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Creme solari per il viso, la classifica di Altroconsumo: 5 su 12 non proteggono quanto promesso, ecco quali sono le migliori

La metà dei prodotti analizzati ha ottenuto un punteggio superiore a 60/100, corrispondente a qualità buona; uno è appena sotto 60, comunque di qualità media, e i restanti sono di bassa qualità (20/100)

di Giuliana Lomazzi
Creme solari per il viso, la classifica di Altroconsumo: 5 su 12 non proteggono quanto promesso, ecco quali sono le migliori

L’estate sembra finalmente arrivata e la voglia di mettersi al sole è tanta. Arriva dunque a fagiolo la classifica di Altroconsumo sulle creme solari per il viso – insieme alle mani, la parte più esposta e quindi più soggetta all’invecchiamento precoce indotto dai raggi ultravioletti. La nota rivista dei consumatori ha selezionato 12 creme viso, basandosi sui dati della società di ricerche Circana sulle vendite nella grande distribuzione tra novembre 2021 e 2022. Quattro gli elementi valutati:

Effettiva capacità delle creme di deviare gli ultravioletti sulla base del coefficiente protettivo in etichetta (il fattore di protezione solare SPF, relativo ai raggi UVB, e i filtri dei raggi UVA). È questo il parametro decisivo per la valutazione del prodotto.
– Piacevolezza di impiego (quanto si stende bene il prodotto).
Impatto ambientale degli ingredienti e del packaging.
– Chiarezza e completezza dell’etichetta.

Effettiva protezione
I produttori dichiarano una protezione pari o superiore a 50, confermata per 7 creme dai test di Altroconsumo. Per i restanti 5 prodotti l’effettivo SPF è risultato 30. Si tratta di: Piz Buin Hidro Infusion Sun Gel Cream Face SPF 50, Nivea Sun UV Viso Sensitive 50, Lancaster Sun Sensitive Oil Free Milky Face Fluid SPF 50, Bilboa Viso Con Vitamina C 50 e Vichy Crema Viso Vellutata SPF 50+.

Ingredienti critici
Alcune sostanze presenti nei campioni testati sono potenziali interferenti endocrini, sospettati cioè di interferire con il funzionamento ormonale. Tali sostanze sono presenti sotto forma di filtri solari chimici (ethylhexyl methoxycinnamate, homosalate, benzophenone-3) o di conservanti (propylparaben, butylparaben). Un altro filtro solare critico è l’octocrylene, per altro sempre meno usato perché sono emerse interferenze con i medicinali a base di ketoprofene e conseguenti fenomeni di fotosensibilizzazione. Con il tempo, inoltre, l’octocrylene può trasformarsi in benzophenone, altro possibile interferente endocrino. Infine occhio alle fragranze, che possono causare reazioni allergiche, soprattutto nei bambini.

Elevato impatto ambientale
Su questo fronte, sono caduti 11 prodotti su 12: ha ottenuto a malapena la sufficienza solo Avène. Sotto accusa soprattutto i filtri solari chimici (oxybenzone, octinoxate, octocrylene). Secondo uno studio pubblicato nel 2015 su Archives of Environmental Contamination and Toxicology, basta una goccia di oxybenzone in una quantità di acqua pari a 6,5 piscine olimpioniche per sbiancare i coralli. In mare, la crema ci arriva facendo il bagno, ma anche semplicemente spruzzandosi sulla spiaggia o facendo la doccia. “Si stima che ogni anno nell’oceano finiscano 14.000 tonnellate di crema solare”, scrive Greenpeace in un report del 2021, aggiungendo che il più delle volte questi prodotti vengono usati da chi si abbronza e fa il bagno proprio dove si rischiano danni maggiori: vicino alle barriere coralline. Per altro, i danni coinvolgono anche altre creature marine, come alghe, pesci, delfini e ricci. Non a caso, Palau e Hawaii hanno già vietato l’uso dei prodotti nocivi per i coralli.

Quanto al Mediterraneo, uno studio spagnolo del 2022 si è incentrato sulle praterie marine di posidonia, importanti per la capacità di emettere grandi quantità di ossigeno e di assorbire anidride carbonica, riducendo l’acidificazione delle acque. Nei campioni analizzati sono state rinvenute concentrazioni di vari componenti delle creme solari, tra cui il già citato oxybenzone, ma anche benzylidene camphor, benzophenone-4 e metilparabeni. Oltre a ciò, le creme possono contenere microplastiche, che sono tossiche per l’apparato digerente e riproduttivo dei pesci. Ne sono contaminate il 15-20% delle specie marine che arrivano sulle nostre tavole, perciò alla fine ci tornano indietro sotto forma di cibo. E per finire, il packaging: tutti i prodotti esaminati sono contenuti in una (superflua) confezione esterna di cartone.

Cosa fare
Per un principio di cautela Altroconsumo sconsiglia le creme con gli ingredienti critici citati, tanto più che i prodotti cosmetici restano a contatto con la pelle. Quanto all’impatto ambientale, il report di Greenpeace raccomanda di evitare i prodotti contenenti oxybenzone (in etichetta può comparire come benzophenone-3) e octinoxate, oltre che avobenzone, homosalate, octocrylene e octisalate, e di preferire creme a base di zinco, che bloccano i raggi UV con particelle di titanium dioxide e di zinc oxide (biossido di titanio e ossido di zinco). L’associazione mette però in guardia dalle nanoparticelle di ossido di zinco (“nano” zinc oxide), che sono invece dannose per la vita marina.

La classifica
La metà dei prodotti ha ottenuto un punteggio superiore a 60/100, corrispondente a qualità buona; uno è appena sotto 60, comunque di qualità media, e i restanti sono di bassa qualità (20/100). Ciò significa che solo la metà delle referenze ha “superato” la prova con risultati soddisfacenti.

Avène Crema Senza Profumo Effetto Invisibile
Collistar Crema Viso Solare Protezione Attiva 50+
Nivea, Sun Triple Protect Fluido Idratante Ultra leggero 50+
Eucerin Hydro Protect Fluido Ultra leggero SPF 50+
Prep Crema Solare Viso SPF 50

Il prodotto migliore per il rapporto qualità/prezzo si è rivelato Prep, con il punteggio di 61/100. Le motivazioni? Completezza dell’etichetta, buona protezione, facilità d’uso e rapido assorbimento della crema, costo contenuto (circa 11 €). Una bella differenza con i 35 € di Lancaster, valutato con 20/100, ma chiaramente il punto vendita (farmacia, profumeria, supermercato) fa la differenza. Tuttavia, sul fronte prezzi Altroconsumo sconsiglia l’acquisto di un prodotto specifico per il viso, perché utilizza gli stessi filtri dei solari da applicare su tutto il corpo e costa il doppio o il triplo di questi ultimi.

(Fonte: Altroconsumo, Inchieste 2024)

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