Il “condono” per i docenti specializzati sul sostegno all’estero messo in atto dal Governo e la scelta del maestro o del professore da parte delle famiglie dei disabili, dividono il mondo della scuola, tanto che martedì pomeriggio il Comitato docenti di sostegno con la Uil Scuola e la Flc Cgil, scenderanno in piazza, davanti al ministero di viale Trastevere, per far sentire la loro voce.

A finire sul banco dell’accusa sono le modifiche al Decreto ministeriale 249/2024 in materia di graduatorie, ma anche l’ultima decisione presa dal Consiglio dei ministri, nei giorni scorsi, che prevede la misura della conferma del supplente per l’anno scolastico successivo a discrezione del dirigente scolastico e della famiglia dell’alunno.

Il caso è nato perché ora gli specializzati all’estero in attesa di riconoscimento del titolo, sono stati inseriti “a pettine” nelle graduatorie” e potrebbero accedere alle supplenze prima dei precari specializzati in Italia.

A spiegare la questione a ilfattoquotidiano.it è Alessio Golia coordinatore del Comitato: “Le specializzazioni estere sono quelle prese on-line in pochi giorni, sono titoli rilasciati da Paesi dove l’inclusione non esiste o non è attuata come nel nostro Paese, inoltre questi colleghi non hanno svolto neanche tirocini nelle scuole, pertanto la loro preparazione non è paragonabile a quella che noi abbiamo svolto in Italia, in presenza, durante otto mesi, con tre prove selettive, esami in itinere, laboratori e tirocini. C’è il reale rischio di affidare gli alunni a dei docenti non competenti nella attività di sostegno e inoltre avallando questi titoli di studio si favorisce il proliferare dei cosiddetti ‘diplomifici'”.

Stiamo parlando – secondo i dati che fornisce Golia – di circa 11mila persone che per la maggior parte hanno conseguito questi titoli in Spagna e in Romania, magari senza neanche frequentare i corsi. A sostenere Golia è anche Saverio Pantuso, segretario della Uil Scuola Rua Lazio, che dice: “Siamo fortemente contrari riguardo alla soluzione adottata dall’Amministrazione in relazione ai titoli conseguiti all’estero. Valutare entro l’inizio del prossimo anno scolastico le oltre undicimila istanze dei docenti con il titolo conseguito all’estero, avrebbe evitato negative ricadute sulla continuità didattica degli alunni e controproducenti fratture tra i precari. Per ridurre il contenzioso si approva un provvedimento ad hoc che interviene su un’ingiustizia. Il sistema misto – titoli esteri e italiani – contribuisce a creare divisione tra i precari incidendo negativamente anche sul pieno funzionamento della scuola”.

Ma non solo. C’è un altro tema che il Comitato solleva: “La decisione di attribuire fino a 36 punti in graduatoria di sostegno a coloro i quali si sono iscritti ai nuovi percorsi abilitanti su materia, falsa completamente le graduatorie nei quali siamo inseriti: insegnanti non interessati a svolgere attività di sostegno potrebbero accedere prima di noi alle supplenze. Chiediamo la possibilità di frequentare immediatamente questi corsi ai quali non abbiamo potuto iscriverci per una questione di tempo ed acquisire gli stessi punti che potrebbero riequilibrare la situazione”.

Golia mette l’accento sul fatto che “tutto ciò ha destabilizzato le graduatorie. I corsi organizzati dalle Università a febbraio – marzo 2024 sono durati solo due mesi attribuendo fino a 36 punti”, dice.

Secondo la Uil i docenti pagano le inefficienze del ministero. Solo pochi riusciranno ad ottenere i trenta Cfu (Crediti formativi universitari) in tempo e ad avere i 24 punti aggiuntivi nelle graduatorie provinciali di supplenza valevoli anche nell’eventuale graduatoria per il sostegno. “Si alimenta – dice Pantuso – in questo modo la contrapposizione, che andava assolutamente evitata, tra docenti precari con il rischio di contenzioso per l’amministrazione. Contenzioso che inevitabilmente avrà delle ricadute anche sulla continuità didattica degli alunni”.

Al Comitato non piace nemmeno l’idea che le famiglie possano decidere che insegnante scegliere. Con il nuovo provvedimento, ottenuta la conferma del docente in servizio nel precedente anno scolastico, previa valutazione da parte del dirigente scolastico, mamme e papà potranno chiedere di avere ancora il maestro o professore dell’anno precedente: “Un’ impostazione – spiega la Flc Cgil – che mina profondamente la trasparenza del sistema di reclutamento fondato sullo scorrimento delle graduatorie pubbliche”.

È ancora Golia a nome del Comitato a prendere una posizione netta: “La nostra professionalità ora è messa in discussione dai genitori. Siamo in balia della simpatia o meno che possono avere nei confronti di un professionista. È un principio inaccettabile in un Paese democratico”.

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