Il 22 maggio si è tenuta a Roma la prima sessione degli Stati Generali contro l’Eolico e il Fotovoltaico a terra. Molti sindaci, imprenditori agricoli e anche la Coldiretti hanno ribadito che una transizione ecologica intesa come depredazione dei territori agricoli per fini di produzione energetica è un ossimoro semantico. Tra i numerosi interventi, pubblichiamo qui di seguito il breve intervento di una giovane rappresentante di una azienda agricola situata nel comune di Grottole (MT – Basilicata), destinataria di un provvedimento di esproprio dei propri terreni per far posto ad un impianto di fonti rinnovabili (Fer): un’azienda modello, gestita da giovani imprenditori che si stanno spendendo per fare impresa in agricoltura e nel Sud del Paese che viene sacrificata per favorire multinazionali del settore energetico che nulla lasciano ai territori e agli stessi agricoltori.

***

di Francesca Montemurro

Sono Francesca Montemurro, Dottore Commercialista iscritta all’Ordine di Matera, figlia e sorella di agricoltori di Grottole in provincia di Matera. Vengo da una famiglia di agricoltori che è alla quarta generazione; mio fratello più piccolo, subito dopo aver conseguito il diploma come perito agrario, ha rilevato l’azienda di mio padre e ha continuato la sua attività. Per fortuna papà è ancora con noi e ci da una grossa mano in azienda poiché l’agricoltura è un settore molto difficile, caratterizzato spesso da pratiche non scritte e non dette, che si imparano facendo, osservando e seguendo le orme di chi ti ha preceduto. Molte produzioni agricole si tramandano oralmente.

Purtroppo, oggi sono qui per portarvi la mia testimonianza. Io e la mia famiglia siamo destinatari di un provvedimento con cui è stato apposto il vincolo preordinato all’esproprio su una parte importantissima della nostra azienda. Esproprio per pubblica utilità, che consente a società speculatrici private di decidere in autonomia dove costruire i loro impianti. La nostra azienda è stata trasformata negli anni ed è diventata oggi una realtà multifunzionale. Abbiamo ereditato un’azienda agricola cerealicola e siamo riusciti a trasformarla in un’azienda che ha piccoli allevamenti allo stato semibrado, che produce miele, farine, legumi, fa fattoria didattica, collabora con l’Università di Basilicata, fa agriturismo, così come disciplinato dal codice civile, utilizzando prodotti autoprodotti. E soprattutto, oggi abbiamo in media 10 lavoratori regolarmente iscritti a libro paga. In Italia fare impresa oggi è difficilissimo per via dei tanti obblighi che l’imprenditore deve assumere, ma fare agricoltura è davvero da eroi.

Oggi ho aderito molto volentieri a questo incontro e spero sia solo il primo di tanti altri magari anche delocalizzati nelle diverse regioni di Italia. Spero che con questi Stati Generali si dia grande risalto al problema e si riesca a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito. Purtroppo, non sempre la gente si rende conto di quale cambiamento epocale sta per colpire le aree interne con l’eolico nell’Appennino centro meridionale e il FV nelle campagne del Sud: la produzione energetica sta per cambiare il volto del Paese.

Ho ascoltato la proposta di imporre l’obbligo di sottoscrivere delle polizze per garantire lo smaltimento di questi impianti anche a 30 anni; questa potrebbe sembrare una soluzione ma non è pensabile perché dopo aver distrutto i terreni produttivi per 30 anni non è possibile recuperarli, e soprattutto le tradizioni, il sapere contadino e pastorale con 30 anni di buco andrebbero definitivamente persi.

Sono stata contenta di ascoltare l’intervento del sindaco e del consigliere di minoranza del Comune Buseto Palizzolo che mi hanno preceduta. Mi ha fatto molto piacere perché questo problema è un problema che non ha colore politico, non deve essere strumentalizzato per campagna elettorale. È un problema etico, di responsabilità, di sostenibilità. È necessario capire se vogliamo lasciare il nostro pianeta meglio di come ci è stato donato oppure vogliamo distruggere tutto in nome del Dio Denaro.

Il decreto Agricoltura emanato dal governo poche settimane fa è solo un primo piccolo passo verso un cambiamento di prospettiva, ma allo stato attuale rischia di restare solo uno slogan elettorale. Nelle poche righe del decreto si legge ben poco. Nulla dice in merito alla finta “pubblica utilità” dietro cui ci si nasconde per far partire gli espropri. Non blocca gli impianti in autorizzazione, non parla di eolico ma solo di fotovoltaico. Non tiene conto di una distribuzione programmata e proporzionata per gli impianti da rinnovabili sul territorio italiano. Non considera l’effetto cumulo che si sta creando in alcuni Comuni di Italia. Nel Nostro Comune (Grottole) se fossero rilasciate tutte le autorizzazioni richieste saremmo in uno specchio di pannelli interrotto solo da pale eoliche. Come si può pensare di dare un futuro ai piccoli borghi con una politica di questo tipo? In ultimo, il Dl Agricoltura non obbliga le regioni a fare un piano energetico e nelle more non blocca tutte le autorizzazioni in essere.

La ricaduta occupazionale di questi impianti è pari a poche unità, limitatamente ai pochi mesi in cui i pannelli e le pale vengono installate, quando gli impianti sono completi le società proponenti spariscono, spesso vendono a società estere, non di rado gli impianti non vengono mai connessi alla rate, e le unità lavorative occupate sono pari a zero. Ora mi chiedo, è questa la pubblica utilità? Non è pubblica utilità tutelare una giovane azienda agricola che dà lavoro a 10 cittadini, tutelando e valorizzando il territorio? Stiamo davvero facendo investimenti per una transizione ecologica oppure questa mancanza di norme precise ed etiche sta consentendo solo speculazione di pochi e danni per molti?

L’invito che mi permetto di fare al governo è di obbligare le regioni ad una valutazione etica, sociale e olistica prima di rilasciare le autorizzazioni. Vi ringrazio per questa occasione e mi auguro che si possa incidere in maniera tempestiva su questo tema.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Caccia, la protesta di Apuzzo (Avs): si incatena a Palazzo Chigi con fucili giocattolo e maschere contro “le lobby dei bracconieri e delle armi”

next