La campagna elettorale per le comunali di Firenze sembra un film già visto. Cambiano un po’ i protagonisti, ma la trama resta simile a quella di altre pellicole già proiettate in passato, nel corso di vecchi appuntamenti elettorali. Favorito per la vittoria finale il centrosinistra, che però rischia una brutta sorpresa, presentandosi ancora una volta diviso alle urne. Come sfidante, il centrodestra. Nonostante qualche attrito tra Fdi e Lega, nato dopo che il Carroccio ha paventato l’idea di candidare il generale Vannacci, la destra si presenta unita. Il candidato sindaco è un nome nuovo per la politica fiorentina, ma è famoso in città e ha poco da perdere: Firenze è a sinistra da sempre, un’altra sconfitta della destra non farebbe troppa notizia. Ma se, per caso, l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, dovesse battere Sara Funaro, la candidata dem e delfina del sindaco uscente Dario Nardella, questo sì che sarebbe un passaggio storico. Ed è per questo che Schmidt, confortato dalle divisioni interne dei suoi avversari, ci proverà fino alla fine. Il duello difficilmente si concluderà al primo turno, tra l’8 e il 9 di giugno. Per i sondaggi, infatti, nessuno dei due schieramenti riuscirà a raggiungere la maggioranza assoluta necessaria. Se questa previsione venisse confermata, il vincitore verrebbe designato solo dopo il ballottaggio, previsto il 23 e il 24 giugno. Ed è qui che potrebbero acquisire un ruolo tutt’altro che secondario gli altri protagonisti del film. Tra questi, a scommettere sul ballottaggio, c’è anche una vecchia conoscenza dei fiorentini, Matteo Renzi.

Al di là del bipolarismo rappresentato dalla coalizione di Sara Funaro (Pd, Lista Sara Funaro Sindaca, Avs, +Europa, Azione, Volt, Partito Repubblicano, Laburisti, Movimento Centro e lista Anima Firenze) e Eike Schmidt (FdI, Lega, Forza Italia, Eike Schmidt Sindaco), infatti, c’è una terza via: Stefania Saccardi. La candidata di Italia Viva, sostenuta anche da Psi e Libdem, al momento siede a fianco di Eugenio Giani, come vicepresidente e assessora all’Agricoltura di Regione Toscana. Qui, come a Palazzo Vecchio, Italia Viva e Pd sono alleati. Ma, dopo la scelta dei dem di non organizzare le primarie e forzare la mano, imponendo il nome di Sara Funaro, il partito di Renzi ha deciso di correre da solo. Anche perché Saccardi è un nome forte sul territorio: due volte assessora al Welfare di Firenze, in entrambe le giunte renziane a Palazzo Vecchio, la vicepresidente di Regione ha come obiettivo dichiarato (sebbene un po’ ambizioso) di arrivare al ballottaggio. Più realisticamente, stando a quanto dicono i sondaggi, il bottino di voti raccolto da Saccardi al primo turno farà molta gola sia a destra che a sinistra. Le preferenze del primo turno potranno diventare, così, una preziosa merce di scambio durante le trattative. Renzi lo sa e sembra averlo capito anche il Pd che, dopo la pubblicazione dei sondaggi, ha iniziato a canticchiare ai cittadini il solito ritornello sull’importanza del “voto utile per fermare la destra”. I voti del primo turno, però, oltreché per ufficializzare l’atteso ballottaggio, serviranno soprattutto per l’elezione dei membri del Consiglio comunale. E a questo gli altri partiti, e i loro elettori, difficilmente vorranno rinunciare.

Italia Viva non è l’unica forza politica a essersi sottratta alla coalizione di Funaro, dopo la scelta del Pd di non organizzare le primarie. Anzi, per prima era stata Cecilia Del Re, ex assessora all’Urbanistica, sfiduciata da Nardella per aver rilanciato l’idea del passaggio del tram al Duomo, a “denunciare” la forzatura voluta dal Nazareno. Per questo, forte del record di preferenze ricevute alle amministrative del 2019, correrà da sola per Palazzo Vecchio, con la lista Firenze Democratica. Seppur i sondaggi le conferiscano un peso minore, Del Re ha lo stesso obiettivo di Saccardi: raccogliere più voti possibili da portare sul tavolo delle trattative per il ballottaggio. Per il momento, infatti, Del Re ha deciso di non esporsi e non chiudere del tutto la porta a nessuna possibilità, neanche a un’eventuale alleanza con il centrodestra. Dipenderà dalle condizioni che si creeranno dopo il 9 giugno.

Nessuna alleanza al primo turno neanche tra Pd e Movimento 5 Stelle. Dopo settimane di trattative, che sembravano far presagire una fumata bianca finale, pentastellati e Dem non hanno trovato la giusta quadra. Lorenzo Masi, consigliere comunale uscente, correrà da solo per la poltrona di sindaco. Questo nonostante Masi si sia dimostrato a lungo interessato a una sorta di campo largo progressista per Firenze. Prospettiva che potrebbe essere stata solo rimandata di qualche settimana, in vista del 23 giugno. In questa decisione hanno avuto un ruolo anche le strategie nazionali dei due partiti: a Roma pensano che l’election day dell’8 e del 9 giugno, durante il quale i cittadini dovranno votare anche per le europee, non sia il momento giusto per sventolare alleanze. Qualche elettore potrebbe storcere il naso a vedere la sua forza politica di riferimento allearsi con alcuni avversari di lunga data. Vale per il Pd, come per il M5S: il risultato del singolo partito alle elezioni europee avrà un’eco importante sulla politica nazionale ed è meglio non rischiare di influenzare negativamente il voto su Bruxelles. Magari alleandosi con Azione, che fa parte della coalizione di Funaro.

Ha deciso di tenersi distante dal Pd, “troppo simile alle destre” nel modello di sviluppo della città, anche Dmitrij Palagi, il candidato più a sinistra tra i dieci che si presentano alle Comunali di Firenze. Eletto in Consiglio comunale nel 2019, rimanendo sempre in opposizione alla giunta Nardella, Palagi si dice intenzionato a non siglare alcun accordo con il Pd, indipendentemente dall’eventuale ballottaggio. È appoggiato da due liste: Sinistra progetto comune – che raggruppa Potere al Popolo, Possibile e Rifondazione comunista – e Sinistra ambientalista e solidale.

A chiudere il numeroso elenco di candidati sindaco per Firenze ci sono: l’ex Lega Andrea Asciuti, di Firenze Vera, appoggiato da Indipendenza di Alemanno e dagli antiabortisti del Popolo della Famiglia; Alessandro De Giuli di Firenze Rinasce; Francesco Zini di Firenze cambia; e Francesca Marrazza della lista civica Ribella Firenze, nata dalla rete di comitati di cittadini sorti spontaneamente in questi anni, sia sul territorio che sul web.

Tanti i temi caldi su cui i candidati si stanno confrontando in questi ultimi giorni di campagna elettorale. A questi, nelle ultime ore, si è aggiunta anche la polemica sul volantino elettorale del candidato di centrodestra. A fianco dell’hashtag #FirenzeMagnifica, si legge lo slogan “Più alberi, meno pali”. Poco più in basso, un breve testo recita la frase: “Non alberelli stentati e fuori contesto in via Martelli, Firenze non è Torre del Greco”, località che ha dato i natali a Nardella. Non una gran mossa per quello che da pochi mesi è il direttore del Museo Capodimonte di Napoli, seppur in aspettativa per motivi elettorali. Le critiche di antimeridionalismo e di razzismo sono arrivate un po’ da tutte le parti, in primis dal sindaco dem di Torre del Greco, Luigi Mennella. Schmidt si è difeso dicendo che si è trattato solo di un fraintendimento. L’idea di attaccare Nardella c’era – difficile dimostrare il contrario – ma non per motivi geografici, bensì “climatici”. L’ex direttore degli Uffizi si è prima lanciato in una captatio benevolentiae, ricordando i bei momenti passati in vacanza in quelle zone: “Da decenni vengo in vacanza sul Golfo di Napoli e ho sempre espresso la massima ammirazione per la Campania”. E poi ha cercato di dare spiegazioni sulla genesi del volantino. Voleva portare all’attenzione dei cittadini il fatto che Nardella ha piantato degli aranci in via Martelli. Alberi che, secondo Schmidt, non si troverebbero bene a Firenze, dove sono costretti ad affrontare un clima totalmente diverso rispetto a quello di Torre del Greco. “Queste piante soffrono e non potranno sopravvivere, come del resto dimostrano i poveri aranci piantati recentemente e purtroppo già sofferenti e moribondi. È una questione climatica, oltre che paesaggistica e di coerenza storica”, ha dichiarato.

Indipendentemente dalle spiegazioni, la querelle del volantino potrebbe costare più di un voto allo storico dell’arte. La coalizione di centrodestra dovrà provare a convincere i cittadini concentrandosi sugli altri dossier fiorentini. La viabilità, con lo sviluppo della rete tramviaria e una maggior cura del manto stradale, è una delle priorità individuate dai cittadini. Insieme alla questione della sicurezza, tema su cui i partiti di sinistra e centrosinistra stanno cercando di concentrarsi, per evitare che diventi un monopolio della destra. Altri temi cruciali per gli elettori sono quelli rappresentati dalle grandi opere, come il restyling dello stadio Artemio Franchi e lo sviluppo dell’aeroporto cittadino. Ma anche la carenza di posti a disposizione negli asili nido, la riduzione della tassa sui rifiuti e le politiche sul turismo, con la conseguente questione abitativa. Chi saprà dare più risposte alla popolazione, otterrà un posto nel duello finale del ballottaggio. Per gli altri, ci potrà essere comunque in ballo una sedia, forse decisiva, al tavolo delle trattative.

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