I servizi segreti di Londra lo avevano annunciato al governo di Beirut. Ora la conferma è arrivata sia dalle alte sfere politiche sia militari: Israele è pronto ad aprire un altro fronte di guerra e a invadere il sud del Libano per eliminare le milizie sciite di Hezbollah. Da quando è iniziata la campagna militare a Gaza, il fronte settentrionale ha visto i combattenti di Hassan Nasrallah e l’esercito di Tel Aviv scagliare missili da una parte all’altra del confine presidiato dai Caschi Blu dell’Onu. Ma dall’ultima riunione del gabinetto di guerra israeliano è arrivata la conferma che lo ‘Stato ebraico‘ è pronto ad alzare il livello della tensione: “La situazione al nord si risolverà entro tre mesi – ha dichiarato Benny Gantz – Con un accordo diplomatico o con l’escalation militare”.
L’avvertimento al governo era arrivato dall’intelligence britannica, già a conoscenza dei piani dell’esecutivo israeliano. E Gantz, membro del governo di unità nazionale e ministro del gabinetto di guerra, ha confermato le indiscrezioni: “Sono impegnato da mesi in una lotta, con il primo ministro e con tutti, affinché entro il 1 settembre sia finita qui e si possa affrontare qualcosa di nuovo. Finirà o con un accordo o con un’escalation, ma non possiamo perdere un altro anno – ha detto – Non sarà facile, ci costerà, ci farà male, ma è la cosa giusta da fare”.
Nonostante lo sforzo militare nella Striscia e la necessità di garantire la propria sicurezza interna e in Cisgiordania, Tel Aviv si sente evidentemente in grado di aprire un altro fronte di guerra. lo conferma anche il capo di Stato Maggiore, Herzi Halevi: “Ci stiamo avvicinando al punto in cui devono essere prese decisioni. L’esercito è pronto per una guerra in Libano – ha ribadito – Attacchiamo qui da otto mesi e Hezbollah sta pagando un prezzo molto, molto alto”.
Parole che esaltano le fazioni più estremiste del governo guidato da Benjamin Netanyahu. Una su tutte quella rappresentata dal ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir: “Tutte le roccaforti di Hezbollah devono essere bruciate e distrutte. Guerra! È inaccettabile che zone di Israele vengano attaccate e che le persone siano evacuate mentre in Libano prevale la pace”, ha affermato durante una visita a Kiryat Shmona, nel nord di Israele, città particolarmente colpita dai bombardamenti.
Dall’altra parte della Linea Blu arriva fiducia nelle proprie capacità di risposta a un’offensiva israeliana, nonostante la netta superiorità militare di Tel Aviv. In un’intervista ad Al Jazeera, il vice segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha detto che l’organizzazione ha scelto di non espandere la guerra con Israele, ma allo stesso tempo il Partito di Dio non è pronto a fare concessioni: “Se Israele sceglie una guerra totale, siamo pronti. L’espansione della guerra in Libano significa l’uccisione, la distruzione e lo sfollamento di civili all’interno di Israele. Le forze della resistenza sono preparate e pronte. A Israele non sarà permesso di ottenere nulla”.
Nel frattempo, l’esercito e i pompieri israeliani sono riusciti a mettere sotto controllo gran parte dei vasti incendi divampati da lunedì nel nord del Paese a causa dei razzi e dei droni lanciati dagli Hezbollah. Undici persone, tra cui sei riservisti dell’Idf, sono rimasti intossicati dal fumo. Si stima che almeno 1.000 acri di terreno siano stati coinvolti.