Condanna confermata. Ad Amanda Knox i giudici della Corte d’appello di Firenze hanno inflitto tre anni per avere calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher coinvolgendolo nel delitto per il quale è stato poi prosciolto essendo risultato completamente estraneo. Knox ha assistito alla lettura della sentenza con accanto il marito e i suoi difensori. La condanna per calunnia era diventata definitiva ma poi la Cassazione ha disposto un nuovo esame delle accuse dopo che la Corte europea ha riconosciuto la violazione del diritto di difesa. I difensori della cittadina americana hanno annunciato subito ricorso in Cassazione.

Gli avvocati: “Un errore giudiziario” – “Una sentenza ingiusta, un errore giudiziario, perché io sono innocente” ha detto l’imputata che ha lasciato, tra le lacrime, il palazzo di giustizia da un’uscita secondaria, senza affrontare i giornalisti della carta stampata e delle televisioni, tanti anche gli americani presenti. Ha lasciato che a parlare per lei fossero i suoi avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati: “Amanda è delusa, amareggiata, sconforta per una condanna ingiusta. Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza entro 60 giorni e sicuramente faremo ricorso contro la condanna in Cassazione”. “Amanda pensava di poter mettere un punto fermo a questa vicenda – hanno aggiunto i legali – Leggeremo le motivazioni dei giudici con il massimo rispetto, ma quasi certamente quello che giudichiamo un errore giudiziario dovrà essere sanato. Anche il tema del computo della pena dovremo verificarlo. Non ci aspettavamo questo tipo di risposta giudiziale e ci sembrava che la decisione dovesse andare verso l’innocenza, e anche le sue dichiarazioni di oggi confermavano che il reato era insussistente”.

“Questo pronunciamento è assolutamente in linea con tutti i giudicati effettuati da tutte le corti di merito e di legittimità che si sono pronunciate in ordine alla colpevolezza di Amanda Knox per il delitto di calunnia. La nostra aspettativa, quindi, era di conferma della condanna. Patrick è sempre stato ligio a quelle che sono state le sentenze di tutte le corti di giustizia e apprende questa sentenza con soddisfazione, in continuità con quanto da sempre era stato già giudicato – ha detto l’avvocato Carlo Pacelli, legale di Patrick Lumumba- La Corte di assise di appello di Firenze ha ribadito la colpevolezza di Amanda Knox quale autrice del delitto di calunnia. Amanda Knox è la calunniatrice di Lumumba”.

Raffaele Sollecito – “Ho sempre detto e ribadito che sono stati violati i nostri diritti durante quegli interrogatori e il fatto che lei abbia accusato una persona terza era conseguente all’errore e all’atteggiamento degli inquirenti che non hanno minimamente rispettato nessuna regola e nessuno dei nostri diritti. Mi dispiace per questo epilogo” ha detto Raffaele Sollecito. “Per giorni e ore non ci hanno minimamente dato la possibilità di renderci conto che eravamo indagati, che potevamo avere un legale, hanno creato solo confusione con sommarie informazioni sui verbali senza alcuna registrazione”, osserva Sollecito ricordando quanto stabilito nella pronuncia della Corte di Strasburgo sulle violazioni al diritto all’assistenza difensiva e linguistica.

Sollecito è convinto che da parte di Knox non c’era nessuna volontà di calunniare Lumumba: “È impensabile – sottolinea – non c’era stato mai nessun attrito, non c’era nessuna volontà” di calunniarlo. Amanda Knox, per l’udienza, è venuta insieme al marito a Firenze ma lei e Sollecito non si incontreranno come invece avvenne due anni fa quando, in occasione di un’altra visita della ragazza americana in Italia, andarono insieme a visitare Gubbio: “Ci siamo sentiti brevemente – riferisce Sollecito – Io sono impegnato con il lavoro e non posso, mi dispiace ma non riesco”.

Le dichiarazioni spontanee – “Non avrei mai testimoniato contro Patrick, come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l’assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro, ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente. Chiedo umilmente alla Corte di dichiararmi innocente” aveva detto l’imputata – assolta in via definitiva per l’omicidio di Meredith Kercher nel 2015 insieme all’allora fidanzata Raffaele Sollecito – rendendo dichiarazioni spontanee in italiano nell’aula della Corte d’assise d’appello di Firenze per difendersi nel processo chiamato a stabilire se sia responsabile di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, nell’ambito della vicenda giudiziaria per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1° novembre 2007. Poi i giudici sono entrati in camera di consiglio.

Pochi giorni dopo il delitto, il 6 novembre, in un memoriale Knox indicò agli inquirenti Lumumba, all’epoca suo datore di lavoro in un pub perugino, come il presunto autore del delitto. “Patrick mi ha insegnato a parlare l’italiano, si è preso cura di me – ha detto la 36enne cittadina americana – Prima dell’arresto, mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non essere stata così forte di resistere alle pressioni polizia e che lui ne abbia sofferto. Ero una ragazza di 20 anni spaventata, ingannata, maltrattata dalla polizia. Il 5 novembre 2007 è stata la notte peggiore della mia vita. Pochi giorni prima la mia amica Meredith era stata uccisa nella casa che condividevamo. Ero scioccata, era un momento di crisi esistenziale terribile – ha continuato Amanda Knox – La polizia mi ha interrogata per ore in una lingua che non conoscevo. Sii rifiutavano di credermi, mi davano della bugiarda, ma io ero solo terrorizzata. Non capivo perché mi trattavano in questo modo, minacciandomi di farmi avere una condanna a 30 anni se non ricordavo ogni dettaglio. Un poliziotto mi ha dato uno scappellotto in testa dicendomi: ‘ricorda’”.

La richiesta dell’accusa – Nella precedente udienza del 10 aprile il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto di confermare la condanna a 3 anni. Secondo la difesa, invece, Amanda, che comunque avrebbe già scontato la pena avendo trascorso preliminarmente 4 anni in carcere, è da assolvere perché vittima di un errore giudiziario come Lumumba, che venne arrestato malgrado avesse 12 testimoni che lo scagionavano dopo 14 giorni in prigione.

Per l’omicidio di Meredith l’unico condannato a 16 anni in rito abbreviato è stato Rudy Guede. In apertura di udienza la parte civile ovvero l’avvocato Carlo Pacelli, difensore di Lumumba, ha presentato una memoria, depositata il 30 maggio scorso. La Corte, però, dopo dieci minuti di camera di consiglio, aveva dichiarato il documento irricevibile perché non era stata presentata contestualmente alle conclusioni delle parti. Lumumba non è presente in aula. Secondo alcuni fonti sarebbe a Perugia, mentre per altre sarebbe rimasto in Polonia con la moglie polacca dove vive e lavora.

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