L’addio e la definitiva celebrazione degli anni ’80, quattro anni dopo. Possono essere classificati così, forse, i mondiali di Usa ’94, tra magliette colorate, variopinte e così tamarre da risultare ancora oggi meravigliose, orari assurdi e gol memorabili di calciatori mai dimenticati. Definitiva celebrazione degli anni ’80 i mondiali di 30 anni fa, sì: ultimi mondiali del padrone assoluto degli anni ’80, Diego Armando Maradona. Ma anche uno sguardo a un mondo nuovo: c’è la Russia, ad esempio, per la prima volta in un mondiale in quanto Russia e non più come Unione Sovietica (in un mondiale in America, peraltro). Il primo mondiale al di fuori di Europa e America Latina, la prima volta dei tre punti a vittoria, la prima volta a trentadue squadre. Prima volta per un Paese che nell’immediata vigilia della manifestazione ignora, per l’80 per cento secondo un sondaggio di Us News and World Report, che quella manifestazione, la più attesa a livello globale, si giochi proprio in casa loro. Un altro giornale americano, il New York Times, aveva fornito d’altronde una delle più note definizioni made in Usa affibbiate a ciò che nel resto del mondo è football, e in quel territorio soccer, “Sport da asini”.

Ma prima di magliette, partite e gironi c’è la preparazione a quel mondiale: le amichevoli, e pure queste cominciano ad assumere un piglio pittoresco, colorato e sorprendente. Quella dell’Italia contro il Pontedera la ricordano tutti ancora oggi: ad Aprile 1994 alla nazionale di Sacchi serve provare schemi e ruoli, e prima che un’amichevole di prestigio è meglio farlo contro un avversario meno impegnativo. A un’ora di distanza da Coverciano c’è Pontedera: la squadra è in alta classifica in C2 e in più fa un gioco simile a quello della Norvegia, prossimo avversario degli azzurri nel girone. Matteo Rossi con un pallonetto e Alfredo Aglietti portano i toscani sul due a zero e così si chiude il primo tempo, con la panchina azzurra incredula, così come chi telefona al presidente dei toscani Barachini, che non credendo possibile che Aglietti, Rossi, Drago e mister D’Arrigo potessero chiudere sul 2 a 0 contro Baresi, Maldini, Baggio e Signori riattacca tra le risate. Finirà 2 a 1, e considerate le altre amichevoli giocate fino ad allora (sconfitta per 1 a 0 a Napoli contro la Francia, e sconfitta per 2 a 1 contro la Germania a Stoccarda) l’aria attorno a quella nazionale comincerà ad essere pesante. A torto, ovviamente.

A torto perché il Pontedera non era un problema solo italiano: capitava al Belgio, ad esempio, di perdere in amichevole contro una squadra di terza serie francese, il Sete, con gol di Cottet. Una sconfitta che pure porterà qualche problema alla squadra all’epoca allenata da Van Himst, vecchia secondo la stampa e con la testa al mercato: da Preud’Homme in procinto di passare al Benfica, a Nilis vicino al Psv. E non se la passava benissimo neppure l’Argentina, sconfitta dall’Ecuador, che certo non è il Pontedera o il Sete, e con i classici problemi legati alle scelte della rosa: la madre di Dario Franco, non memorabile difensore del Saragozza, sarà protagonista di una sfuriata in tv per il taglio del figlio e la presenza di Maradona in rosa. Polemica a occhio un po’ pretestuosa. Ma ci sono anche amichevoli che portano inconvenienti peggiori: come per la Grecia che dopo aver provato il terreno di gioco del Giants Stadium contro la Colombia, scopre di essere stata derubata di soldi (circa 12mila dollari) e gioielli, accusando l’organizzazione del mondiale. Accuse rispedite al mittente dagli statunitensi, che spiegando dell’impossibilità di entrare in uno spogliatoio sorvegliato metteranno in dubbio la buona fede dei greci stessi. Giallo mai chiarito.

E poi le amichevoli tra club e nazionali: come quella tra Reggiana e Nigeria, con le aquile che approfitteranno un po’ dell’ospitalità emiliana, anche in virtù dell’affare Oliseh, con i dirigenti che provvedono personalmente al trasferimento della nazionale africana da Milano, alla permanenza in albergo e al viaggio Bologna-Roma-Lagos. Suggestiva anche Juventus-Camerun, giocata a Cremona e con una Juve rivoluzionata, con dentro Rampulla, Guido Bonadio, Marco Moro, Jonatan Binotto, Massimiliano Notari e Zoran Ban: finirà 4 a 1 per i bianconeri. Sorte diversa per le italiane che giocano in tour contro la Colombia: il Milan, che perde 2 a 1 con gol di Asprilla e Rincon per i cafeteros e di Savicevic per i rossoneri e il Parma che perde 3 a 1 con gol di Valenciano, Lozano e Valderrama. Il gol del Parma? Di Edmundo. Sì, esattamente O’animal Edmundo, in quel periodo al Palmeiras (sponsorizzato da Tanzi) e in tour con il Parma.

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