I raid sulle scuole della Striscia di Gaza gestite dall’Onu come rifugio per gli sfollati non si fermano e l’isolamento di Israele all’interno della comunità interazionale aumenta ogni giorno che passa. Oggi il Palazzo di Vetro ha incluso le Israel Defense Forces nella cosiddetta “lista della vergogna“. La decisione di iscrivere lo Stato nell’elenco di paesi e gruppi armati che commettono gravi violazioni contro i bambini durante i conflitti è stata annunciata dal Segretario generale Antonio Guterres. Una mossa dinanzi alla quale l’ambasciatore alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, si è detto “scioccato e disgustato”. “È una decisione immorale che aiuta il terrorismo e premia Hamas – ha attaccato il diplomatico -. L’unico che oggi viene inserito nella lista nera è il segretario generale: vergognatevi!”.

“Un atto cialtronesco da parte del Segretario generale dell’Onu: un passo che avrà conseguenze sulle relazioni di Israele con le Nazioni Unite”, ha denunciato il ministro degli esteri israeliano Israel Katz secondo cui “la decisione di includere l’Idf nella lista spetta interamente a Guterres ed è un’ulteriore prova della sua ostilità nei confronti di Israele e del suo deliberato disprezzo, non per la prima volta, dell’attacco di Hamas del 7 ottobre e del diritto di Israele alla difesa”. Guterres, ha proseguito Katz, “ha scelto di ignorare i crimini sessuali di Hamas, nonostante il rapporto scritto dal Rappresentante Speciale Onu Patten”.

Sul terreno, nel frattempo, l’operazione militare continua. Il portavoce militare ha fatto sapere che l’esercito continua ad operare nel centro e nel sud della Striscia. In un’operazione ancora in corso dall’inizio della settimana a Bureji e a Deir al-Balah nella parte centrale di Gaza “sono stati uccisi decine di miliziani”. Secondo la stessa fonte “sono stati localizzati imbocchi di tunnel e demolito le infrastrutture usate dai gruppi terroristici nell’area”. Tra gli uccisi anche “il capo di capo di una cellula lanciarazzi di Hamas”. Sempre al centro dell’enclave palestinese, l’esercito “continua ad operare nel Corridoio Netzarim” che divide la parte nord da quella meridionale della Striscia. A Rafah, nel sud, le truppe della 162/esima Divisione – ha detto il portavoce – hanno “individuato altri tunnel e armi“.

Nel nord della Striscia, invece, l’Idf ha colpito la scuola “Asmaa” dell’Unrwa nel campo profughi di Shati, , dove “terroristi di Hamas operavano da un container”. “Il container è stato utilizzato come cellula operativa di Hamas e punto di incontro per i miliziani”, ha sostenuto Tel Aviv. “I terroristi di Hamas all’interno della cellula operativa che stavano pianificando attacchi imminenti sono stati eliminati”. Il portavoce ha poi ricordato, in relazione ai raid elle ultime settimane sulle scuole gestite dalle Nazioni Unite, che i miliziani “hanno effettuato attacchi terroristici dalle sedi scolastiche dell’Onu, usandole come scudo per le loro attività terroristiche. Prima del raid, sono state adottate molte misure per mitigare i danni civili e l’attacco è stato effettuato utilizzando munizioni mirate con un colpo preciso sui terroristi”. Hamas – ha denunciato l’esercito – piazza “sistematicamente, intenzionalmente e strategicamente le sue infrastrutture e opera dall’interno di aree civili, in piena violazione del diritto internazionale e mettendo a rischio la vita dei civili di Gaza”.

Sul fronte politico interno scade domani, 8 giugno, l’ultimatum che il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz ha dato al premier Benyamin Netanyahu per presentare un piano per Gaza, pena l’uscita dal governo. Il 18 maggio, il leader centrista – entrato all’avvio del conflitto nel governo di emergenza nazionale – intimò a Netanyahu di “scegliere”. “Altrimenti – aggiunse – usciremo dall’esecutivo”. Gantz indicò per il futuro politico di Gaza “una direzione Usa-Ue-araba” in contrasto con quanto sostenuto da Netanyahu contrario ad un coinvolgimento dell’Autorità nazionale palestinese nel governo della Striscia. Il ministro ha sollecitato Netanyahu su sei obiettivi che riguardano politica estera e interna: rilascio degli ostaggi; sconfitta di Hamas e smilitarizzare di Gaza; alternativa di governo nell’enclave palestinese; ritorno alle loro case al nord entro il 1 settembre dei residenti israeliani sfollati per la minaccia Hezbollah; riabilitazione del Negev; promozione della normalizzazione con l’Arabia Saudita; adozione di un provvedimento per una leva militare per tutti gli israeliani, religiosi ‘haredim’ compresi.

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