Alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini la decisione dell’ateneo di Palermo di interrompere gli accordi di collaborazione con Israele, non è piaciuta. La decisione “rientra nell’autonomia universitaria, la considero una scelta sbagliata, soprattutto in un momento in cui si sta intensificando il processo politico-diplomatico di pace, di ricerca della pace”, ha detto Bernini. “Le Università – ha aggiunto – non si schierano, le università non entrano in guerra, sono costruttori di ponti, creatori di pace, sono delle grandi fabbriche di diplomazia scientifica. A dire il vero le università e i loro studenti si stanno schierando in tutto il mondo, quelle che hanno fatto scelte simili a quella di Palermo non mancano, ma tant’è. I rettori italiani per ora, pur ammettendo che “Israele ha superato ogni limite accettabile” hanno per ora espresso la volontà di non interrompere le relazioni accademiche.

Nello specifico, lunedì i collettivi studenteschi dell’ateneo siciliano hanno comunicato che sono stati interrotti tutti gli accordi di collaborazione con Israele. “Dopo mesi di mobilitazione internazionale – scrivono tramite il loro account Instagram – abbiamo ottenuto un risultato storico”. Secondo quanto si apprende, nessun nuovo accordo verrà stipulato con le università israeliane. “Per noi si tratta di un punto di partenza. La nostra critica all’Università neoliberale e agli accordi con Leonardo spa, non si fermano oggi, ma si rafforzano a partire dai risultati ottenuti”.

Secondo la ministra però “Nel momento in cui i rapporti si interrompono, l’università viene meno alla sua missione fondativa, che è quella dell’inclusività. L’università è aperta e inclusiva, non chiude mai le porte”. Alla domanda se prenderà provvedimenti Bernini ha ricordato che “L’autonomia universitaria consente loro di fare quello che hanno fatto. Lo ripeto, per quanto mi riguarda è una scelta sbagliata”.

Il Senato accademico dell’Università di Palermo ha deciso anche di sospendere gli accordi Erasmus con le università israeliane per “il venir meno delle essenziali garanzie di sicurezza a cui gli eventuali soggetti coinvolti nei partenariati di cooperazione sarebbero esposti in questo particolare e delicato momento di crisi internazionale”. Gli accordi Erasmus in questione riguardano anche le università in Algeria, Georgia, Giordania, Libano, Ucraina, Sud Africa e Tunisia. Inoltre il senato accademico ha deciso di varare procedure trasparenti sui rapporti di ricerca “per l’elaborazione di un regolamento ad hoc sul dual use, che si dovrebbe concludere entro la pausa estiva”.

A Torino intanto riaprono le biblioteche del polo universitario di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, attualmente occupata dagli attivisti pro Palestina. La protesta continua, ma arriva un primo segnale di distensione in attesa dell’incontro convocato per mercoledì dal rettore Geuna con i rappresentanti degli studenti negli organi istituzionali e gli studenti occupanti. “L’intifada studentesca vuole che i servizi di Palazzo Nuovo ritornino in funzione, che le biblioteche possano essere riaperte – spiegano in una nota i membri del Coordinamento antifascista Torino -, che i lavoratori sfruttati non perdano nemmeno un centesimo di più dalle già misere buste paga”.

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