Bloccati dalla paura e immobili. Questo lo stato in cui sono state descritte le vittime del Natisone prima del tragico esito di questa vicenda. Scandagliare cosa sia successo nelle loro menti in quegli istanti in cui ancora si tenevano stretti fuori dall’acqua, è davvero complesso. Probabilmente più di un fattore ha contribuito a quell’immobile abbraccio prima di essere travolti dalla furia della corrente. Tra questi il più quotato è un effetto psicologico noto col nome di “freezing”. I media hanno riportato di come i vigili del fuoco avessero detto ai ragazzi di tenersi stretti per resistere all’impeto delle acque; in più i parenti hanno riferito che le ragazze non sapevano nuotare. A questo va aggiunto probabilmente il non aspettarsi che l’acqua salisse così in fretta come poi ha fatto. Tutti elementi che possono spiegare, in un complicato intreccio, quanto accaduto. Ma ai quali va aggiunto un ulteriore tassello quello probabilmente appunto di un particolare stato psicologico legato alla situazione specifica, quale quello del “freezing”.
Di norma la paura è una risposta sana ed evolutivamente ragionevole ad una situazione di pericolo, alla quale ci permette di reagire con prontezza. Può capitare, però, che la paura superi un certo livello di soglia arrivando a sopraffare il soggetto che la prova, paralizzandolo ed impedendogli quelle stesse reazioni che una paura “sana” porterebbe. Alcuni studi hanno rilevato che in situazioni di catastrofi come incidenti aerei, molti decessi non sono dovuti all’incidente stesso ma agli scorretti comportamenti dei passeggeri pietrificati dal terrore.
Una esitazione, ad esempio durante una evacuazione, può essere fatale. La psicologa Pamela Busonero sentita da diverse testate ha commentato spiegando che quando si è di fronte ad una situazione in cui non si riesce ad affrontare la minaccia né a fuggire da essa. La paralisi, peraltro, non è solo fisica. Raggiunge una profonda “stasi cerebrale” che impedisce di ragionare razionalmente e di analizzare la situazione, ostacolando quindi la presa di decisioni e iniziative che permetterebbero di salvarsi dalla minaccia. Questa condizione potrebbe dare conto – insieme agli altri fattori – delle difficoltà dei tre giovani a salvarsi quando ancora era forse possibile, ed aggiunge un ulteriore fosca nota a questa vicenda già particolarmente triste.