“Le mutande verdi? Sono ancora incazzato, ho subito un’ingiustizia”. Roberto Cota, ex presidente del Piemonte, convive con un’etichetta scomoda, quella del processo per le spese pazze nella sua Regione che – dopo un iter lunghissimo – lo ha visto condannato in via definitiva a 1 anno e 7 mesi. Cota oggi corre alle Europee con Forza Italia e ben rappresenta quella parte della Lega che ha mollato Matteo Salvini e la svolta nazionale, trovando rifugio in FI: Antonio Tajani sogna il sorpasso anche grazie a loro, ai delusi del Carroccio.

Roberto Cota, cerca riscatto dopo i processi?
Non ho nulla sulla coscienza e nulla da rimproverarmi, anzi sono incazzato nero perché ritengo di aver subito un’ingiustizia. Ma non voglio soffermarmi su questo, guardo avanti.

Rimarranno per sempre celebri le “mutande verdi”.
È stata una costruzione, il risultato di un attacco giornalistico ingiusto. Va bene, me lo tengo, ma non cambio idea: è stata un’operazione perfetta per farmi cadere dal punto di vista mediatico. Ma io so di aver governato bene.

Da quell’esperienza ha mollato la Lega e rieccola con Forza Italia.
Avevo smesso di fare attività politica e non avevo più incarichi, poi nel 2020, quando ormai non avevo più rinnovato la tessera della Lega, grazie a Paolo Zangrillo mi sono avvicinato a Forza Italia e ho ricominciato da capo, facendo la gavetta, il militante senza incarichi. Mi sono messo a disposizione per una candidatura di servizio nel 2022 e ora corro per Bruxelles.

La Lega nazionale non fa per lei?
Il centrodestra al Nord era ben rappresentato da un progetto politico fondato su due pilastri: il pensiero liberale di Berlusconi il progetto federalista di Bossi. La sintesi funzionava. Poi a un certo punto la Lega ha preso un’altra strada e oggi credo che quell’attenzione per i territori la abbia Forza Italia.

Eppure dopo la morte di Berlusconi in tanti vi davano per finiti.
Berlusconi ha creato un partito solido, con le idee chiare e soprattutto rassicurante. Io credo ancora si possa costruire un partito popolare moderato che rappresenti la maggioranza relativa del Paese. È la strategia di Tajani: allargarsi in tutta l’area moderata. Berlusconi ha seminato e noi raccogliamo i frutti.

Sulla giustizia non si può dire che il governo non lo stia omaggiando. Da forzista e avvocato, è soddisfatto?
Certo, quel che sta facendo il governo sulla giustizia mi piace. Ma c’è ancora tanto da fare.

Per esempio?
Le intercettazioni. Quando hanno scritto la Costituzione, hanno sancito il sacro principio che la corrispondenza debba essere segreta. Oggi invece siamo al punto che spiano la vita delle persone non solo intercettando le telefonate, ma anche col trojan. Bisogna lavorare per limitare queste storture.

Sulla giustizia parla da uomo ferito: sente le cicatrici?
Non voglio fare polemica. Chi mi conosce sa come ho governato.

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