Giornalisti del Messaggero in sciopero delle firme fino a lunedì 10 giugno e pronti a cinque giorni di astensione dal lavoro per protesta contro le modalità con le quali è stato licenziato il direttore Alessandro Barbano. “Dopo appena un mese alla guida del giornale e senza che ne siano state esposte formalmente le motivazioni“, come ricorda un comunicato del comitato di redazione, la rappresentanza sindacale della redazione. Stando ai retroscena, a scontentare l’editore Francesco Gaetano Caltagirone è stato il fatto che Barbano non abbia accettato la richiesta della premier Giorgia Meloni di poter fare un’intervista scritta e non a voce per evitare le “seconde domande”.

L’assemblea dei redattori esprime “sconcerto” per le modalità del licenziamento e “forte preoccupazione per la perdurante mancanza di un piano editoriale, che dia contezza della programmazione del lavoro dei giornalisti”. Una situazione “aggravata proprio dalla mancanza di continuità nella guida del Messaggero e di chiarezza sui motivi delle ripetute modifiche ai vertici della redazione”. Questo nonostante “il clima di lavoro sereno e rispettoso che si era venuto a creare durante la breve direzione di Barbano, dopo anni difficili che avevano reso i rapporti interni sempre più tesi”.

L’assemblea “chiede alla direzione”- il posto di Barbano è stato preso dal vice Guido Boffo – “chiarimenti sul futuro del giornale e l’attuazione di un piano editoriale dettagliato e condiviso con i giornalisti. Chiede altresì che venga conservato il clima di fattiva collaborazione e serenità all’interno della redazione, dà mandato al Comitato di redazione di vigilare affinché non ci siano cambi di rotta su questi punti fondamentali e affida al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero“. Per rimarcare la preoccupazione “il giornale uscirà senza le firme dei giornalisti del Messaggero fino a lunedì 10 giugno”.

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