La plastica invade il nostro ambiente. È entrata così intimamente nelle nostre vite che ne possiamo trovare microframmenti dentro di noi, nel sangue, nelle urine, nel liquido seminale. E nei testicoli. Lo ha rilevato un recente studio pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences, che ha testato 23 testicoli umani e 47 testicoli di cani da compagnia, trovando un’elevata presenza di microplastiche in ogni campione analizzato che si collegava a una ridotta presenza di spermatozoi. I testicoli dei cani sono stati ottenuti da studi veterinari che hanno condotto operazioni di castrazione; Quelli umani da salme di uomini di età compresa tra 16 e 88 anni sottoposte ad autopsie nel 2016. A causa delle metodologie di conservazione dei campioni umani, gli esperti non hanno potuto misurare il numero di spermatozoi. Tuttavia, è stato possibile farlo con i testicoli dei cani: il conteggio è risultato inferiore nei campioni con maggiore contaminazione da PVC. I risultati di questo studio, ricordano gli stessi scienziati, richiedono ulteriori ricerche per dimostrare che le microplastiche causino effettivamente una diminuzione del numero degli spermatozoi.

Il primato delle ricerche italiane
Ma non è certo l’unica ricerca su questo fenomeno. Ormai da decenni sappiamo che il numero degli spermatozoi negli uomini è in calo. Sotto accusa c’è l’inquinamento chimico. In Italia, in questo ambito di studi un grande contributo lo sta offrendo un team di ricercatori di diverse università italiane, guidato dal dottor Luigi Montano dell’Asl di Salerno, già Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana. Che non si meraviglia dei risultati di questa ricerca su cani e esseri umani, visto che lui e il suo team hanno prodotto di recente alcune ricerche che rappresentano degli apripista in questo settore. Per esempio, hanno esaminato campioni di sperma che appartengono a uomini sani, non fumatori, residenti in un’area della Campania con criticità ambientali, la cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Il campione è numericamente piccolo ma i risultati significativi: sei test su dieci sono risultati positivi alla presenza di microplastiche. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment nel luglio del 2023 e presentata a vari congressi nazionali ed internazionali. Lo studio rientra nell’ambito delle attività del progetto EcoFoodFertility, la prima ricerca multicentrica al mondo di biomonitoraggio umano sul rapporto ambiente, alimentazione e salute riproduttiva. “Finora gli studi sulle microplastiche condotti sull’uomo nelle varie matrici biologiche e tessuti sono stati eseguiti su piccoli numeri, per le complessità operative di studio; anche il nostro, pur su pochi campioni, ha comunque fatto rilevare una tendenza alla possibile influenza negativa sui parametri spermatici, già ampiamente confermata nel mondo animale”, spiega al FattoQuotidiano.it Montano. Lo stesso gruppo di ricercatori aveva pubblicato sempre per la prima volta sulla rivista Toxics nel gennaio 2023 un articolo in cui si rilevava la presenza di microplastiche nelle urine in residenti dell’area nord di Napoli e Salerno, e molto recentemente in preprint sulla piattaforma Medxriv (aprile 2023). Subito dopo è stato sottoposto a un’importante rivista internazionale: dallo studio si rileva la presenza di microplastiche anche in 14 su 18 campioni di fluidi follicolari di donne sottoposte a fecondazione assistita, evidenziando peraltro una correlazione fra la concentrazione di microplastiche e alcuni parametri collegati alla funzione ovarica. “Grazie alla multidisciplinarietà del nostro team, dove oltre ad andrologi, ginecologi, biologi, epidemiologi, ci sono chimici, agronomi, veterinari, fisici, giuristi cerchiamo di operare in ottica One Health. E pur partendo dalla fertilità maschile, dove il seme umano rappresenta una vera ‘sentinella’ della salute ambientale e generale, il campo della nostra attività di ricerca si è allargato sul fronte femminile e di recente in ambito veterinario e agroalimentare”, continua Montano.

Che cosa sono le microplastiche
Le microplastiche sono le particelle e i frammenti di plastica con dimensione inferiore ai cinque millimetri; anche se si sta ancora discutendo sul limite inferiore. Da dove provengono? “Sono numerosissime le fonti di queste particelle”, spiega Montano. “Provengono da tutto il materiale plastico, ma anche da cosmetici, dentifrici, che degradandosi invadono tutta la catena alimentare, in particolare il pesce”. Nello sperma umano, per esempio, sono stati scoperti molti componenti chimici, come polipropilene (Pp), polietilene (Pe), polietilene tereftalato (Pet), polistirene (Ps), polivinilcloruro (Pvc), policarbonato (Pc), poliossimetilene (Pom) e materiale acrilico. La loro grandezza varia dai 2 ai 6 micron: più piccoli di un granellino di pulviscolo atmosferico. Le vie di ingresso nell’organismo umano possono avvenire quindi attraverso l’alimentazione, ma anche la respirazione e per via cutanea”.

L’era del Plasticene
La plastica è dappertutto a tal punto che potremmo definire la nostra era quella del “plasticene”, come sottolinea sempre l’esperto, a rimarcare come la plastica faccia ormai parte della morfologia della Terra. A cui Montano aggiunge il termine “plasticemia”, per indicare una situazione patologica in cui siamo immersi. Una considerazione che sembra lasciarci anche poche chance per rimediare. In realtà, “Per difendersi occorre disintossicarsi agendo su due grandi fattori: la bonifica ambientale, eliminando tutte queste fonti di inquinamento, e quella individuale. Per la prima occorrono interventi sistemici, in cui politica e società devono trovare sinergie efficaci, ma ci vuole molto tempo per raggiungere risultati rilevanti”, continua l’esperto.

Come difenderci
Per la disintossicazione personale si può cominciare dal nostro stile di vita, utilizzando sempre meno elementi in plastica o che la contengono e orientandoci verso un’alimentazione che contrasti per quanto possibile l’azione pro-ossidante dei contaminanti in generale e quindi anche delle microplastiche. “Come una dieta ricca di cibi vegetali, frutta, verdura, olio extravergine d’oliva, cereali integrali, provenienti da agricoltura biologica, ad alta capacità antiossidante e detossificante, quella che in altre parole dovrebbe essere la ‘vera’ dieta mediterranea”, puntualizza Montano. “L’apparato riproduttivo è la parte più sensibile dell’organismo; gli esperimenti in corso stanno dimostrando sempre più quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un’emergenza da affrontare nell’immediato”, afferma l’esperto. “Avere trovato queste particelle in una matrice così sensibile per la conservazione e l’integrità del nostro patrimonio trasmissibile”, conclude Montano, “non è una notizia confortante: è a rischio il futuro della nostra specie, oggi più che mai minacciata nella sua essenza”.

Link di approfondimento
URINE. https://doi.org/10.3390/toxics11010040
SPERMA .(Science of the Total Environment) luglio 2023
Raman Microspectroscopy evidence of microplastics in human semen. Montano L*, Giorgini E, Notarstefano V , NotarTi, Ricciardi M , Piscopo M, Motta O Sci Total Environ 2023 Jul 31;901:165922. doi: 10.1016/j.scitotenv.2023.165922
FLUDI FOLLICOLARI: piattaforma medxriv (aprile 2024
First evidence of microplastics in human ovarian follicular fluid: an emerging threat to female fertility. Luigi Montano*. Salvatore Raimondo, Marina Piscopo, Maria Ricciardi, Antonino Guglielmino, Sandrine Chamayou, Raffaella Gentile, Mariacira Gentile, Paola Rapisarda, Gea Oliveri Conti, Margherita Ferrante, Oriana Motta. 2024 Mar 15;11(3):131. doi: 10.3390/vetsci11030131.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La chirurgia estetica è un atto medico a cui dare il giusto valore: non fate come Marco o Arianna

next
Articolo Successivo

Ventotto giorni di allenamento e sparisce la pancetta: a me è venuta l’ernia!

next