del Tempo, portato in palmo di mano dal cosiddetto sistema dell’informazione. Poi ho vissuto un’esperienza che mi ha cambiato la vita: a 40 anni ho perso la mia compagna. Ho rivalutato tante cose, compreso il senso della mia professione. Ho deciso di fondare La Notizia, il giornale che mi ha consentito di scrivere ciò che su altri giornali non avrei potuto raccontare, tenendo come punto di riferimento quei valori che l’esperienza familiare mi aveva lasciato, quindi soprattutto l’attenzione per il sociale e per l’ambiente. Dare voce alle persone.

La politica però ha regole sue.
Fin dall’inizio mi sono ritrovato, su molti temi, nella stessa area del Movimento. Questo ha avuto per me un costo altissimo, sono diventato un reietto per quel sistema che prima mi teneva in grande considerazione. In questo contesto è nato l’avvicinamento ai 5 Stelle.

L’ha contattata Conte?
I dirigenti 5Stelle di varie Regioni mi hanno chiesto di moderare alcune assemblee. Quando ho coordinato l’evento in Lombardia, alla presenza di Conte, i vertici del Movimento hanno notato un particolare affetto nei miei confronti, c’era una grande empatia da parte della base. Per questo, in fase di composizione delle liste, il coordinatore lombardo Dario Violi mi ha chiesto la disponibilità a candidarmi. L’idea mi ha colto di sorpresa, ma mi ha dato la possibilità di pensare a un’estensione del lavoro che ho sempre fatto, ovvero nel sostegno di certe battaglie. Ho ritenuto di giocare questa partita anche in considerazione dell’importanza che avranno queste elezioni, soprattutto nel determinare l’indirizzo della guerra in Ucraina.

Come mai non è entrato nel “listino” di Conte?
Siccome la proposta nasceva dall’esperienza di queste assemblee, ho parlato con Conte ed è stato lui a consigliarmi un passaggio dal voto online, dove sono sono stato il più votato in Italia. Non solo: Conte mi ha chiesto un sacrificio per me molto importante: per non dare adito ad alcun potenziale conflitto di interessi, mi ha chiesto di lasciare la direzione della Notizia – come subito ho fatto – e di cedere le mie quote di partecipazione nella testata, cosa che ho iniziato a predisporre.

La storia personale ha di certo un peso. Ma ha in testa un progetto a lungo termine nel Movimento?
Ho denunciato per tutta la vita le porte girevoli in molti settori, compreso quello tra stampa e politica, quindi applico a me stesso la stessa severità: se sarò eletto, poi non tornerò a fare il giornalista. È questione di credibilità. E, per intenderci, non farò come Paragone: ho in mente di costruire un cantiere europeo con protagonista il Movimento 5 Stelle.

Cosa intende?
Promuoverò una rete internazionale coinvolgendo gli operatori dell’informazione per smentire la storiella del Movimento come forza populista. Siamo una forza politica progressista, in grado di giocare un ruolo determinante per aprire un cantiere con altri partiti alternativi alla destra.

Si tratta di rinsaldare l’alleanza col Pd dandole una dimensione europea?
Certo, sempre che il Pd “faccia i compiti a casa” (ride, ndr). Alle Europee è normale contendersi i voti, ma a partire dal 10 giugno e per i prossimi anni dovrà nascere qualcosa. Per questo vorrei impegnarmi anche in Europa a raccontare il M5S in modo diverso.

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