L’Italia è tra i sei Stati dell’Unione Europea che non consente ai cittadini residenti in un Paese extra-Ue di poter votare dall’estero alle elezioni Europee. In compagnia di Bulgaria, Repubblica Ceca, Malta, Slovacchia e Irlanda, è tra i pochi Paesi europei ad avere le norme più restrittive. Così l’italiano residente all’estero (come, ad esempio, gli oltre 500mila in Regno Unito) può votare per le politiche ma non ha questo diritto per le Europee, se non recandosi di persona nel comune italiano di ultima residenza. Non solo, l’elettore italiano residente in un Paese dell’Ue – al quale il voto è garantito – può votare ma solamente nelle sedi diplomatico-consolari e con non poche difficoltà (ilfattoquotidiano.it ha raccolto numerose segnalazioni di disagi sul voto all’estero). Tutto questo mentre più della metà degli Stati europei danno la possibilità ai residenti all’estero di votare comodamente per corrispondenza, così come tanti Paesi estendono anche a tutti i residenti il voto per posta, rendendo così possibile il voto a chi studia o lavora lontano dalla propria residenza, anche all’interno dello stesso Stato.

Le modalità di voto per il rinnovo del Parlamento europeo sono, infatti, decise da ciascuno Stato membro. Quasi tutti consentono di votare dall’estero per le elezioni del Parlamento europeo, tranne Repubblica Ceca, Malta, Slovacchia e Irlanda. Per due Stati – Italia e Bulgaria – questo diritto si applica solo ai cittadini che risiedono in un altro Stato membro dell’Ue e solamente recandosi nelle sedi consolari. I cittadini degli altri 21 Paesi, invece, possono votare ovunque siano residenti: tra loro ci sono tutti i Paesi fondatori dell’Ue, tranne ovviamente l’Italia. Tra l’altro 14 Stati (Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Lussemburgo, Finlandia, Svezia, Lettonia, Estonia, Lituania, Ungheria e Slovenia) rendono la partecipazione elettorale dei residenti all’estero ancora più semplice, grazie al voto per corrispondenza. Tra l’altro il voto via posta è già utilizzato in Italia per i residenti all’estero (in qualsiasi continente) in occasione delle elezioni politiche e per i referendum abrogativi e costituzionali, ma non è previsto per le Europee.

Il voto per corrispondenza in diversi Stati non è utilizzato solo per i residenti all’estero ma anche per gli elettori all’interno dello stesso Paese. In Danimarca, Germania, Grecia, Spagna, Lussemburgo e Austria chiunque può richiedere di votare via posta e per qualsiasi ragione. L’Irlanda lo riserva solo in determinate circostanze ma possono votare via posta, ad esempio, studenti e lavoratori fuorisede. In Slovenia solo i malati. Addirittura l’Estonia è l’unico Stato Ue a prevedere il voto elettronico: le votazioni online sono state aperte il 3 giugno alle ore 9.00 e dureranno 24 ore su 24 fino alle 20.00 dell’8 giugno. In più Belgio, Francia e Paesi Bassi prevedono anche il voto per delega.

In Italia per la prima volta alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno verrà sperimentato il voto per gli studenti fuorisede, che potranno recarsi nei seggi speciali allestiti nelle città o nei capoluoghi di regione dove sono temporaneamente domiciliati (qui tutti i dettagli). Rimangono però esclusi gli oltre 4 milioni lavoratori fuori sede. Anche nel “voto in patria”, pertanto, l’Italia è molto indietro rispetto a gran parte degli altri Stati Ue.

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