Giustizia & Impunità

Ruspe sul ghiacciaio tra Cervinia e Zermatt a oltre 3mila metri, quattro indagati per i lavori “privi di autorizzazione”

Quattro indagati per i lavori oltre tremila metri di altitudine, con le ruspe che trituravano il ghiacciaio. Il caso delle gare di Coppa del mondo di sci a Zermatt-Cervinia si arricchisce di una nuova puntata: la Procura della Repubblica di Aosta ha chiuso l’inchiesta sul cantiere, allestito sul ghiacciaio del Teodulo, iscrivendo nel registro degli indagati quattro persone. Come anticipato dall’Ansa, il pubblico ministero Giovanni Roteglia contesta la realizzazione senza autorizzazione di uno scavo trasversale alla lingua del ghiacciaio. Scavo lungo ben 330 metri e largo otto. Le persone coinvolte sono Federico Maquignaz, presidente e amministratore delegato della Cervino spa, società che gestisce le piste italiane, il suo predecessore, Herbert Tovagliari, l’operatore della pala meccanica che ha scavato e lo svizzero Franz Julen, presidente del comitato organizzatore.

Le polemiche sui lavori erano scoppiate lo scorso anno, quando il fotografo svizzero Sébastien Anex aveva diffuso alcune immagini delle ruspe che stavano spaccando il ghiacciaio – già in sofferenza per via dei cambiamenti climatici – a oltre 3mila metri sul livello del mare. Gli organizzatori volevano a tutti i costi che venissero disputate – dopo la cancellazione nel 2022 causa siccità – le gare di discesa libera maschile e femminile sulla nuova pista transfrontaliera (poiché unisce Svizzera e Italia), la Gran Becca. Ma a metà ottobre la la Commissione cantonale delle costruzioni (CCC) del Canton Vallese aveva ordinato la sospensione dei lavori e aperto un procedimento giudiziario. Stessa cosa aveva fatto la Procura di Aosta, con l’avvio di un fascicolo.

Secondo gli inquirenti, al cantiere si stava lavorando a una pista di collegamento, tra quella principale e il ghiacciaio di Plateau Rosà, che non risulta nei progetti autorizzati. La contestazione riguarda in particolare l’articolo 181 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, cioè “Opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa”. Maquignaz, Tovagliari e l’operatore della pala meccanica sono difesi dall’avvocato Corrado Bellora, Franz Julen – che è anche presidente della società degli impianti di risalita di Zermatt (Zermatt Bergbahnen) – dall’avvocato Federico Fornoni, entrambi del foro di Aosta. Gli accertamenti sono stati condotti dal Corpo forestale della Valle d’Aosta su iniziativa della stessa procura, diretta dal pm Luca Ceccanti.

Ironia della sorte, le gare sono state cancellate anche nel 2023. In quell’occasione non fu la siccità a fermare organizzatori e atleti ma le nevicate e il forte vento (spesso presente in quell’area alpina). Nonostante un contratto stipulato fino al 2026 e investimenti milionari, la Fis (Federazione internazionale sci e snowboard) ha annunciato lo scorso marzo – supportata dagli atleti – di non includere le gare di Zermatt/Cervinia nel proprio calendario.

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