Rubavano acqua pubblica da pozzi realizzati senza autorizzazioni. E’ la contestazione della Guardia di Finanza nei confronti di alcuni stabilimenti balneari della Versilia e di Marina di Massa. Le fiamme gialle hanno accertato violazioni amministrative per oltre 960mila euro e l’evasione dei canoni demaniali per ulteriori 600mila euro, per un totale di oltre un milione e mezzo. L’operazione è stata condotta con la collaborazione della Regione Toscana (settore Genio Civile).

I controlli hanno inoltre permesso di scoprire che il prelievo di acqua sotterranea avveniva anche all’interno di ex siti di interesse nazionale e regionali, soggetti a intervento di bonifica. La realizzazione dei pozzi è disciplinata da specifiche normative che se violate fanno scattare ripercussioni sia dal punto di vista erariale, per il mancato versamento del previsto canone idrico, sia da quello sanitario per l’impiego di acqua estratta da falde sotterranee e per caratteristiche chimico-fisiche rispetto all’impiego cui viene destinata.

Dura la reazione dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, riportata da La Nazione: “Alcuni balneari che gestiscono illegalmente le spiagge pubbliche in Toscana, oltre ad essere di fatto diventati padroni di questi arenili, sono un po’ particolari. Sembra che abbiano gestito il proprio business in modo illegale. Lo Stato, quindi, diventa ’cornuto e mazziato’. Cornuto perché non si rispettano le sue leggi e quelle europee per le concessioni demaniali, mazziato perché appena possono gli fregano ulteriori soldi e risorse. Una vicenda che deve far molto riflettere gli amministratori pubblici”.

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