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“Beagle uccisi anziché curati e nutriti con cibo pieno di vermi e feci”: 4000 cani salvati dall’allevamento-lager. Multa record da 35 milioni di dollari

Questo dovrà pagare la Envigo RMS LLC, azienda con sede in Virginia, negli Stati Uniti, per crudeltà sugli animali

di Davide Turrini
“Beagle uccisi anziché curati e nutriti con cibo pieno di vermi e feci”: 4000 cani salvati dall’allevamento-lager. Multa record da 35 milioni di dollari

4000 beagle salvati dalla vivisezione e 35 milioni di dollari di multa. Questo dovrà pagare la Envigo RMS LLC, azienda con sede in Virginia, negli Stati Uniti, per crudeltà sugli animali. Si tratta della più grande pena pecuniaria mai comminata negli Usa ai sensi dell’Animal Welfare Act. La storia dei 4000 beagle sottoposti alle più impensabili e atroci torture è stata raccontata nel 2022 quando le associazioni animaliste statunitensi (in primis la Humane Society) riuscirono ad ottenere dai pubblici ministeri federali di citare in giudizio la Envigo RMS LLC. Secondo i giudici la società aveva trascurato i cani a causa di cure veterinarie inadeguate, cibo infestato da insetti e condizioni antigieniche dilaganti. Le accuse costrinsero l’azienda a cedere più di 4.000 beagle ad organizzazioni no-profit per poi farli adottare. Dopo quasi due anni è stato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) a stabilire una multa storica contro la Envigo in quanto “ha promosso una cultura aziendale che privilegiava il profitto e la convenienza rispetto al rispetto della legge”.

“Questo approccio insensibile ha portato a conseguenze disastrose: il trattamento disumano degli animali e la contaminazione dei nostri corsi d’acqua”, ha affermato in una nota Christopher Kavanaugh, procuratore statunitense per il distretto occidentale della Virginia. La società madre di Envigo, Inotiv, ha accettato di pagare la cifra record a otto cifre. Ha inoltre concordato di non allevare cani per i prossimi cinque anni. “Non effettuando i necessari aggiornamenti delle infrastrutture e assumendo il personale necessario, non abbiamo rispettato i nostri standard di benessere degli animali e dell’ambiente e ci scusiamo con il pubblico per il danno causato dalla nostra condotta”, ha affermato l’azienda mettendo, è proprio il caso di dire, la coda tra le zampe. L’impianto di allevamento nel Cumberland, di proprietà di Envigo RMS, è stato inoltre citato in giudizio a maggio 2024 dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. L’agenzia federale ha accusato l’azienda di molteplici atti di crudeltà sugli animali.

Gli ispettori hanno scoperto che alcuni cani venivano uccisi invece di ricevere cure veterinarie di base per condizioni che possono essere facilmente curate (quello che è accaduto nell’allevamento di beagle a Green Hill in Italia e che continua ad avvenire in decine di luoghi della tortura e della morte a pochi passi dalle nostre abitazioni ndr). Gli animali venivano anche nutriti con cibo che conteneva vermi, muffe e feci, mentre ad alcune madri che allattavano non veniva dato nulla da mangiare. Il salvataggio dei 4.000 cani dalla struttura nell’agosto 2022 ha portato a uno sforzo a livello nazionale da parte dei rifugi per animali per trovare nuovi proprietari dei cani negli Stati Uniti.

Lunedì scorso il Dipartimento di giustizia ha dichiarato che Envigo aveva ammesso di aver “cospirato per violare consapevolmente l’Animal Welfare Act non fornendo, tra le altre cose, adeguate cure veterinarie, personale adeguato e condizioni di vita sicure per i cani ospitati presso la struttura della contea di Cumberland”. Anche la società sorella dell’allevatore, Envigo Global Services Inc, ha ammesso di aver violato – come riporta la BBC – il Clean Water Act non trattando adeguatamente le acque reflue, influenzando negativamente la salute dei cani e contaminando l’ambiente. L’accordo prevede che la società paghi 22 milioni di dollari al governo degli Stati Uniti, circa 1,1 milioni di dollari alla Virginia Animal Fighting Task Force e circa 1,9 milioni di dollari alla Humane Society degli Stati Uniti per il loro aiuto nel salvataggio dei beagle.

L’accordo sarà approvato formalmente da un giudice il 7 ottobre. Infine, è ovvio che la vicenda ha comunque un tratto paradossale, ovvero che negli Stati Uniti – come in molti paesi occidentali – esiste una legge sui maltrattamenti dei cani ma non sulla loro uccisione. In sostanza la legge non riguarda il fatto che l’utilizzo di beagle per test di vivisezione li possa portare inevitabilmente alla morte, ma che in questo terrificante percorso di cavie destinate a morire vi sia un trattamento non disumano a norma di legge. Forse per la vita degli animali è ancora pochissimo, chissà. Intanto i 4000 beagle vivono felici da cani e non da cavie con le loro nuove famiglie umane.

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