Il disegno di legge di riforma costituzionale sulla magistratura approvato dal governo è frutto di “menti raffinatissime”. Il governo e la sua maggioranza sinora hanno approvato progetti normativi, disegni di legge e leggi che delineano una legge disuguale per tutti: dalla spada di ferro nei confronti dei deboli e dalla spada di latta nei confronti dei forti.

Eliminazione del reato di abuso d’ufficio, ridimensionamento delle norme anticorruzione, indebolimento delle intercettazioni, eliminazione del trojan grazie al quale si sono scoperti fatti gravissimi, cancellazione di mezzi di ricerca della prova nei confronti dei parlamentari, riforma degli appalti, previsione di un ordinamento giudiziario per una magistratura conformista, norme repressive per chi dissente contro gli abusi del potere, carcere per chi protesta e chi racconta. Un ordine costituito così tanto autoritario da non apparire più nemmeno democratico.

Il disegno di legge sulla separazione delle carriere non ha come obiettivo un miglior funzionamento della giustizia. L’obiettivo è strategico, a lunga gittata, ossia quello di sottoporre un giorno, quanto prima possibile, il pubblico ministero al potere esecutivo. Il sogno dell’80% della classe politica. Che vuole una giustizia classista. La riforma è nel solco del disegno eversivo piduista, ma le menti raffinatissime l’hanno costruita in maniera tale da non presentare un immediato nocumento all’indipendenza del pubblico ministero. In modo da prevenire rilievi del presidente della Repubblica, di molti costituzionalisti e opinionisti, barricate della magistratura, una possibile onda mediatica d’opposizione.

Il disegno di legge non mette, oggi, in discussione l’indipendenza del pubblico ministero. Ma prevede carriere separate tra giudici e pm. Si allontana il pubblico ministero dalla cultura della giurisdizione. Sarà, si teme, meno incline alla formazione della prova, più superpoliziotto, un organo di accusa e non di giustizia, come invece è oggi ed è il motivo per cui dagli anni ‘70 non siamo scivolati nello stato di polizia. Avremo – si ipotizza – più parità tra accusa e difesa, con un pm proteso ad accusare un po’ a prescindere. Separando le carriere, la forza del blocco unico dell’ordine giudiziario si indebolisce.

Ulteriore elemento che indebolisce la compattezza della magistratura nel difendere la propria autonomia e indipendenza è la previsione di due consigli superiore della magistratura: uno per i giudici e un altro per i pm. Bisogna riconoscere al governo di aver mantenuto nei due Csm, organi di autogoverno della magistratura, l’attuale equilibrio tra laici e togati, a differenza di progetti di riforma del passato che rafforzavano di gran lunga la componente laica. Poi si introduce il sorteggio dei componenti del Csm. Per i laici in base ad un elenco di avvocati e professori selezionati dal Parlamento, e questa selezione puzza di lottizzazione preventiva. I togati, con sorteggio secco tra tutti i magistrati per spezzare il sistema delle correnti. Se non ci fosse stata la degenerazione delle correnti sarebbe operazione odiosa.

Sicuramente indebolisce la forza della magistratura perché potranno entrare magistrati poco inclini alla funzione “politica” dell’autogoverno, ma lo shock si è reso possibile perché la magistratura ha colpe gravi e poco ha fatto per affrontare in maniera adeguata la correntocrazia. Avremo probabilmente più magistrati liberi nel Csm, meno appartenenze, meno casi Palamara. Poi al posto della sezione disciplinare del Csm si prevede un’autonoma alta corte disciplinare per giudici e per pm di 15 componenti, di cui nove togati, tre laici nominati dal parlamento e tre laici dal presidente della Repubblica. Si mantiene, in maniera apprezzabile, la maggioranza togata, a differenza di quanto nel passato avevano previsto i Berlusconi, i D’Alema e i Violante all’epoca della bicamerale.

Il piduismo non è matrice delle sole destre. Insomma il governo, se non fosse più che sospettabile – come lo è – di essere il miglior interprete del piduismo, avrebbe anche potuto partorire una riforma criticabile ma non certo eversiva degli equilibri tra poteri dello Stato. Ecco perché hanno operato menti raffinatissime, che per raggiungere il fine hanno utilizzato un mezzo più difficilmente ostacolabile.

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