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Gaza, Nyt: “Israele ha investito 2 milioni in una campagna social per generare consenso sulla guerra tra i politici e l’opinione pubblica Usa”

Milioni di dollari, ChatGPT e account falsi. Sono gli strumenti utilizzati dallo Stato di Israele, secondo il New York Times, per mettere in piedi una campagna negli Stati Uniti per generare consenso attorno all’operazione militare a Gaza: destinatari, una dozzina di membri del Congresso e gli utenti dei social network. Quattro funzionari hanno confermato al quotidiano che la campagna è stata commissionata dal Ministero per gli Affari della Diaspora, un ente governativo che collega gli ebrei di tutto il mondo con Tel Aviv. Per realizzare l’operazione, avviata subito dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre, il dicastero avrebbe predisposto un budget di 2 milioni di dollari e ingaggiato la Stoic, società israeliana di marketing politico.

L’operazione è basata sulla creazione di centinaia di account falsi che si spacciano per utenti reali su X, Facebook e Instagram per pubblicare commenti pro-Israele. Molti post sono stati generati tramite ChatGPT e sono stati messi in piedi anche 3 siti di fake news in lingua inglese come Non-Agenda e UnFold Magazine, che hanno rubato e riscritto materiale da organi di stampa tra cui la Cnn e The Wall Street Journal per promuovere la posizione di Israele durante la guerra. Il primo ad accorgersi della campagna è stato FakeReporter, un watchdog israeliano sulla disinformazione, che ne aveva scritto a marzo. La scorsa settimana, anche Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, e OpenAI, proprietaria di ChatGPT, hanno dichiarato di aver scoperto e interrotto l’operazione.

Secondo i messaggi che il Time ha potuto leggere, poche settimane dopo l’inizio della guerra decine di start-up tecnologiche israeliane hanno ricevuto e-mail e messaggi WhatsApp che le invitavano a partecipare a riunioni urgenti per diventare “soldati digitali” di Israele. Alcune e-mail e messaggi sono stati inviati direttamente da funzionari del governo israeliano, mentre altri provenivano da start-up e incubatori tecnologici.

Molti degli account falsi della campagna su X, Instagram e Facebook si presentavano come studenti americani fittizi, cittadini preoccupati ed elettori locali che condividevano articoli e statistiche che sostenevano la posizione di Israele nella guerra. Gli account si sono concentrati su alcuni membri del Congresso che hanno sempre avuto una netta posizione filo-israeliana, in particolare quelli neri e democratici, come il deputato Hakeem Jeffries, leader della minoranza alla Camera di New York, il deputato Ritchie Torres, democratico di New York, e il senatore Raphael Warnock della Georgia, che sono stati raggiunti da centinaia d messaggi che li esortavano a continuare a finanziare l’esercito di Tel Aviv.

FakeReporter riferisce che gli account falsi hanno totalizzato più di 4omila follower su X, Facebook e Instagram. Ma molti di questi follower, ha specificato Meta, potrebbero essere stati bot e non generare un vasto pubblico. La campagna, quindi, non avrebbe avuto il successo sperato. “Il ruolo di Israele in tutto questo è sconsiderato e probabilmente inefficace”, ha detto al Nyt Achiya Schatz, direttore esecutivo di FakeReporter. Ma che Tel Aviv “abbia condotto un’operazione con lo scopo di interferire nella politica statunitense è estremamente irresponsabile”.

L’operazione, secondo esperti di social media consultati dal New York Times, è il primo caso documentato di una campagna organizzata dal governo di Tel Aviv per influenzare il governo degli Stati Uniti. È opinione diffusa che Russia, Iran, Corea del Nord, Cina e Stati Uniti sostengano sforzi simili in tutto il mondo, ma spesso mascherano il loro coinvolgimento esternalizzando il lavoro a società private o gestendo il lavoro attraverso un paese terzo.