di Stefano Briganti

Il conflitto russo-ucraino nato come un conflitto regionale, ovvero circoscritto tra Russia e Ucraina, è stato allargato e trasformato in un conflitto Nato/Europa-Russia. La trasformazione è il risultato di una scelta politica di un’alleanza occidentale a guida Usa. La scelta di seguire la strada delle armi, anziché quella della diplomazia per far terminare il conflitto, ha portato l’Europa di fronte alla porta che stiamo per varcare, entrando nell’incubo di una nuova guerra.

Era una utopia, per non dire una menzogna, quella di armare così tanto l’Ucraina da poter convincere la Russia a ritirarsi oltre i confini ucraini del 1991 o di giungere ad una negoziazione dove Zelensky avrebbe potuto sedersi davanti a Putin da una posizione di forza. E’ stata una ingenuità, per non dire una bugia, credere che la guerra economica da 19.000 sanzioni alla Russia potesse bloccarne la macchina bellica, causare un default e portare Mosca con la coda tra le gambe ad un fine conflitto ignominioso. In due anni gli Usa hanno portato la coalizione coi suoi “allies and partners” ad una serie di scommesse belliche al rialzo superando con ogni nuova posta una ideale “linea rossa” oltre la quale il conflitto poteva portare conseguenze devastanti.

Si è ignorato il messaggio di Putin alla Federazione Russa del 20 febbraio 2023, che diceva che il conflitto era ormai diventato una “guerra esistenziale per la Federazione”. Si è ignorata la dottrina di guerra russa che obbliga il Presidente e il parlamento russi a utilizzare ogni mezzo per contrastare azioni che minacciano la sicurezza della Federazione. Ora, avendo perso tutte le precedenti scommesse, l’alleanza anti-Russia ne lancia una nuova che è quella di attaccare con armi Nato/Europee il territorio russo. Ci dicono che non si tratta di un attacco, ma di una nuova linea di difesa per l’Ucraina. Ci dicono che il conflitto è stato cambiato dalla Russia che ora attacca la regione di confine a Kharkiv. Omettono di dire che questo cambiamento nasce in risposta al cambio attuato dall’Ucraina di colpire con droni ucraini le regioni russe di Belgorod oltre confine, spingendosi fino a 1800km all’interno e persino a Mosca.

L’esercito russo intende costruire una zona cuscinetto per spingere indietro le linee di attacco ucraino e mettere il più possibile in sicurezza il proprio territorio. Ma quello che ci dicono, la giustificazione della scelta, non cambia la sostanza: l’alleanza occidentale, un paese dopo l’altro, cede alla pressioni Usa e sull’onda della esortazione della Nato, consente a Kiev di bombardare la Federazione anche con le proprie armi. Ancora una volta è rimasto inascoltato Putin che pochi giorni fa ha di nuovo aperto ad una trattativa e invece adesso, per una consapevole e rivendicata scelta occidentale, armi europee faranno distruzioni e danni in Russia. La nuova scommessa è stata lanciata e ora, sulla soglia di un nuovo inferno, si aspetta la risposta di Mosca. Sarà impossibile per Putin, di fronte al suo paese, non considerare una minaccia “all’esistenza e alla sicurezza della Federazione”, questi attacchi che certamente cresceranno nel tempo in intensità e gittata e perciò dovrà agire di conseguenza; è qui il rischio della nuova scommessa occidentale.

Sia la Russia che la Nato mostrano i muscoli con dichiarazioni e azioni. Quale sarà allora il nuovo livello di conflitto che Mosca dovrà mettere in atto quando i missili europei arriveranno sulla Russia? Credo che a farne le spese sarà l’Ucraina, perché Putin non è un suicida e colpire un paese Nato, anche se in risposta ad un missile Nato che colpisce una città russa, per Putin è un suicidio. Potrebbe arrivare ad usare i suoi nuovi Icbm Sarmat convenzionali e devastare Kiev e le principali città ucraine, obbligando gli Usa e la Ue a portare Zelensky ad un tavolo negoziale. Perché a quel punto il successivo livello di scommessa occidentale sarebbe tirare su Mosca dai propri territori e questo significherebbe scontro diretto Europa-Russia.

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