Cinema

Fare i registi di cinema è un mestiere per ricchi? Ecco perché il caso è finito davanti al Parlamento inglese

di Davide Turrini
Fare i registi di cinema è un mestiere per ricchi? Ecco perché il caso è finito davanti al Parlamento inglese

Fare i registi di cinema è un mestiere per ricchi. Sta facendo parecchio discutere ciò che si è ascoltato una decina di giorni fa alla Camera dei Comuni di Londra. Durante un’audizione della Commissione cultura, media e sport è emerso da un’inchiesta di Channel 4 che oltre il 65% di chi lavora nel mondo del cinema e della tv proviene da classi economiche medio-alte della società.

Registi o sceneggiatori provenienti dalla classe operaia rappresentano meno del 10%. Nello specifico per quel che riguarda la tv, solo un creativo televisivo su dodici è figlio della working class. Durante l’audizione al parlamento inglese è stata ascoltata Myriam Raja, giovane regista e sceneggiatrice, autrice di cinque episodi della serie Top Boy disponibile su Netflix. “Ho iniziato a 14 anni, frequentando un cineforum dopo la scuola e poi ho seguito così tanti progetti (pubblici di supporto economico e professionale ndr) che adesso non esistono più”.

Raja, infatti, tra il 2013 e il 2017 ha sviluppato un film per Channel 4 grazie al Random Acts, un progetto di sviluppo per script di cinema e tv. Progetto recentemente scomparso dall’orizzonte produttivo inglese, come il progetto di cortometraggi del BFI, First Light e Microwave. “Se questi progetti o Random Acts non fossero esistiti, non sarei stata in grado di sostenere la mia carriera”, ha tagliato corto la giovanissima regista. E proprio questo taglio indiscriminato per il supporto a giovani nullatenenti, è stato spiegato alla Camera dei Comuni, sembra ovviamente essere una delle cause per un numero sempre più esiguo di lavoratori del settore provenienti dalle classi economiche basse.

Anche gli scioperi di sceneggiatori e attori statunitensi la scorsa estate hanno portato ad un assottigliarsi di risorse economiche e di possibilità concrete di lavoro, con la conseguenza che proseguono a fare i registi (spesso disoccupati) quelli che se lo possono permettere con i risparmi di mamma, papà, zia e qualche ricco amico tra le proprie conoscenze. Nulla di nuovo, si dirà. Perché chi parte dal basso si è sempre dovuto arrangiare. In ogni settore, mica solo nella bella vita dell’artista. Comunque le parole e i dati usciti da questa audizione hanno creato un bel dibattito su Reddit.

Tante le testimonianze di addetti ai lavori che non ce l’hanno fatta, proprio perché mancanti di supporto economico alla base. Ma anche tanti dubbi su come e cosa raccontano i registi ricchi rimasti quando girano un film e propongono una storia. “Non esiste davvero alcun percorso attraverso il quale una persona della classe operaia possa iniziare a fare regia. Sebbene sia possibile realizzare un film utilizzando il telefono, la realtà è che il cinema è diventato un’enclave recintata che consente solo alle prospettive dei ricchi di raggiungere le masse”, spiega un utente attivo nel dibattito su Reddit. “La voce dei lavoratori viene sistematicamente messa a tacere da un’élite privilegiata. I ricchi hanno acquisito e negato a tutti gli altri l’accesso alla proprietà della casa, alla sicurezza sanitaria, alla sicurezza economica e all’equità culturale. Non si tratta di privilegi razziali, si tratta del vasto abisso di disuguaglianza economica che amplifica la visione del mondo dei più ricchi mentre strangola le voci della stragrande maggioranza della gente comune che viene sempre più sfruttata e schiavizzata da un sistema progettato per macinare trasformandoli in irrilevanza e servitù”.

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