È stata respinta con 11 voti a favore e 18 contrari la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni contro il governatore della Liguria Giovanni Toti, ai domiciliari dal 7 maggio con l’accusa di corruzione. A firmare e votare il documento tutti i gruppi di minoranza in Consiglio regionale (Pd, Lista Sansa, M5s e Linea Condivisa) tranne Azione, rappresentata dall’ex renziano del Pd Sergio Rossetti, che non lo ha sottoscritto e ha chiesto congedo dall’assemblea per “motivi personali”. Il no, invece, è arrivato dalla maggioranza compatta. All’inizio della seduta il capogruppo della lista Toti, Alessandro Bozzano, ha letto una lettera scritta dal governatore e consegnata all’assessore all’Ambiente Giacomo Giampedrone, che sabato ha potuto incontrarlo su autorizzazione della Procura: “Con una miopia politica con rari precedenti, oggi, con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la propria inadeguatezza a guidare questa Regione”, ha esordito il presidente arrestato. “Dopo un decennio di costanti sconfitte, politiche ed elettorali, la stessa classe dirigente della sinistra che ha saputo deludere i cittadini più di ogni altra, in una Regione dove fortissime erano le sue tradizioni, oggi intravede, grazie a una inchiesta della magistratura, la possibilità di recuperare un po’ del terreno perduto. E lo fa sfruttando l’eco di un’inchiesta che al momento è solo tale, senza rinvii a giudizio e tanto meno condanne”, sottolinea.
“Nella vostra mozione non c’è nulla di politico, anzi, c’è il contrario”, attacca Toti nella sua lettera. “C’è una politica che anziché difendere le proprie prerogative, autonome e parallele a quelle degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta, nella speranza di raccogliere qualche briciola. Che delusione, per gli eredi di una tradizione che della centralità della politica aveva fatto la propria stella polare, ritrovarsi oggi a balbettare e ripetere quanto letto sui giornali circa un’inchiesta ancora tutta da verificare. Ci saremmo aspettati, anche da parte vostra, un’orgogliosa volontà di portare avanti un mandato popolare che pure anche voi, per sedere qui, avete ricevuto. Ha purtroppo prevalso la volontà di screditare il vostro ruolo e quello del Consiglio di cui fate parte, chiamato da voi a un dibattito pregiudiziale che anticipa le stesse rilevanze istruttorie. Avete deciso di continuare sulla strada di una politica con la “p” minuscola, subalterna, pur di approfittare di questo presunto momento di debolezza, cercando di raggiungere un obiettivo che non ritenete raggiungibile con le vostre capacità e la vostra credibilità”, polemizza il governatore. Fino alla conclusione: “Voi volete distruggere il modello Liguria che in questi anni, con la orgogliosa reazione al crollo del Morandi, è stato costruito. Anzi, volete che qualcos’altro lo distrugga per voi, mentre voi fate il tifo dagli spalti, senza neppure il coraggio di scendere in campo”.
Dopo l’intervento per interposta persona di Toti, il primo a parlare nel dibattito è stato il capogruppo del Pd Luca Garibaldi: “Le dimissioni di Toti sono un atto necessario, l’inchiesta ha dimostrato il fallimento politico e gestionale di cui il centrodestra è protagonista, una degenerazione politica e di etica pubblica che ha espropriato la democrazia”, ha attaccato. Poi è intervenuto Ferruccio Sansa, capogruppo dell’omonima lista e candidato governatore del centrosinistra alle ultime regionali: “Toti ha costruito un sistema di potere malato. Un potere in cui le istituzioni sono state distorte per fare gli interessi di pochi e non di tutti. Un potere che tradiva il senso della politica che invece di pensare al benessere di tutti pensava alla propria sorte. Oggi in aula non ci siamo solo noi consiglieri, tutti i liguri dovranno decidere da che parte stare”. “A causa del centrodestra la Liguria versa in una situazione imbarazzante e grave provocando un danno d’immagine alla nostra amata Regione”, ha invece attaccato Fabio Tosi del M5s. Che poi si è rivolto alla giunta: “Fate un favore alla Liguria. Dimettetevi. Fate un favore a voi stessi: chiedete ai cittadini se vi vogliono ancora lì per un altro mandato, alla guida dell’ente. Magari sì. Ma mettetevi in gioco e dimostrate di non temere le urne“. Per Gianni Pastorino, della gruppo di sinistra Linea Condivisa, “la mozione di sfiducia non è una mancanza di garantismo, ma piuttosto un atto necessario di responsabilità verso le istituzioni e verso le cittadine e i cittadini. Il presidente è coinvolto in vicende giudiziarie che ne impediscono l’efficace guida amministrativa e politica”.
Parlando alla stampa durante una pausa dei lavori dell’assemblea, il presidente facente funzioni Alessandro Piana (Lega) ha però allontanato l’ipotesi di dimissioni del governo regionale: “Abbiamo tutti i requisiti e le carte in regola per rimanere fino a fine mandato (nel 2025, ndr) salvo un’indicazione diversa da parte del presidente Toti. Nonostante il clima creato da alcuni operatori della comunicazione pronti a una condanna mediatica preventiva, tramite linciaggio morale e politico, Regione Liguria ha dimostrato di saper proseguire la sua attività e quella degli enti coinvolti senza alcuna sosta. Non vorremmo che oggi la minoranza sfruttasse le indagini per poter fare un colpo di mano e andare subito al voto”, ha attaccato.
All’entrata del Consiglio regionale, come già nelle scorse sedute, si sono radunate alcune decine di manifestanti che hanno mostrato cartelli contro la corruzione in politica contestando l’arrivo degli eletti di centrodestra. L’associazione “Genova che osa” ha messo in atto un flash mob con alcune paia di scarpe depositate di fronte all’entrata dell’assemblea (video), accompagnate dallo striscione “contro mafia e corruzione in politica“. All’inizio della seduta in Aula, Ferruccio Sansa ha chiesto la parola per denunciare che “gli spalti del pubblico in sala” fossero “stati concessi a sostenitori del centrodestra prenotati via mail“. Il presidente dell’assemblea Gianmarco Medusei, della Lega, ha replicato: “Non mi risulta ci siano state prenotazioni, si sono seguite le regole, chi prima arriva prima si siede nei banchi del pubblico”.