“Sapete quali soldi avrei voluto mettere sulla sanità? I 17 miliardi di euro andati nelle truffe del superbonus, soldi tolti ai malati per darli ai truffatori: sono stati spesi non per risolvere problemi ma gettati dalla finestra”. In piena trance agonistica per la chiusura della campagna elettorale, Giorgia Meloni dall’Albania ha risposto così a una domanda sulle critiche delle opposizioni secondo cui avrebbe dovuto indirizzare alla sanità i costi del Protocollo con Tirana sui migranti. Tirando in ballo le detrazioni per i lavori di ristrutturazione edilizia, prorogate con il benestare del suo partito fino a quando si è scoperto che erano una zavorra sui conti pubblici e, in ritardo, il governo è corso ai ripari. Al netto del fatto che non esiste alcun vaso comunicante tra crediti edilizi e risorse per il Sistema sanitario nazionale, la frase della premier si basa su un assunto del tutto sbagliato: che l’ammontare di quelle frodi rappresenti una perdita netta per le casse dello Stato. Non è così. Falso anche, stando ai dati resi pubblici finora, che le truffe abbiano riguardato soprattutto il 110%.
L’ultimo aggiornamento sui crediti inesistenti legati ai bonus edilizi è stato fornito a metà aprile dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini durante un’audizione alla commissione Finanze del Senato. In quel momento il dato era di poco meno di 15 miliardi, cifra confermata dallo stesso Ruffini a fine maggio durante il Festival dell’Economia. Si può ipotizzare che Meloni abbia a disposizione numeri più aggiornati. Ma a non tornare è il senso stesso del suo ragionamento. Perché, come chiarito da Ruffini, solo una “minima parte” dei crediti truffaldini è stata utilizzata per non pagare imposte, danneggiando l’erario e la collettività: la stragrande maggioranza è stata sequestrata dall’autorità giudiziaria (8,6 miliardi, aveva detto Ruffini) o sospesa e scartata dalla piattaforma di cessione dei crediti delle Entrate prima che si realizzasse la truffa (6,3 miliardi). Insomma: i controlli dell’amministrazione fiscale e della Finanza hanno impedito che le truffe si traducessero in minor gettito, cosa che Meloni sembra ignorare. Impossibile attribuire a questo l’insufficienza di fondi per ospedali, assistenza specialistica ambulatoriale, medici e infermieri.
Della parte già sfruttata si tenterà il recupero anche con la collaborazione, ha spiegato Ruffini, di enti e autorità locali, facendo leva sulla compartecipazione ai risultati del recupero di evasione. Con verifiche capillari sul territorio si potrebbe verificare se gli immobili a cui sono riferiti i crediti sono stati effettivamente rinnovati e dotati di pannelli solari, cappotto termico o altri interventi mirati a ridurre i consumi energetici.
Va poi ricordato che nel 2023 lo stesso Ruffini aveva spiegato come solo una piccola quota di truffe avesse riguardato il Superbonus a cui ha fatto riferimento la premier: si erano al contrario concentrate sul bonus facciate e il normale Ecobonus, probabilmente perché il 110% ha richiesto fin dall’inizio la presentazione di un visto di conformità e l’asseverazione della congruità delle spese sostenute. La ripartizione per tipologia di bonus non è stata, da allora, più aggiornata.