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Le 10 mostre che non ti aspetti da vedere a giugno

di Simona Griggio
MARIO TESTINO A ROMA - 8/10

MARIO TESTINO A ROMA - 8/10

Rimanendo in tema di contemporaneità, con la mostra “Mario Testino – A beautiful world”, aperta a fine maggio, Arthemisia presenta nelle sale di Palazzo Bonaparte a Roma il nuovo progetto di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea. Negli ultimi sette anni Mario Testino ha visitato circa trenta paesi e realizzato oltre settanta fotografie di grande formato qui presentate insieme per la prima volta In “A beautiful world” il maestro si allontana dalla fotografia di moda, genere in cui si è affermato come uno tra i più grandi della sua generazione, per focalizzarsi su immagini di una straordinaria varietà di abiti e costumi tradizionali indossati con orgoglio dalle genti che continuano a preservarne e tramandarne le origini.

Nato in Perù nel 1954 con origini irlandesi e italiane, Mario Testino si trasferisce a Londra nel 1976 dove inizia a farsi un nome e a diventare uno dei fotografi di moda e ritrattisti più innovativi della sua generazione: le sue fotografie appaiono sulle principali riviste di moda del mondo. Punto di riferimento di altissimo rilievo nell’arte della moda, le sue immagini sono spesso diventate leggendarie come le persone che ha fotografato, da Kate Moss a Madonna, da Naomi Campbell a Diana Princess of Wales. Ma la sua ricerca di nuovi soggetti oltre i confini del mondo della moda lo ha portato a un nuovo percorso creativo. Ha trovato ispirazione nelle identità culturali e nel costume dei paesi in cui tipicamente ha ambientato i suoi servizi fotografici delle nuove collezioni. Dal 2017 ha attraversato più di trenta paesi, concentrando la sua arte sull’esplorazione dell’unicità culturale e tradizionale che ancora si trova in un mondo rapidamente globalizzato.

Attraverso circa 70 opere, la mostra è la navigazione straordinariamente magica e sfumata di Testino tra le complessità e i contrasti dei nostri molteplici modi di appartenere: definizione di individualità e conformità, comunità ed esilio, rituali, idee di sé, nozioni di altro, di identità al di là dei canoni di genere, simboli della differenza culturale e icone di sistemi di credenze. “Nei miei viaggi mi sono reso conto che quando un paese perde il legame tra la sua storia e il suo abito tradizionale, qualcosa di veramente prezioso è andato perduto”, racconta. E’ iniziato così il nuovo progetto di Testino, che ha cercato di registrare la straordinaria ricchezza della cultura del vestire in continua evoluzione accanto a una incombente tendenza all’omologazione, che cancella identità e comunità in ogni angolo del globo. Un viaggio che parte dal Perù per snodarsi attraverso Colombia, Messico, Giappone, Myanmar, Mongolia, Kenia e molti altri Paesi per svelare, attraverso la lettura e l’analisi dei costumi tradizionali, gli atteggiamenti dei vari popoli, rivelando a volte i loro tratti comuni ed altre i loro contrasti. L’abito tradizionale come un codice a barre da leggere per “identificare” un popolo e portarne alla luce le caratteristiche. Testino scavalca il confine del suo mestiere ed utilizza elementi etnografici per diventare quasi un antropologo dell’estetica.

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