Per la Lega, esultante, è il superamento dell’era Speranza. Per il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto in conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, si va finalmente “incontro ai cittadini” con “provvedimenti […] frutto di lavoro di confronto con le regioni, gli Ordini professionali e le associazioni dei cittadini, che sono i veri scontenti delle liste d’attesa”. Parlano di “palla immensa” (copyright De Luca) e “fuffa” elettorale le opposizioni, in particolare il Pd che rinfaccia al governo di intervenire su un tema che i democratici presidiano da tempo – quello delle liste d’attesa – senza stanziare le necessarie risorse. Duro anche il leader del M5s, Giuseppe Conte: “Gli italiani attendono 31 ore per un Pronto soccorso e file lunghissime per un qualsiasi esame. La politica di governo scopre la sanità solo in campagna elettorale”. Ma è dalle regioni che arrivano le parole più dure. “Le Regioni hanno avuto il testo del decreto a poche ore dal consiglio dei ministri e quindi significa che il nostro parere non si è ritenuto utile acquisirlo preventivamente. Quindi ci si risparmi almeno l’imbarazzo di dover smentire ogni riferimento alla concertazione con le regioni. Ci riuniremo nei prossimi giorni e faremo pervenire le nostre proposte di modifica del decreto concordate in modo unanime”. Così Raffaele Donini, coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità in Emilia-Romagna.

Di certo c’è poi che il nodo delle risorse ha fatto litigare il governo nelle scorse settimane e l’esecutivo alla fine è stato infine costretto a suddividere l’intervento in due tronconi. Il primo, un decreto legge, immediatamente operativo e di fatto supportato da pochi fondi – circa 300 milioni – che ha in verità già sollevato le proteste delle Regioni per modi e tempi di attuazione. Il secondo, un ddl, dai tempi di approvazione decisamente più laschi, che dovrebbe riordinare la materia facendo affidamento su fondi – le stime dicono tra 600 milioni e 1,3 miliardi – ancora più incerti.

IL DECRETO – Nel dettaglio il decreto prevede all’articolo 1 l’istituzione presso Agenas di una piattaforma nazionale per le liste d’attesa con l’obiettivo di disporre per la prima volta di un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie”. La piattaforma dovrà dialogare con le piattaforme regionali delle liste di attesa, oggi spesso ancora incompatibili tra loro. Inoltre se “Agenas riscontra inefficienze o anomalie nell’ambito del controllo delle agende di prenotazione, può procedere con audit nei confronti delle aziende sanitarie. Lo scopo è quello di superare insieme eventuali difficoltà riscontrate.

All’articolo 3 si definisce invece “l’obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato” e si prevede la “nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici (deve essere collegato e interoperabile); per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell’accreditamento istituzionale. Inoltre se “le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. Le modalità sono definite con decreto del ministro delle Salute da adottarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.

Viene poi indicato il “divieto per le aziende sanitarie e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione. Il Cup deve attivare un sistema di recall per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate che, nelle stime del governo, arriva al 20 per cento dei casi. Quanto al cittadino che non effettua la visita o l’esame prenotato senza preavviso, il decreto prevede che dovrà pagare ugualmente il ticket.

L’articolo 4 è dedicato alle visite e agli esami diagnostici anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. “Per evitare abusi dell’attività in intramoenia, a scapito dell’attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria, si legge. Per quanto riguarda il tetto di spesa per il personale (Articolo 5), tuttavia, sulla norma pendono verifiche con il Mef. Nel testo si legge che viene innalzata “la spesa per il personale di un importo complessivo pari al 15% dell’incremento del Fondo sanitario rispetto all’anno precedente. Dal 2025 viene abolito e sostituito da un altro meccanismo che non è di tipo vincolante ma legato alla programmazione delle aziende sulla base di un fabbisogno standard di personale sanitario”. L’articolo 6 affronta l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato, ma anche in questo caso pendono le verifiche con il Mef. “Aumenta per gli anni 2025 e 2026 la quota del fondo sanitario nazionale che le Regioni possono usare per l’acquisto di prestazioni da privato convenzionato rispetto a quanto già previsto dalla legge di bilancio 2024” si legge. Inoltre con l’articolo 7 “si istituisce una infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale per la telemedicina”.

IL DDL – Un Registro nazionale per le segnalazioni dei cittadini, esami per la diagnostica di primo livello disponibili negli studi dei medici di famiglia e alcune prestazioni anche in farmacia. Sono alcune delle misure che si punta a introdurre con il Ddl che accompagna il decreto legge sulle liste d’attesa e che ha l’obiettivo di introdurre quelle misure che richiedono un maggior impegno economico, misure di garanzia sui tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie che toccano vari aspetti: il governo generale delle liste d’attesa, il capitolo delle misure di incentivi al personale e meccanismi di premialità, e sanzioni legati al raggiungimento degli obiettivi prefissati su questo fronte.

Dalle ultime bozze circolate è previsto che sia un provvedimento composto da 14 articoli. Il passaggio sul Registro segnalazioni prevede che questo sia attivo sul portale del ministero della Salute. Sarà uno spazio dove sarà possibile segnalare disservizi nell’erogazione delle prestazioni. Si prevede che le aziende sanitarie locali eroghino prestazioni di specialistica ambulatoriale tramite gli ospedali, l’attivazione della diagnostica di primo livello negli studi dei medici di famiglia (per esempio ecografia, elettrocardiogramma), nonché nel privato accreditato. E sempre con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa, si prevede la possibilità di svolgere alcune prestazioni anche in farmacia (prelievo, esami del sangue, tamponi), con personale adeguatamente formato e nei laboratori convenzionati.

Ci sono poi le misure per il personale, dall’aumento della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive alla cosiddetta indennità di disagio, dal ricorso agli specialisti ambulatoriali interni per il recupero delle liste d’attesa (misura per cui si stima uno stanziamento di 100 milioni per aumentare a 100 euro la tariffa oraria per la prestazione dello specialista). E ancora un passaggio sugli incarichi libero professionali per gli specializzandi (fino a 10 ore), per valorizzarne il ruolo di contributo alla riduzione delle liste d’attesa e la possibilità di ricorrere a contratti di lavoro autonomo per frenare il fenomeno dei gettonisti. Altro capitolo dovrebbe essere secondo lo schema quello dedicato al sistema di premi e sanzioni per incentivare il raggiungimento degli obiettivi.

Quanto al sistema nazionale di governo delle liste d’attesa, si punta a una maggiore efficacia. La cabina di regia, presieduta dal ministro, sovrintende all’elaborazione del piano nazionale e vigila sulla sua attuazione. Le Regioni varano iniziative per garantire l’effettiva erogazione delle prestazioni e il rispetto dei tempi, monitorano e prevedono misure in caso di mancato rispetto dei tempi, danno direttive ai Dg delle aziende. Un cenno anche al nodo dell’appropriatezza prescrittiva che verrà definito nel dettaglio con un successivo decreto del ministro della Salute, e infine altre misure in arrivo riguardano il rafforzamento dei dipartimenti regionali di salute mentale con l’utilizzo delle risorse comunitarie del programma nazionale Equità della salute 2021-2027, secondo la bozza. Si affronteranno anche i temi della qualificazione dei percorsi per la presa in carico e reinserimento di pazienti psichici autori di reati; dei piani regionali per la presa in carico di chi soffre di disturbi della nutrizione e alimentazione; dell’attuazione degli obiettivi di prevenzione, presa in carico e di lavoro in rete per i disturbi dell’adulto, dell’infanzia e dell’adolescenza. Nel Ddl dovrebbe entrare anche l’istituzione della Scuola nazionale dell’alta amministrazione sanitaria per specializzare e professionalizzare i vertici dirigenziali del Ssn.

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