Libri e Arte

Le 10 mostre che non ti aspetti da vedere a giugno

di Simona Griggio
Le 10 mostre che non ti aspetti da vedere a giugno

Sono le mostre che non ti aspetti. Quelle che danno allo spettatore il senso della scoperta. L’impegno a ricordare, rielaborare, condividere, immaginare e guardare in modo diverso. Non sono esposizioni di grandi musei ma piccoli gioielli da esplorare: si possono realizzare anche in un locale che dà sulla strada, in un acquario civico, in una piccola scatola magica dove per vedere cosa accade è necessario inforcare una lente di ingrandimento, oppure il binocolo per assistere a un’arrampicata sulla montagna che diventa performance artistica. Ne abbiamo selezionate alcune in varie località italiane nel mese di giugno.

Partiamo dalla moda. E da un’estetica che ha fatto epoca colta dall’obiettivo di un grande fotografo, il francese Thierry Le Gouès capace di immortalare l’essenza di quel periodo e di fissare volti, gesti ed espressioni di alcune delle principali icone internazionali del mondo fashion. Fra loro Kate Moss, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Carla Bruni, Eva Herzigova, Helena Christensen, Monica Bellucci. Il tema dirompente di “The golden age 90’s”, mostra che la galleria Rubin di Milano ripropone con un nuovo concept, in soli due scatti esposti e libro fotografico di Le Gouès nello spazio Colla Super del quartiere Nolo, coglie l’identità di un periodo aureo, ripreso e reinventato dalle nuove generazioni in una sorta di sindrome nostalgica. Edulcorati, mitizzati, artefatti, i 90’s sono emblema di una concezione di femminilità intramontabile, dichiaratamente ribelle. Autoaffermazione, istinto provocatorio, bellezza esatta, estetica minimalista: l’ideale irraggiungibile, ritratto in bianco e nero, e le immagini scultoree di Le Gouès nell’omonimo libro “90’s” sono l’espressione della moda nell’ultimo decennio del Novecento.

Il libro in mostra al pubblico al Colla Super è un viaggio in quegli anni ‘acidi’ carichi di contrasti. Parla di corpi spogliati, liberati, esibiti nella loro simbologia: intenzionalmente provocatori, minimalisti, intimi, in dialogo con la tecnologia o assunti a totem della società. E’ un’indagine sull’estetica femminile trasportata in uno spazio urbano da pochi anni restituito alla cultura. Non la classica galleria. Un piccolo luogo con i mattoni a vista dove il libro-icona di Le Gouès, collocato su un cubo, è l’opera iconica. Da sfogliare per immergersi nelle atmosfere metropolitane degli anni ’90 (le immagini possono anche essere stampate su richiesta in tiratura limitata), negli scatti di Kate Moss tutta dorata o ritratta nei provini in jeans o in quelli di una Campbell quasi felina. Spiega Paolo Galli della galleria Rubin, che questa liaison con uno spazio alternativo condotto da quattro giovani, Matteo ‘Fumatto’, Marco Bertani, Eric Tacchini e Francesco Buonfino, ritrova il senso della funzione sociale dell’arte: “Una nuova mobilità delle opere, una collaborazione fra gallerie e diverse generazioni, fra ‘tribù’ di appartenenza, periferie e centro”. La Galleria Rubin si è anche occupata degli aspetti artistici del primo monumento femminile a Milano, quello di Cristina Trivulzio collocato in piazza Belgioioso. “Si stenta a crederlo ma a Milano mancava un monumento femminile. E ce ne siamo occupati”.

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