A tre giorni dalle elezioni europee Giorgia Meloni, accompagnata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, arriva in Albania per consacrare con il primo ministro albanese Edi Rama il Protocollo fra Italia e Albania sulla gestione dei migranti. Al porto di Shengjin, a circa 70 chilometri da Tirana, in fretta e in furia è stata completata la prima struttura che al momento, comunque, non potrà essere utilizzata. Quello di Shengjin è infatti il centro che dovrebbe essere destinato alle procedure di ingresso dei migranti. L’altra struttura, a Gjader, è infatti ancora un cantiere aperto: doveva essere pronta il 20 maggio. Una visita che gli esponenti dell’opposizione hanno duramente criticato: “Solo un spottone elettorale”.

Meloni: “Entrambi operativi il primo agosto” – “Il complesso dei due centri sarà operativo dal primo agosto 2024″, ha assicurato la premier durante le dichiarazioni congiunte con il primo ministro albanese Edi Rama dopo aver visitato l’hotspot a Shengjin: “Partiremo da più di mille posti attualmente, che arriveranno ai 3mila previsti dal protocollo”. “Questo accordo sta diventando un modello, qualche settimana fa circa 15 nazioni europee su 27, ha sottoscritto un appello alla Commissione per chiedere, fra le altre cose, che segua il modello italiano”, ha aggiunto Meloni. In merito ai costi, per la presidente del Consiglio “non stiamo spendendo risorse aggiuntive ma stiamo facendo un investimento“. Il protocollo prevede spese da “670 milioni di euro per 5 anni, 134 milioni all’anno” che, ha aggiunto, “corrispondono al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale: queste risorse non sono da considerare un costo aggiuntivo. I migranti condotti qui in Albania avrebbero dovunque essere condotti in Italia, dove costano. L’elemento di maggiore utilità di questo progetto è che può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza a chi vuole raggiungere irregolarmente l’Europa, e di contrasto ai trafficanti. E questo vuol dire portare a un contenimento dei costi”.

Meloni: “Opposizione prima parla di Guantanamo e poi si lamenta dei ritardi” – “Le opposizioni prima ci accusano di star facendo una nuova Guantanamo, poi si lamentano di ritardi nel fare Guantanamo”, Ha detto Giorgia Meloni sottolineando che i ritardi sono “legati alla natura dei terreni di Gjader che non avevamo previsto e hanno richiesto interventi di rafforzamento“. All’opposizione che parla di un spot elettorale, la premier replica: “Faccio il mio lavoro, lo considero normale, ma tanto come si fa si sbaglia. Se io avessi smesso di governare in questo mese e avessi fatto campagna elettorale – ha aggiunto – avrebbero detto che non governavo perché facevo campagna elettorale. Continuo a governare e mi dicono che faccio campagna elettorale perché governo. Qualcosa dovrò pur fare. L’unica cosa che non posso fare, è che piacerebbe all’opposizione, è scomparire“, ha detto la presidente del Consiglio.

Rama attacca ancora la stampa italiana – “Devono vergognarsi coloro che hanno trasformato il diritto democratico a opporsi” all’accordo sui migranti tra Italia e Albania “in un abuso del quarto potere, sulla pelle dell’Albania, degli albanesi e dello stesso pubblico italiano”, ha commentato il premier albanese, Edi Rama, parlando durante la conferenza stampa. Rama si è lamentato di quei media italiani che hanno “gettato fango sull’Albania” per “attaccare l’accordo tra i due governi”. Meloni, dal canto suo, ha espresso la sua “solidarietà all’Albania e al suo popolo” per quella che ha definito una “campagna denigratoria contro l’Albania, dipinta come un narco-Stato governato dalla criminalità organizzata”. “Si può avere dubbi su tutto, anche sulla bontà” dell’accordo sui migranti con l’Italia, ha aggiunto Rama, sottolineando però che “se sarà un errore sarà un errore di cuore, non di calcoli malvagi”. In caso di errore, ha proseguito, “almeno si potrà dire che, invece di straparlare, abbiamo cercato di fare, senza avere la pretesa di risolvere questo problema enorme dell’immigrazione in Europa” ma “cercando di aggiungere qualcosa di costruttivo”.

Magi strattonato dalla sicurezza, l’intervento di Meloni e lo scontro tra i due
La visita di Meloni in Albania ha avuto un lungo fuoriprogramma nato dalla protesta plateale del segretario di +Europa Riccardo Magi. “Da deputato, nell’esercizio dei poteri ispettivi”, si presenta con una lunga lista di domande su come funzioneranno le procedure, e la convinzione che nei prefabbricati allestiti al porto “ci sarà una vera e propria discriminazione perché arriveranno delle persone che hanno la stessa condizione giuridica che altre persone in Italia le vede accolte nel sistema d’accoglienza“. Con Meloni – accusata di fare uno “hotspot” sì ma elettorale – ha uno scontro al veleno, dopo aver tentato di bloccare il suo corteo di auto mostrando un cartello d essere stato fermato con la forza dalla sicurezza albanese. La premier è scesa dall’auto e ha chiesto più volte in inglese agli agenti albanesi di lasciarlo: “Please leave him”.

E così i due si sono trovati praticamente faccia a faccia. “Io ho fatto un sacco di campagne elettorali in cui non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento e volevo segnalare la mia esistenza in vita. Le sono totalmente solidale, Magi, le do una mano volentieri”, le parole della premier, che di fatto ha accusato il deputato di fare campagna elettorale. Intanto il candidato di Stati Uniti d’Europa (che poi avrebbe mostrato macchie di sangue sulla camicia all’altezza del costato), urlava: “Se a un parlamentare succede questo con le telecamere, potete immaginare cosa accadrà a questi poveri cristi che saranno chiusi qua dentro”. “See, poveri cristi… – ha replicato Meloni voltandosi e incamminandosi per tornare in auto – Sì, non è uno Stato di diritto… Ma lei non voleva più Europa? Abbiamo portato qui una legislazione italiana ed europea”. “Vergognati”, le ha urlato Magi. “Vergognarmi io? Ma si vergogni lei…”, ha ribattuto la presidente del Consiglio, sempre segnando le distanze con il lei.

Lavori ultimati ieri – La struttura è pronta, ieri sono stati ultimati i lavori ed è passata sotto la gestione italiana“, ha spiegato Sander Marashi, direttore del porto di Shengjin dove è stato allestito l’hotspot destinato alle procedure di ingresso e prima accoglienza dei migranti. Nei 4mila metri quadri circa in cui sono stati collocati dei container per l’accoglienza dei migranti e gli uffici per le autorità italiane, ha spiegato Marashi, “potranno arrivare 200 persone per volta, che poi saranno trasferite a Gjader“, la struttura per il trattenimento per le procedure di verifica dei requisiti di permanenza in Italia e di rimpatrio ancora da completare. Una volta in funzione l’hotspot, è sicuro il direttore, “non ci saranno problemi per il funzionamento delle altre aree dello scalo”.

Schlein: “Spottone elettorale” – Il patto con l’Albania sui migranti è “un enorme spreco di denaro per un progetto che calpesta i diritti delle persone, allunga le sofferenze di chi viene salvato in mare scaricando persone come barili e pacchi sul territorio albanese. Secondo me è contrario a quanto prevede la costituzione. È un cinico accordo”, ha commentato Elly Schlein al Corriere.it. Per la segretaria del Pd il viaggio di Meloni è “uno spottone elettorale che costa 800 milioni che potevamo spendere per la sanità pubblica“.

M5s: “Vergognosa operazione”- “Veramente siamo disposti a pagare 1 miliardo di euro per una vergognosa operazione di occultamento di migrante all’occhio del cittadino? Oggi ci troviamo di fronte ad un governo che ha investito tutto sulla propaganda della politica migratoria e si è rivelato tutto un totale fallimento”, ha commentato Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S a Montecitorio, ospite della trasmissione L’Aria che tira su La7. “Costerà al nostro Paese 1 miliardo di euro per 1000 migranti al mese che poi torneranno comunque in Italia. Quale l’utilità e l’efficienza di questa operazione? In più 500 nostri agenti di polizia verranno sottratti alla sicurezza delle nostre città per andare ad operare in Albania per un vergognoso hot spot elettorale”, ha concluso Baldino. “Che senso ha? È un teatro, l’Albania è uno slogan. Si parla di spendere 650 milioni se va bene, 850 per 6mila migranti l’anno. E se glieli dai quei soldi se ne vanno da soli…Il costo giornaliero di un migrante in Albania, se va bene, è 5 volte superiore a quello che paghiamo in Italia, se va male 15″, ha affermato il leader di Azione Carlo Calenda al forum Ansa.

I costi – Intanto, infatti, i costi continuano a lievitare. Oltre ai 670 milioni già preventivati (anche se diverse fonti parlano già di oltre 800 milioni) per la realizzazione e la gestione centri albanesi per 5 anni, il Viminale ha anche pubblicato un bando per il noleggio, per 90 giorni, di una nave privata che dovrà trasportare, a partire da settembre, i migranti dal Mediterraneo all’Albania. Costo: 13 milioni e mezzo di euro.

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