Gaza, Israele: “Chiude il campo di detenzione di Sde Teiman”. La Cnn ha raccontato le violazioni dei diritti umani sui palestinesi
Decine di uomini vestiti con tute grigie seduti a terra su coperte ingabbiati dietro una rete sormontata da filo spinato. Tutti bendati, la testa reclinata sotto la luce dei riflettori. L’immagine pubblicata a inizio maggio dalla Cnn era devastante. Ricordava Guantanamo o Abu Grahib. I racconti di chi a Sde Teiman era stato o aveva lavorato avevano fatto il resto e il mondo aveva saputo che nel campo di detenzione per prigionieri palestinesi gestito dall’Israel defense Force nel deserto del Negev venivano violati sistematicamente i più elementari diritti umani. Oggi funzionari della giustizia israeliana hanno annunciato che il governo sta ridimensionando la struttura. Rispondendo a una petizione presentata da un’associazione israeliana, gli avvocati dello Stato hanno affermato che 1.200 prigionieri sono già stati trasferiti e che nel campo, che si trova a circa 30 chilometri dalla Striscia di Gaza, sono rimasti solo 200 detenuti. Secondo i funzionari la riduzione del numero migliorerà le condizioni del campo, il cui futuro deve tuttavia ancora essere deciso.
L’emittente televisiva statunitense aveva raccolto le testimonianze di 3 informatori che hanno lavorato nel campo. I loro racconti avevano aperto uno squarcio sulle torture subite dai prigionieri. Secondo i racconti la struttura è divisa in due parti: recinti in cui i detenuti sono sottoposti a estrema costrizione fisica e un ospedale dove i feriti sono legati ai letti, indossano pannolini e si nutrono tramite cannucce. “Li hanno spogliati di tutto ciò che avevano di umano”, ha raccontato un ex medico. Nella struttura, inoltre, “i pestaggi non erano fatti per raccogliere informazioni. Sono stati fatti per vendetta”, ha raccontato inoltre uno degli informatori alla Cnn, aggiungendo che “è stata una punizione per quello che hanno fatto il 7 ottobre e una punizione per il comportamento nel campo”.
Ad aprile era stato Haaretz ad accendere un faro sulla struttura. In una lettera indirizzata ad alti funzionari israeliani un medico dell’ospedale aveva descritto le condizioni catastrofiche in cui versano i detenuti, incatenati con tutti e quattro gli arti 24 ore al giorno: “A due prigionieri sono state amputate le gambe a causa delle ferite provocate dalle manette”, aveva raccontato l’uomo. Non esiste il rispetto di alcuna disposizione prevista per la salute dei detenuti, aveva aggiunto. “Questo rende tutti noi, le équipe mediche e coloro che ci incaricano nei ministeri della Sanità e della Difesa, complici della violazione della legge israeliana. E forse peggio per me come medico, perché ho violato il mio impegno fondamentale nei confronti dei pazienti, ovunque essi siano, come ho giurato quando mi sono laureato 20 anni fa”.
A febbraio a Gaza è stata trovata una di queste con i corpi in decomposizione di decine di detenuti palestinesi bendati e ammanettati, come scritto da Al Jazeera online secondo cui almeno 30 corpi sono stati trovati in “sacchi di plastica neri” vicino alla scuola Hamad, nel nord della Striscia. Il ministero degli Affari Esteri palestinese aveva chiesto un’indagine internazionale su quelli che ha descritto come “massacri” israeliani, chiedendo che una squadra visitasse Gaza “per scoprire la verità e le dimensioni del genocidio a cui è esposto il nostro popolo”.