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Impresentabili, Grillo (Fi) denuncia Colosimo: “La mia candidatura rispetta i criteri della legge Severino”. Che però non c’entra nulla

Quando ha appreso di essere stato incluso nella lista degli “impresentabili“, la sua reazione è stata indignata: “È inspiegabile“. Ora Luigi Grillo, 81enne candidato alle Europee per Forza Italia dopo cinque legislature in Senato, ha deciso di tutelare il proprio nome passando alle vie legali: tramite il suo avvocato ha depositato una denuncia-querela nei confronti di Chiara Colosimo, la presidente della Commissione parlamentare antimafia che ha pubblicato l’elenco delle candidature contrarie al Codice di auroregolamentazione, la dichiarazione d’impegni approvata dai partiti nel 2019. La tesi del veterano azzurro è sempre la stessa: non avendo “nessun conto in sospeso con la giustizia” e “nessun processo in corso“, sostiene, la sua citazione tra gli “impresentabili” è scorretta. Peccato però che nel 2014 abbia patteggiato una condanna di due anni e otto mesi per associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla cosiddetta “cupola degli appalti” per l’Expo. E il patteggiamento, ancora più del “semplice” rinvio a giudizio, è considerato ostativo alla candidatura dal Codice di autoregolamentazione.

E infatti, nel comunicato il cui denuncia il “gravissimo danno d’immagine” arrecato a Grillo, il suo avvocato Daniele Granara cita la legge Severino del 2012, di cui, scrive, “risultano pienamente rispettati i criteri”, in quanto l’ex senatore è stato riabilitato dopo la condanna. La Severino, però, non c’entra nulla con la qualifica di “impresentabile”, che è attribuita in base ai criteri (più larghi) del codice del 2019. Eppure in base a questo ragionamento l’esposto chiede “la rettifica, con ogni opportuna integrazione riparatoria, della delibera e dell’allegato elenco, escludendo dallo stesso il senatore Luigi Grillo, essendo il medesimo pienamente candidabile ed essendo stato omesso che il senatore Grillo ha ottenuto, a seguito del giudizio positivo del giudice competente, l’estinzione di qualsiasi effetto di una vicenda relativa a fatti risalenti ad oltre dieci anni fa”.

“Ricordo”, scrive l’avvocato, “che il senatore Grillo non ha mai subito l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e che non ha mai smesso di professare la sua innocenza, accedendo all’istituto del patteggiamento solo e soltanto per porre fine a un’amara vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto, mentre lunga è la serie di proscioglimenti che hanno confermato Grillo una personalità apprezzata per l’impegno svolto nelle istituzioni e per la competenza che ha sempre dimostrato nello svolgere ruoli di primo piano nel governo regionale, nazionale e nel Senato della Repubblica”. Ma sempre “impresentabile” rimane.