È stata respinta dalla gip Paola Faggioni l’istanza della difesa di Giovanni Toti – presidente della Regione Liguria ai domiciliari dal 7 maggio per corruzione – di retrodatare la sua iscrizione nel registro degli indagati, anticipandola dal dicembre 2023 all’ottobre 2020 o, al più tardi, al novembre 2021 (date in cui la Guardia di finanza ha depositato informative da cui risultava il coinvolgimento del governatore nell’inchiesta). La richiesta è stata avanzata in base alla norma, introdotta dalla riforma Cartabia, che attribuisce al gip la facoltà di intervenire sulla data di iscrizione: se fosse stata accolta, le intercettazioni più recenti sarebbero state inutilizzabili nei confronti di Toti per la scadenza dei termini massimi di indagine.

La giudice, però, ha ricordato che la riforma non è applicabile al procedimento, perché questo è stato iscritto in un momento precedente alla sua entrata in vigore. In ogni caso, ha spiegato, l’iscrizione richiede “indizi e non meri sospetti” a carico dell’indagato e “va fatta sulla base di un attento scrutinio degli atti, che può necessitare anche valutazioni molto complesse“, per le quali è necessaria “una approfondita e articolata attività di studio e controllo della documentazione acquisita, da valutare in modo unitario”. Quindi, ha concluso, “non sussistendo in capo alla scrivente gip alcun potere di accertamento della tempestività o meno dell’iscrizione dell’indagato Toti Giovanni nel registro delle notizie di reato e, tantomeno, di retrodatazione della stessa, l’istanza difensiva non può trovare accoglimento”.

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