Gianluca Ferrara, senatore nella scorsa legislatura, corre alle Europee col Movimento 5 Stelle nella Circoscrizione Centro. Per formazione e lavoro si è occupato a lungo di geopolitica e su questo sta impostando una parte consistente della campagna elettorale, consapevole che stavolta la delegazione 5S dovrà preoccuparsi di avere un peso maggiore all’interno del Parlamento Ue.

Nella scorsa legislatura i 5S hanno avuto parecchi fuoriusciti e l’essere rimasti tra i non iscritti ha indebolito la vostra voce. Conte sta lavorando a un nuovo gruppo: cambierà qualcosa?

È indispensabile, per poter essere determinanti nel far emergere i valori e i principi della nostra comunità. Aspettiamo l’esito del dialogo che apriremo con le altre forze europee, ma sulla pace, la transizione energetica e l’etica nella politica saremo intransigenti. Purtroppo, nella scorsa legislatura alcuni si sono fatti tentare dalle sirene del potere invece che tenere la barra dritta su ciò che chiedono i nostri elettori.

Crede che la delegazione 5S e in generale l’Italia possa davvero contribuire a cambiare un orientamento che sulla guerra in Ucraina sembra ormai diretto a una escalation inevitabile?

L’Italia nel 1949 è stato uno dei Paesi fondatori della Nato e in certi consessi occorre avere la schiena dritta per far emergere la vocazione dei nostri cittadini, che è quella della pace. Invece, in Europa abbiamo una postura subalterna e pavida, come dimostra in maniera imbarazzante Giorgia Meloni. Non solo sulla guerra: ha votato il Patto di stabilità, che equivale a tagli da 13 miliardi di euro l’anno alla spesa sociale.

La premier è ostaggio dell’atlantismo?

Il nostro è stato già a lungo un Paese a sovranità limitata, occorre alzare la testa e avere una dignità nazionale che questo governo di finti patrioti non ha. Meloni continua a scodinzolare e si è crogiolata del bacino in testa del presidente Biden, come fosse il Dudù della Casa Bianca.

Dudù, il celebre cagnolino di Arcore?

Sì. L’Italia però merita molto di più. Occorre andare a votare e stare dalla parte giusta della storia.

Imprimere una svolta da soli però non è facile.

L’atteggiamento deve essere quello indicato da Conte nell’estate del 2020, quando con tenacia ha imposto il Recovery Fund. Se anche in politica estera si avesse lo stesso orientamento, potremmo pragmaticamente contribuire a una de-escalation. La situazione è drammatica e chi pensa di continuare a inviare armi ipotizzando di sconfiggere una potenza nucleare che ha 6 mila ordigni atomici è folle. Come ricordai a Draghi in Senato, l’avanzamento verso Est della Nato è stato un errore storico.

Ora avete una bella concorrenza: quasi tutti i partiti si dicono pacifisti. Salvini cita Bob Dylan.
Contano i fatti. La Lega è per l’invio di armi, addirittura Salvini vuole ripristinare il servizio militare obbligatorio. Vuole mandare i nostri figli in guerra? Questa narrazione bellicista è solo il copione scritto dall’industria degli armamenti e questi politici senza spina dorsale lo recitano in maniera pedissequa. Ora, a pochi giorni dal voto, tentano di smarcarsi perché temono il voto dei cittadini.

Che futuro ha l’Ue nella strategia geopolitica, se continua a parlare con 27 voci?
L’Europa è a un bivio: o diventa un soggetto politico e supera il darwinismo sociale tra Stati o è destinata alla dissoluzione.Nemmeno di fronte alla pulizia etnica a Gaza l’Ue ha fatto sentire la propria voce. È un ignobile tradimento dei suoi valori fondativi. Serve una politica estera comune, propedeutica a una Difesa comune finalizzata a risparmiare sulle spese militari.

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