“Sono un convinto europeista. Da sindaco di Roma, insieme a Anne Hidalgo, avevo costruito un Comitato dei Sindaci delle capitali dell’Unione Europea, in modo che anche i primi cittadini avessero un’interlocuzione con Bruxelles, come le Regioni”. Ci tiene a presentarsi così Ignazio Marino, che – dopo 10 anni – torna in politica, candidandosi nella Circoscrizione Centro con Alleanza Verdi e Sinistra.

Marino, lei al Centro è in diretta competizione con Matteo Renzi – che la fece sfiduciare come sindaco della Capitale – e del Pd romano, che in queste elezioni ha i suoi candidati. Come vive questa sfida?
In realtà non mi sento in competizione con nessuno. Non sento nessuna sfida né con il Pd né con Renzi. Abbiamo un elettorato diverso. Quello di Renzi è di destra, quello del Pd quasi. Elly Schlein non si è espressa sull’inceneritore di Roma, al 2% del Pil in acquisto di armi, al sostegno militare all’Ucraina. Noi, invece parliamo a un elettorato ambientalista e pacifista.

Schlein ha messo in lista al Nord Est Annalisa Corrado, che al termovalorizzatore di Roma è contraria.
Appunto. Al Nord Est non c’è il tema dell’inceneritore da 600mila tonnellate. Nel 2007, l’Europa ha dichiarato illegale la discarica di Malagrotta. Dal 2028 sempre per norme europee, chi ha un inceneritore deve pagare una tassa per ogni tonnellata di anidride carbonica che immette nell’atmosfera: un inceneritore che brucia 600mila tonnellate di materiale l’anno produce 600mila tonnellate di anidride carbonica.

Perché è contrario all’invio di armi a Kiev?
La guerra conviene agli Usa: il New York Times ha appena pubblicato la notizia che gli States hanno venduto 45 F34 per diversi miliardi di dollari a Israele. E poi l’esplosione del gasdotto ha fatto sì che l’importazione di gas arrivi dagli Usa. Dal punto di vista umanitario, tra giovani soldati russi e popolazione civile sono morte quasi mezzo milione di persone e fino a 4 milioni hanno perso la casa e i loro beni. Ancora. Analisti di guerra di destra e di sinistra dicono che questo conflitto – se non sarà risolto con un negoziato – resterà in fase di stallo per diversi anni. Putin e Xi Jinping, di cui non ho alcuna stima, hanno però detto di essere pronti al negoziato. Se in Europa ci fosse stata una leader vera, avrebbe preso il telefono e detto “quando ci vediamo? Domani?”

Un giudizio pesante su Ursula Von Der Leyen.
Io credo che non possa rappresentare la leadership dei prossimi 5 anni: è nettamente schierata sul supporto militare all’Ucraina e non ha fatto nulla per l’iniziativa diplomatica.

Ma lei siederà nel gruppo dei Verdi che sul sostegno militare a Kiev sono spintissimi.
Io cerco di prendere decisioni ragionate su tutto. E così il 24 aprile sono andato alla plenaria a Strasburgo, per incontrare rappresentanti non solo dei Verdi, ma anche degli altri gruppi, schierati per l’invio di armi a Kiev. Ho capito quali sono le motivazioni di chi spinge quelle decisioni: molti sono europarlamentari dei Paesi dell’Est, terrorizzati dalla possibilità che Putin ricostituisca l’Urss. Ma è impossibile che questo accada.

Quindi, voterà in dissenso?
Spero di convincere il mio gruppo. Quando chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari da Presidente di Commissione ebbi alla fine i voti della Lega e del Pdl, in origine contrarissimi.

L’Europa che dovrebbe fare su Israele?
Dovrebbe innanzitutto continuare a prendere una posizione ferma sul cessate fuoco. L’Italia si è astenuta quando tre settimane fa si è votato all’Onu. Ma per fortuna, l’Italia non conta nulla.

Il provvedimento della Meloni sulle liste d’attesa risolve i problemi della sanità?
In realtà indebolisce la sanità pubblica. È un disegno di legge, siamo a giugno, poi ci sarà la pausa estiva, il 20 settembre si inizia a discutere la Finanziaria, poi c’è il Milleproproghe. Se va bene arriva in Commissione a febbraio 2025. Quindi, la palla è mandata in tribuna. Poi è finanziato con 300 milioni, per tenere gli ospedali aperti di sabato e domenica: forse con quei soldi riesci a tenerli aperti un week end. E poi si dice che se la sanità pubblica non riesce a rispondere a certi obiettivi, le risorse vanno al privato.

La premier ieri è andata in Albania sui cantieri dei centri per migranti.
Le suggerirei piuttosto di andare a Ponte Galeria, a 30 Km da Roma, dove qualche giorno fa un ragazzo si è suicidato per le condizioni dei centri migranti. In Europa è ancora vigente l’accordo di Dublino sui Paesi di prima accoglienza. È stato firmato nel 1990 da Andreotti, riconfermato nel 2003 da Berlusconi, con Fini e Pisanu, rispettivamente alla Farnesina e al Viminale e poi nel 2013 da Letta, con Bonino e Alfano. Loro sono i responsabili, dobbiamo mandare persone competenti per modificarlo.

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