“Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si farà con pietre e bastoni”, disse Albert Einstein nel 1945, intendendo che i progressi di scienza e tecnologia impiegati per fini bellici avrebbero condotto all’annientamento della civiltà moderna. Un tema quanto mai attuale, data la minaccia di un possibile conflitto in Europa che desta grande preoccupazione.
Siamo abituati ai racconti drammatici delle generazioni cresciute convivendo con le guerre: carri armati, bombardamenti aerei, mitragliatori, soldati. Nei secoli, i ritrovati tecnico-scientifici hanno prodotto armi e tattiche che hanno cambiato radicalmente i modi di combattere. Forse anche per stemperare la paura, leggiamo spesso su media e social riferimenti a come saranno le guerre nei prossimi decenni. Ma prevedere il futuro dei conflitti è complesso: occorre considerare numerosi fattori che sono in continua evoluzione. Tuttavia, possiamo ipotizzare alcuni scenari, basandoci anche su tendenze attuali e progressi previsti (es. IA, droni autonomi, robotica avanzata, armi cibernetiche e altre innovazioni, che aumentano precisione, letalità e portata delle guerre).
Scenari di opportunità: campi di battaglia virtuali
Come sappiamo, le ricerche in campo militare hanno ricadute in quello civile; e di certo c’è chi trae vantaggi da un’economia di tipo bellico. Noi non riusciamo a intravedere alcun aspetto positivo, pensando a vittime umane e distruzione. Però, l’aumento costante dei cosiddetti “cyber-attacchi” negli ultimi decenni ci mostra che un altro tipo di conflitto si combatte nel mondo digitale. E se il metaverso avesse questa funzione di canalizzare anche le opposte fazioni, spostando nei bit la battaglia e salvaguardando persone e territori? Questa era la provocazione lasciata in eredità dal compianto sociologo Domenico De Masi che vogliamo rilanciare. Quasi un sogno etico, che riporta alla “cavalleria” dei primi duelli aerei.
Scenari critici: supersoldati, disinformazione e guerre stellari
La ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico avanzano a velocità sostenuta, per effetto in particolare di forti esigenze governative (la difesa) e notevoli capitali finanziari (investimenti e tornaconti). Armi chimiche, biologiche, nucleari, autonome e intelligenti hanno già mostrato i loro tragici impatti, ed evolveranno ancora in futuro.
Inoltre, esoscheletri, visori di realtà aumentata e impianti neurali (invasivi e non) possono potenziare le prestazioni degli esseri umani rendendoli “super-soldati”. Veicoli a guida autonoma si possono muovere in luoghi e situazioni inaccessibili all’uomo, e sono in grado di prendere decisioni in modo autonomo, arrogandosi potere di vita o di morte. Gli attacchi hacker a infrastrutture digitali nazionali possono paralizzare un’economia intera.
Lo spazio (e i satelliti) giocano in questi scenari distopici un ruolo centrale. Disinformazione, fake news e complottismi indirizzati ad arte per propaganda accentuano poi fenomeni come radicalismi e fondamentalismi, facendo crescere il principale carburante di una guerra: il consenso acritico. Incrementando rabbia sociale e conflittualità tra gruppi, comunità e appartenenze (oltre a quella tra nazioni), il fattore unificante non è più il bene comune, ma il “nemico comune” di turno.
Transizioni possibili: se vuoi la pace, preparati… alla pace
Le cause delle guerre sono molteplici, e il tempo potrebbe moltiplicarle. Nei prossimi decenni, la scarsità di risorse (acqua, terre, materie prime aria), provocata dai cambiamenti climatici, aumenterà le tensioni geopolitiche. E abbiamo già conosciuto il pericolo di gruppi transnazionali (da Al Qaeda all’Isis) e tattiche di guerriglia dei mercenari.
Non basterà l’enorme lavoro (dietro i riflettori mediatici) svolto dalla diplomazia. La transizione possibile è quella che passa dall’educazione etica, che deve investire ogni ambito, compreso (forse a partire da?) il mondo della ricerca (c’è grande dibattito sulle implicazioni etiche delle tecnologie dirompenti). La comunità internazionale gioca un ruolo centrale, ma deve poter contare su “audience” di massa critica (ognuna/o di noi) nel sostenere la causa.
Prevedere il futuro delle guerre è compito arduo, ma è fondamentale riflettere su sfide e opportunità che ci attendono. Sembra ingenuo dirlo in questi giorni, ma è solo attraverso la cooperazione internazionale, il dialogo aperto e lo sviluppo responsabile delle tecnologie che possiamo agire per un futuro più sicuro e pacifico.