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Tensione e agguati in Germania, non è solo per AfD: “Ora anche Berlino è in crisi economica e politica. E il Paese non sa come reagire”

L’ultima volta è toccato a Heinrich Koch, membro di Alternative für Deutschland a Mannheim, ma di aggressioni ai danni di politici in Germania se ne sono viste molte negli ultimi mesi. E hanno colpito quasi tutti i partiti, dalla Spd ai Verdi, fino alla Cdu, in un picco di violenza politica che ormai ha travolto il Paese soprattutto a partire dal 2023. Non c’è però solo l’avanzata dell’ultranazionalismo di destra a scatenare reazioni violente tra i cittadini, spiega a Ilfattoquotidiano.it Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista, ma un insieme di crisi, da quella della politica a quella economica, alle quali la Germania non era abituata e che hanno contribuito a far impennare la tensione sociale.

In queste ore abbiamo assistito all’ennesimo episodio di violenza politica in Germania. Nel Paese sembra di respirare un clima senza precedenti nella storia recente, non trova?
È vero in parte. Per analizzare quello che sta succedendo oggi, a mio parere, la memoria non può però essere limitata nel tempo. Perché nessuno magari si ricorda un attentato avvenuto 30 anni fa in Germania, ma ci sono stati, anche se il Paese, se escludiamo gli anni del terrorismo tra il 1970-80, ha goduto di una lunga epoca di stabilità politica. Se invece ci concentriamo solo sulla situazione strettamente elettorale allora sì, si nota un clima di rabbia e tensione che rappresenta una novità.

Quali sono i motivi?
La Germania è stata definitivamente investita da una rabbia antipolitica che ha travolto tutta l’Europa a causa dei messaggi lanciati dai partiti populisti di destra e sinistra, della politicizzazione del fenomeno migratorio e, di conseguenza, anche dell’ascesa di AfD. Ma non può essere tutto ridotto a questo.

Non è che l’ascesa di AfD ha messo in evidenza l’incapacità di un Paese di fare i conti con un ultranazionalismo che, anche dopo la caduta del Terzo Reich, non se ne è mai definitivamente andato?
In realtà AfD non rappresenta una novità assoluta nel panorama politico tedesco. A cavallo tra gli Anni 60 e 70 comparve sulla scena politica il partito neonazista Die Heimat (Npd), quindi un’emergenza del genere c’è già stata. Oggi, però, c’è una presenza mediatica nettamente superiore. Npd svolgeva tutte le attività di un normale partito, ma facendo un giro sui social si vedrà che i politici di AfD hanno una presenza ben più massiccia rispetto alle altre formazioni e riescono a sfruttare meglio degli altri le proprie capacità comunicative. Un partito del genere, con i messaggi estremisti che lancia, in un Paese con la storia della Germania è una provocazione. Nonostante ciò, le manifestazioni di piazza contro l’ultranazionalismo crescente si sono svolte in maniera pacifica.

In questo clima ha notato un inasprimento dei toni da parte della politica?
Sicuramente AfD usa una strategia da guerriglia parlamentare. Per quanto riguarda gli altri partiti, invece, non direi. C’è una forte repulsione nei confronti dell’estrema destra e del neonazismo, ma questo non si è tradotto in un inasprimento dei toni. Anzi.

Quindi sta dicendo che ci sono anche altri fattori che hanno contribuito a questa escalation di tensione?
Assolutamente sì, innanzitutto una diffusa debolezza politica. I partiti sono meno forti, in questo momento la formazione al governo è debole, il cancelliere è un cancelliere debole. Sono finiti i tempi dei leader che riuscivano a fare da punto di riferimento, come Willy Brandt, Helmut Schmidt, Helmut Kohl, Gerhard Schröder e la stessa Angela Merkel. Olaf Scholz è debole e questo lascia spazio da una parte alle formazioni estremiste e dall’altro alimenta le preoccupazioni interne.

E poi c’è la situazione economica.
Certo, anche la crisi economica nella quale si è ritrovato il Paese ha contribuito a far salire la tensione. Prendiamo l’esempio del cambiamento climatico, questo ha imposto agli Stati politiche che hanno gravato soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione, quelle che vivono ancora legate a doppio filo al diesel, per intenderci, e che in pochi anni si sono trovate di fronte al rischio di dover sostenere spese che non potevano permettersi imposte dalle nuove politiche green. È un nervosismo che ha investito tutta Europa e che si è manifestato per ultimo nella cosiddetta protesta dei trattori. Vede, casi di violenza come quelli a cui abbiamo assistito in questi mesi succedono anche altrove. Ma come si dice, se un cane morde un uomo non è una notizia, se un uomo morde un cane, invece, sì. La Germania è sempre stata un Paese stabile, a differenza di altri in Europa, compresa l’Italia. La nuova instabilità ha generato la situazione di tensione che vediamo. Siamo passati da un Paese sano, forte e in crescita a un altro che stenta a crescere, che si trova sulla linea del fuoco della guerra, con politici deboli. Siamo di fronte a un cambiamento epocale per la Repubblica federale e il nuovo orizzonte mentale al quale dovranno adeguarsi i suoi cittadini è un fattore di destabilizzazione.

Ma esiste un tema sicurezza in Germania? È al centro delle agende della politica e dell’opinione pubblica?
Proprio questi episodi hanno provocato una reazione forte da parte dei partiti. Molti di questi, da destra a sinistra, hanno annunciato una stretta molto dura, ad esempio, all’immigrazione. Un tema molto sentito nel Paese. D’altra parte, anche AfD nasce come un partito di professori borghesi nell’est della Germania. Un partito neo-liberale, ma marcatamente anti-euro. Poi i flussi migratori del 2015, con la politica delle porte aperte promossa da Merkel, hanno fatto diventare il tema immigrazione centrale anche in Germania e lì si è avuta la svolta ultranazionalista del partito.

A proposito di svolta, nel 2017 il leader di AfD, Alexander Gauland, si rivolgeva agli elettori da Berlino dicendo: “Cambieremo questo Paese. Daremo la caccia ad Angela Merkel e a chiunque altro. Ci riprenderemo questo Paese”. È stato questo uno dei momenti di svolta che ha portato al clima di tensione che si vive oggi?
Si è trattato di una marcata violazione del codice parlamentare tedesco con pochissimi precedenti. L’idea della caccia all’uomo è un concetto terrificante in Germania, che evoca epoche buie. Sicuramente è stato un punto di svolta importante.

Twitter: @GianniRosini