“La mia questa sera è la lettera di un ebreo agli ebrei”. Così Moni Ovadia sul palco dell’evento “Basta armi!”, organizzato da Michele Santoro a Roma. L’attore e scrittore ha recitato dal palco la lettera, ricordando chi erano gli ebrei “all’origine”.

“C’è una tradizione ebraica che si chiama Tikkun, che dice che Dio, ritraendosi, ha lasciato parecchi problemi nel mondo e che tocca all’uomo ripararlo, aggiustarlo, renderlo sempre migliore”, spiega Ovadia, dicendo che le tre parole per farlo, sono quelle della lista e cioè “Pace, terra dignità”.

“Allora, molti ebrei mi considerano il diavolo – prosegue – Bene, il diavolo ebraico risponde ‘io vi ricordo di essere ebrei’. E si può essere ebrei solo partendo dalla dignità dell’essere umano. Perché da lì discende la dignità dell’ebreo, come diciamo, identità secondaria, culturale e spirituale”.

“Io non rinuncerò mai a essere ebreo – conclude Ovadia – a favore di un progetto colonialista, violento, feroce, genocidario

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